Se non fosse che della nascita del cinema abbiamo una data più o meno certo e della moda, intesa, come fenomeno di costume, invece no si potrebbe quasi dire che i due siano gemelli tanto sono sempre andati a braccetto nel corso dei decenni. Mondi distanti, eppure uniti da un filo sottile e robustissimo. Chi abbia influenzato chi è difficile dirlo. I fan del cinema propendono ovviamente per affidare il ruolo di gregario alla moda e viceversa. Una cosa, però, è certa: da quando la settima arte è diventata popolare e da levante a ponente persone di ogni età e classe sociale hanno affollato le sale per perdersi nella magia del grande schermo, il connubio tra i due è saltato subito all’occhio.

Fin dai tempi del muto le dive di Hollywood hanno influenzato il modo di pettinarsi e vestirsi di migliaia di donne giovani e meno giovani. Se negli anni ’20 il caschetto color ebano di Louise Brooks dettava legge dalla California a Parigi, tanto da essere imitato da stuoli di commesse e dattilografe e in tempi più recenti stimolava addirittura la fantasia di un disegnatore italiano – Manara – che faceva portare i capelli della sua eroina esattamente allo stesso modo, negli anni a cavallo della seconda guerra mondiale spopolavano le onde platino di Veronica Lake.

Non si fatica a dire che la fama dell’acconciatura che le lasciava sensualmente scoperta solo metà del viso, fosse senza dubbio, maggiore di quella della stessa attrice. Se l’attrice ha attraversato la storia del cinema senza lasciare una traccia particolarmente significativa, anche perché in quegli anni doveva vedersela con attrici del calibro di Ingrid Bergman e Rita Hayworth, il suo taglio “pekaboo bang” ha, invece, decisamente fatto la differenza nel mondo della moda Molto di più, qualche anno dopo di lei, è riuscita a fare Audrey Hepburn: stella di Hollywood e icona indiscussa della moda.

La classe e lo stile della Hepburn sono ancora oggi parametri indispensabili per individuare una donna elegante. Il pixie cut, ovvero il taglio corto, da lei sfoggiato in “Vacanze romane” del 1953 segnò veramente un’epoca. Centinaia di giovani donne, che fino a quel momento avevano gelosamente coltivato il mito della lunga chioma, si decisero a dare un taglio netto proprio per provare ad imitarla. Se non potevano avere i meravigliosi e costosissimi abiti disegnati appositamente per lei da Hubert de Givenchy, potevano almeno avere il suo stesso taglio di capelli.

E sempre la Hepburn un decennio più tardi in “Colazione da Tiffany” lanciò un’altra moda destinata a restare nel tempo: il tubino nero adatto ad ogni occasione. Il legame tra moda è cinema non è venuto meno neanche negli anni ’60 quando le donne si cotonavano i capelli e indossavano pantaloni Capri come Brigitte Bardot, la donna che riuscì a convincere tutte le sue pari che andare a piedi scalzi era più elegante di qualsiasi calzatura. Più tardi, negli anni ’70, toccò alla vaporosa chioma spruzzata di colpi di sole di Farraw Fawcett diventare insieme alla sua abbronzatura californiana un modello per un’intera generazione.

E così, passando per il bowl cut (letteralmente taglio a scodella) di Demi Moore in Ghost (1990) e quello corto bon ton taglio di Gwyneth Paltrow in Sliding doors (1998), si arriva fino ai giorni nostri. Giorni dove tutto corre ad una velocità incredibile, specie nel mondo della moda dove trionfano le influencer, mentre il cinema arranca per trovare una sua nuova dimensione. Eppure basta che Leonardo Di Caprio o Alessandro Borghi si facciano crescere la barba nella vita e sul grande schermo ed ecco che migliaia di uomini giovani e meno giovani si dimenticano del rasoio. Potere del cinema. Potere della moda.

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