Da tempo non ne avevamo più parlato. Della guerra in Ucraina, intendiamo. Il nostro silenzio era dovuto per monitorare meglio la situazione, senza rischiare di ripeterci nei pensieri espressi fino a qualche settimana fa. Non lo abbiamo fatto perché l’argomento non tira più. Guai a pensare una cosa del genere su una tragedia che tocca tutti quanti noi e che, involontariamente come spesso succede, fa dimenticare anche altri conflitti sparsi per il globo.

Fra pochi giorni arriveremo a due mesi esatti dal primo giorno di attacco di Putin a Zelensky. La sensazione, dopo quasi sessanta giorni, è che più che migliorare, la situazione, peggiora. Peggiora a causa dell’alto numero delle vittime fino adesso registrate. Peggiora perché i colloqui continuano a non portare a nessuna soluzione nonostante sembrano rinnovarsi di giorno in giorno; con un Occidente che si pavoneggia troppo per le sanzioni applicate.

Siamo arrivati, se non andiamo errando, al pacchetto numero 6. Eppure, lo stesso Putin, ultimamente, afferma che questo tipo di soluzioni si è rivelata essere fallimentare. Per il numero 1 del Cremlino l’economia russa non è mai stata così florida, mentre c’è chi lo smentisce categoricamente.

In bilico ci sono quelle zone dichiarate indipendenti, unilateralmente, dallo stesso Vladimir Putin, lo scorso 24 febbraio. Il quale, con la scusa di denazificare l’Ucraina continua, a massacrare vittime civili ed innocenti. Molto probabilmente è proprio questo particolare che lascia basiti, sconvolti. Sempre in questi ultimi giorni la Finlandia, in maniera più convincente e insieme alla Svezia, ha manifestato l’intenzione di entrare nella Nato.

E la stessa Ucraina? Continuare a non mollare. E come potrebbe, sta difendendo sé stessa da un attacco feroce e vigliacco. Per molti, Zelensky ed i suoi connazionali, dovrebbero arrendersi, solo così non ci sarebbero più morti. Ma così non ci sarebbe neanche più una nazione libera. Frattanto continua la guerra del gas e del petrolio e di come evitare di non farsi ricattare da Putin.

Notizie di ieri, durante la riunione del G20 l’Unione Europea, la stessa Ucraina e gli Stati Uniti d’America avrebbero lasciato il consesso appena la Russia ha preso la parola. Un gesto significativo e sintomatico di un non dialogo. Prodromico forse, come si sussurra da più parti, di uno scontro che diventerà sempre più massiccio. Certo, è sempre e solo un’ipotesi che dovrebbe rimanere tale.

Ciò non ha comunque fatto desistere i russi dal testare il nuovo missile intercontinentale. Un ammonimento agli avversari sul fatto che non si teme l’irreparabile? È chiaro che rimaniamo sempre nel campo degli ipotesi interrogative e che, semmai deve arrivare una risposta, non sia mai quella negativa.

Frattanto, ed era quasi ora, la domanda dell’Ucraina di entrare a far parte dell’Unione Europea sarà accettata, accelerando la prassi d’ingresso di uno Stato in Europa. Eppure, tiene ancora banco la questione della neutralità della stessa verso la Nato. Un ingresso che lo stesso Putin non vuole perché si sente minacciato; paradossalmente anche l’Occidente si è sentito minacciato da lui in tutti questi anni. La Guerra sembra dare ragione a quest’ultima parte, ma concludiamo ripetendo quello che abbiamo sostenuto dall’inizio: quando si arriva a questo punto, comunque, non c’è mai un vincitore.

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