In questi venti lunghi anni, su quella tragica mattina, si detto e scritto tutto e il contrario di tutto. Sono state tante le voci autorevoli e non che hanno voluto dire la loro su quell’evento che ha cambiato il corso degli eventi. Gli Stati Uniti d’America, da quell’ 11 di settembre, sembrano non essersi mai ripresi del tutto. Errori su errori e le contraddizioni e paranoie, che hanno sempre contraddistinto la società americana, sono esplose tutte in una volta e ciò che rimane è il ricordo indelebile di quei due grattacieli.

Prima fungevano da fondale da cartolina o da perfetta foto ricordo o, ancora, per uno skyline invidiabile in tutto il mondo, oggi di quei due palazzi sono rimasti solo il ricordo. Chiunque abbia avuto la fortuna di andare in cima ha fatto delle riprese o scattato delle foto. Magari è bastato anche soffermarsi solamente ai loro piedi per sentirsi ancor più piccoli, in mezzo a quella piazza piena di gente.

Quante volte le abbiamo viste ed intraviste, distrattamente, nei film girati e magari oggi, rivedendo le stesse pellicole, si avverte quasi una sorta di stretta al cuore o sensazione di vuoto che per quella ferita, almeno per le nostre generazioni che hanno visto o vissuto quel giorno, non si rimarginerà mai.

E che dire di tutti i film, libri e documentari che sono stati prodotti dopo la tragedia e che hanno cercato di inquadrare la nuova America, forse ancora in via di definizione. E di quelli che stranamente ne hanno anticipato, seppur indirettamente, le modalità dell’attentato. Strani segnali, come i due numeri che compongono la data, la quale compone anche il numero per le emergenze negli Usa: il 911. Brevi filmati o dialoghi in cui tutto sembra richiamare quello che poi sarebbe successo a New York.

Neanche la musica è stata a guardare. Fra le tante copertine di dischi e di cd che hanno giocato, paradossalmente in anticipo, c’è da annoverare un album di Micheal Jackson del 1997, ‘Blood on the dance floor’. Se osservate bene il disegno della copertina potrete distinguere senza alcun problema Manhattan o comunque il tipico skyline della ‘Grande Mela’ avvolta in una grossa nuvola di fumo. Con il Re del Pop che ha le braccia posizionate come delle lancette su degli ipotetici numeri 9 ed 11 di un quadro di un qualsiasi orologio.

Strano, vero? E che dire di un episodio della famosa serie a cartoni animati, ‘I Simpson’, in cui si vede Omer andare a New York il giorno 11 settembre di un ipotetico anno, avvicinarsi al World Trade Center e vedere, in mezzo a due palazzi, un piccolo chiosco gestito da un uomo proveniente dall’Arabia Saudita. Non a caso i terroristi non erano di origine araba? Coincidenza?

Non finisce qui, partendo dal presupposto che forse, molti di voi, quell’episodio lo avete anche visto. Infatti parallelamente alle sommità delle due torri ci sono delle nuvole che sembrano fuoriuscire dagli stessi edifici. Nuvole nere, richiamanti il fumo che usciva quella mattina dopo i tragici schianti dei due aerei.

Crediamo che questa parola, in questo lunghissimo articolo suddiviso in più parti, è stata usata spesso. D’altronde quando si affrontano eventi storici di questo genere appare inevitabile con i tanti dettagli a disposizione, nel tentativo di andare sempre più affondo e cercando di non dimenticare nulla sembrando forse anche troppo approssimativi. Ma di sicuro lo saremmo solamente se dimenticassimo anche un ulteriore particolare che, rispetto a tutti quelli ricordati fino adesso, appare ancor più inquietante.

Le due agenzie governative, il Federal Bureau of Investigation e la Central Intelligence Agency, create con il semplice scopo di difendere la nazione rispettivamente dagli attacchi interni ed esterni, per quell’11 settembre, a quanto pare, non fecero cooperazione scambiandosi le informazioni per prevenire l’attacco. Ecco questa situazione la potremmo tranquillamente catalogarla come la ‘polemica numero nove’. Il motivo di questo non dialogo tra le due agenzie più famose del mondo sarebbe riconducibile ad una sorta di antagonismo.

Molto probabilmente, quindi e al di là di tutte le altre congetture analizzate, il vero motivo per cui il sistema difensivo americano sarebbe collassato su sé stesso è da attribuire proprio a questo atteggiamento tra le due agenzie investigative e di analisi delle informazioni. Di certo non si sono risolti tanti altri enigmi che quasi sicuramente rimarranno tali; nonostante il Presidente Joe Biden abbia voluto declassare tutti i files in merito a quella giornata disastrosa per l’America.

Cosa riveleranno ancora non si sa e ancora non è dato saperlo. Sta di fatto che questi venti anni sono trascorsi, forse, inutilmente. Per aver gestito in malo modo una vittoria che, nella maggior parte dei casi, era comunque in pugno. Annichilire i gruppi terroristici ed uccidere, dopo dieci anni, il loro leader carismatico era già di per sé una vittoria. Il punto era la gestione di quel territorio, l’Afghanistan, secondo cui, in primo tempo ci si era recati per aiutare quelle popolazioni oppresse. Convinzione sconfessata dallo stesso Biden dopo l’uscita di scena disastrosa da Kabul.

Ci saranno delle recriminazioni, certo. Ci saranno nuove opportunità per rifarsi, vero anche questo. Ma questa macchia, purtroppo, nessuno la toglierà mai via e che magari serva come monito per le prossime campagne militari che verranno portate avanti, semmai verranno organizzate in futuro.

Per chiudere questo lunghissimo speciale, doveroso, vi vogliamo lasciare con un video condiviso da youtube. Una carrellata di immagini tratte dai film in cui apparivano le Torri Gemelle. Immagini accompagnate da una canzone dei Bee Gees.

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