Semmai si trattasse di un racconto l’incipit sarebbe questo: era una mattina assolata e calda di fine estate. Invece la finzione non ebbe spazio. Il detto la realtà supera la fantasia, quel giorno, trovò tristemente conferma attraverso uno degli episodi più violenti della storia dell’umanità e della storia di questo millennio. Un giorno, una mattina che segnò per sempre il destino di una nazione e del mondo intero. Nulla sarebbe stato come prima e così fu.

11 settembre 2001, venti anni dopo. Potrebbe essere il titolo di un qualsiasi romanzo o persino canzone dedicato all’evento. Anche, magari, di qualche documentario o speciale televisivo. Invece, sperando di non aver violato i diritti d’autore di qualcuno, è il titolo di questo ed umile speciale che cerca di ricordare, senza alcuna traccia di retorica, quei minuti terrificanti di quella mattina e di cosa successe dopo.

Si, perché avvenuta la tragedia c’è sempre un dopo; un evento che diventa spartiacque di un qualcosa, di un’era o di un’epoca che, forse, non tornerà più con la stessa intensità. Ma chissà tutto può essere. No, non lo diciamo per retorica, ma per mantenere, comunque, alto morale in un periodo storico asfissiato da tensioni internazionali e non solo.

Quella mattina quattro aerei vennero dirottati da alcuni uomini appartenenti al gruppo terroristico di Al-Qaeda. Due si diressero verso il complesso del World Trade Center, schiantandosi contro le due torri; il terzo finì il suo folle volo contro il Pentagono ed il quarto venne fatto precipitare dagli stessi passeggeri presenti sul volo.

La trama di un film? No, la nuda e cruda realtà alla quale, forse, ancora oggi fatichiamo a credere che si sia materializzata nella realtà. L’allora Presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, figlio del Presidente George Bush sr, dichiarò che i colpevoli sarebbero stati trovati e assicurati alla giustizia. Dopo poco tempo, nell’aver individuato il covo dell’organizzazione terroristica che si era macchiata di tale atto nell’Afghanistan, lo stesso Presidente inviò i militari a combattere i talebani, con l’intento di rovesciare la dittatura, sconfiggere Al-Qaeda e portare la democrazia in quell’area del mondo.

Venti anni dopo tutto questo, purtroppo, non si è avverato o almeno in parte. Lo stesso gruppo terroristico è stato sì distrutto, con tanto di uccisione del suo leader, avvenuta il 1° maggio del 2011, conosciuto con il nome di Osama Bin Laden. Dopo Bush si sono susseguiti altri tre Presidenti: Barack Obama, Donald Trump e Joe Biden. Quest’ultimo ha si voluto chiudere il discorso con il conflitto in Afghanistan, ma facendolo nel peggior modo possibile.

Senza dimenticare che Joe Biden, nei due mandati di Barack Obama, era addirittura il vice. Quando il primo Presidente afroamericano della storia degli Stati Uniti D’America, aumentò le unità sul campo di battaglia, Joe Biden non si oppose a tale scelta, nonostante fosse già dal principio per il ritiro.

Sempre dallo stesso Obama, purtroppo, si deve anche un altro grossolano errore: ovvero quello di finanziare un altro gruppo di guerriglieri, semmai così si può chiamare, affinché combattesse, al fianco degli Usa la stessa Al-Qaeda. Un gruppo conosciuto come Isis.

Alla fine quest’organizzazione si rivela essere una scheggia impazzita e si rivolta contro l’occidente. Ma non è solo questo. In questi venti anni gli errori, sul campo di battaglia, sono stati molteplici e in questo speciale c’è di sicuro lo spazio per ricordarne se non tutti almeno la maggior parte.

Come la volontà del Presidente più controverso della storia americana, Donald Trump, di firmare l’accordo di ritiro ed annunciarlo oltre un anno prima. Infatti, a causa di questa decisione, come si è detto in questi giorni, le truppe afghane che, in questi due decenni, sono state addestrate, si sarebbero arrese agli stessi Talebani negli ultimi giorni che precedevano il 15 agosto. Un giorno nefasto e che è stato accostato a quando cadde a Saigon nel conflitto in Viet-Nam.

Venti anni, dunque. Si è pensato di migliorare il mondo invece non è stato così. L’Occidente avrebbe perso credibilità. Sarebbe uscito sconfitto perché l’invio dei soldati non rappresenterebbe una soluzione valida come tentativo di esportazione della democrazia o comunque di cercare di liberare alcuni popoli oppressi.

Venti anni in cui militari sono stati sacrificati inutilmente, si potrebbe anche aggiungere, con la convinzione che quelle tremila vittime a New York non hanno ottenuto quello che, in verità, avrebbero voluto: giustizia. Perché in fondo chi paga è sempre colui che è ben lontano da qualsiasi gioco di potere.

Questo speciale in parte racconterà gli eventi di quella mattina ed in parte cercherà di analizzarli. Si andrà a ritroso con alcuni fatti e situazioni; cercando, nel limite del possibile, di dare risposta ai tanti dubbi che ci assillano da lunghi venti anni. Senza dimenticare di analizzare, in maniera approfondita, le cause che hanno portato al disastroso ritiro degli americani in Afghanistan in altrettanto lungo articolo, firmato Luigi Spetrillo.

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