L’attore quest’anno celebra anche i sessanta anni di carriera

Un poderoso antieroe, sguardo truce, fisico possente come un blocco lavico, parole nette e taglienti come una baionetta. Questo ed altro è Kurt Russell, divo hollywoodiano oggi giunto alla veneranda età di settanta anni.
Portati, tra l’altro, splendidamente.

Ex militare in fuga da New York, rozzo camionista a Chinatown, timido analista della CIA trasbordato su un aereo sequestrato da terroristi, marine proiettato in una dimensione parallela passando per uno Stargate, allenatore della nazionale olimpica di hockey, stuntman sanguinario, rude cacciatore di taglie e capo-stuntman nella Hollywood dorata degli anni 60.

Kurt Russel è entrato di diritto nella Hall Of Fame del cinema statunitense, categoria duri e puri, poche parole e tante azioni. Nato il 17 marzo 1951, a Spriengfield, Massachussets, Kurt Vogel Russell, segue fin da giovane le orme del padre, tentando la carriera di giocatore professionista di baseball nella minor league con i California Angels, fino a quando un infortunio non lo allontana definitivamente dal campo. Il giovane Kurt ha però un’altra grande passione: la recitazione.

A soli 10 anni, dopo aver frequentato la Thousand Oaks High School, firma un contratto decennale con la Disney.
Debutta così piccolissimo, nel film di Norman Taurog Bionde, rosse, brune (1962), accanto a Elvis Presley, il suo idolo.
Seguono poi un buon numero di pellicole prodotte da casa Disney, la maggior parte dirette da Robert Butler: Il computer con le scarpe da tennis(1970), Spruzza, sparisci e spara (1972), L’uomo più forte del mondo (1975), fino al doppiaggio di Red e Toby Nemiciamici (1981).

La collaborazione con la Disney impedisce però a Russell di entrare nel cast di Guerre Stellari per il personaggio di Ian Solo: personaggio troppo lontano dagli standard imposti dalla Disney e questo i vincoli contrattuali non lo consentono. Pacta sunt servanda, ovvero ‘i patti vanno mantenuti’ Occasione persa ? Forse no perché nel 1981 arriva il film 1997-Fuga da New York.

Finalmente liberatosi dal contratto con la Disney, Russell è chiamato da John Carpenter per interpretare Jena Plissken. Un ex marine, galeotto, a cui è affidata la missione impossibile di liberare il Presidente degli Stati Uniti in una New York spettrale e fantascientifica. “Chiamami Jena” questa è la frase pronunciata da Russell all’indirizzo di un altro grande duro del cinema internazionale, il mitico Lee Van Cleef.

La costruzione del personaggio di Plissken poggia anche su un’iconica benda nera poggiata sull’occhio sinistro.
Un cimelio forse degno di un bucaniere dei romanzi di Salgari o di Stevenson ma in ogni caso una felice intuizione di Russell. Il sodalizio e l’amicizia con John Carpenter lo porteranno ad altri film di successo come La cosa (1982) e Grosso guaio a Chinatown (1982), nel ruolo di Jack Burton. Nel 1983 Russell ottiene una nomination al Golden Globe come miglior attore non protagonista in Silkwood.

Inoltre, lo stesso anno, Kurt Russell conosce l’attrice Goldie Hawn e se ne innamora. L’attrice, sua attuale compagna, sarà anche madre dell’attore Wyatt Russell. Dopo il 1983 comincia un periodo non felicissimo. Il successo di pubblico c’è sempre, a latitare, però, è la qualità dei film. Russell entra nel vortice dei film di azione a cavallo degli anni 80 e 90, tanta azione ed adrenalina ma il resto lascia un po’ a desiderare.

Nel 1988 lo troviamo nel poliziesco Tango & Cash assieme ad un improbabile Sylvester Stallone ed ad un mummificato Jack Palance oppure il film di azione Decisione Critica del 1996, con Steven Segal (meglio non sprecare parole sulle sue dubbie qualità di attore) ed un inverosimile David Suchet (il miglior interprete di Hercule Poirot) come capo di un gruppo di terroristi islamici. Davvero troppo.

Unici lampi degli anni 90 sono il fantascientifico Stargate 1994 ed una convincente interpretazione di Wyatt Earp in Tombostone nel 1993, confrontandosi con un personaggio già interpretato da illustri come predecessori come Henry Fonda (Sfida Infernale) e Burt Lancaster (Sfida all’O.K. Corrall). Seguono anni anonimi e film non certo memorabili ad eccezione di Miracle del 2004.

Per fortuna a riscattare la carriera di Russell e tirar fuori le sue qualità arriva Quentin Tarantino. Nel 2007 interpreta lo psicopatico Stuntman Mike in Grindhouse-A prova di morte dove, tra inseguimenti e schianti mortali, offre una buona prova interpretativa. Nel 2016, Tarantino lo vuole per il ruolo di John Ruth “il boia” in The Hateful Eight. Con indosso un bel paio di favori da ussaro prussiano del Reggimento di Leib-Husaren-Regiment Nr. 1 dell’esercito di Federico il Grande, Russell, in grade spolvero, regala un personaggio cattivo e spietato. Per capire il personaggio basta citare la battuta “Tutti i bastardi meritano di essere impiccati, ma i grandi bastardi sono quelli che impiccano”.

Sempre nel 2015 lavorerà in Fast & Furious 7 di James Wan e l’anno successivo sarà diretto da Peter Berg in Deepwater Horizon, in cui recita accanto a Mark Wahlberg. Successivamente Russell compie due incursioni nel cinema natalizio con Qualcuno salvi il Natale 1 (2018) e Qualcuno Salvi il Natale 2 (2020) inframmezzate da un brillante cameo in C’era una volta ad Hollywood (2019). Lo si ricorda ancora mentre basito esclama: “Che cazzo hai fatto alla sua macchina”.

Settanta anni splendidi e ben portati.
Buon compleanno Kurt.

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