‘Linea di opinione e un atteggiamento sociale di estrema attenzione al rispetto formale, soprattutto nel rifuggire l’offesa verso determinate categorie di persone. Qualsiasi idea o condotta in deroga più o meno aperta a tale indirizzo appare quindi, per contro, politicamente scorretta’. E’ questa in sostanza, ripresa direttamente da Wikipedia, la definizione di ‘politicamente corretto’. Meglio conosciuto come ‘Politically Correct’. Corrente di pensiero, liberal e radical americana, attraverso cui si cerca di combattere alcune consuetudini giudicate come discriminatorie ed offensive nei confronti di qualsiasi minoranza.

Anche questa definizione, di fatto, è tratta da Wikipedia. Ma detta così sembra un ‘copia e incolla’. In realtà no. Il riportare, parola per parola, l’esatto significato di questa espressione ha lo scopo di far ragionare chiunque abbia la pazienza di leggere questo articolo. Di cercare di comprendere che il cosiddetto politically correct così come lo stiamo conoscendo oggi, paradossalmente, provoca il politicamente scorretto.

Sembra un controsenso, ma lo è. Tant’è vero che ci viene anche da parafrasare una famosa battuta cinematografica: ‘Hollywood, abbiamo un problema’. Quella originale è la celeberrima ‘Houston, abbiamo un problema’. E se di problema si vuol parlare, di sicuro, cercheremo in questa sede, come si dice nei manuali giuridici, di non urtare la suscettibilità di nessuno. Ma qualcosa di forte si deve pur dire.

Forte del tipo: ‘Dumbo’ non è razzista. Non lo è mai stato e non e mai lo sarà. Non può una scena bollare un capolavoro della cinematografia Disney in questa maniera così subdola. Come neanche ‘Grease’ è sessista. Per non parlare degli ‘Aristogatti’ o addirittura del topo più veloce del mondo ‘Speedy Gonzales’. Che poi, paradossalmente, vinceva sempre contro gli americani.

E non chiamatela guerra al razzismo. La guerra al razzismo non provoca ulteriori estremizzazioni. Non provoca limitazioni della libertà, specie quella del pensiero. Semmai alimenta e stimola il ragionamento su un tema, altamente delicato, che non è mai stato risolto e che forse, purtroppo, è ancora ben lontano dal risolversi. Ormai si vedono razzisti dovunque. Si vede il male dovunque. Stranamente, però, quando ci sono le vere dittature tutti quanti fanno silenzio. Tutti zitti o quanto meno così sembra.

Detto questo, si ritorna a ragionare. Si ritorna a chiarire una situazione che, a causa di alcune decisioni estreme, si rischia di mettere in confusione le nuove generazioni. Nel senso che un’opera che sia cinematografica, televisiva o anche letteraria deve portare ad un senso critico. Deve raccontare la realtà che ci circonda. Normale anche credere, per non dire logico, che ogni epoca aveva il proprio senso critico raccontando la realtà dell’epoca in cui l’opera è stata realizzata e, per non dire, di cercare di mutare anche ciò che non andava in quel determinato periodo storico.

Non si vuole entrare nel merito del perché, forse tutto questo è dettato da una paura di non controllare più una certa situazione; e che di fatto nemmeno la si riesce a controllare. Perché mettere il bollino a film come quelli menzionati o addirittura cancellare un innocente personaggio da un possibile sequel solo perché potrebbe, e diciamo potrebbe inneggiare allo stupro, credo tutto questo non ha nulla a che vedere con il classico ‘Politically correct’. Lo ribadiamo con fermezza.

Per anni, per esempio, si sente dire perché non realizzare un ‘James Bond’ di colore, omosessuale o donna. Nulla in contrario: purché non si cerchi di stravolgere ciò che è stato fatto in passato. Magari usare il personaggio originale che funge da apripista alla nuova versione. Di modo che abbia, poi, una serie cinematografica tutta sua.

Paradossalmente questo sabato avremmo dovuto parlare della nuova trasposizione cinematografica di ‘Superman’. Niente di eclatante e niente di anormale, se non fosse per il fatto che il web, per alcuni giorni, è andato in subbuglio per l’intenzione di proporre un uomo d’acciaio di colore.

Anche in questo caso non ci sarebbe nulla di male. Ma la maggior parte delle persone sono insorte per un particolare che non tutti conoscono e che lo stanno apprendendo in questi ultimi giorni. Un ‘Superman’ di colore, nei fumetti, ha fatto realmente la sua comparsa. Si troverebbe nel ‘Pianeta 23’ di una realtà parallela a quella di Kal-El ed è stato creato in onore al Presidente degli Stati Uniti Barack Obama.

Il timore è che si vuole creare una versione stravolta del personaggio che noi tutti conosciamo di Clark Kent, rischiando di far dimenticare l’originale. Ovviamente, in questo caso, è solo un’ipotesi. Perché l’annuncio ha parlato chiaro e si devono, comunque, attendere ulteriori dettagli in merito per poi approfondire il tutto nella rubrica ‘Anteprime’.

Ma il vero motivo per cui c’è questa ondata di forzata innovazione, perché comunque così bisogna chiamarla, affonda le radici in un periodo particolare degli Stati Uniti d’America, patria della libertà. Ovvero quanto è successo a partire dal maggio 2020 a causa della brutale morte di George Floyd, il cui processo è iniziato proprio in questi giorni.

Un tempo, quando c’era qualcosa che andava contro all’ideale americano, si usava l’espressione ‘le contraddizioni americane’. E se il razzismo medesimo è di fatto una contraddizione non può essere affrontata, di conseguenza, con un atteggiamento ulteriormente contraddittorio. Un tempo, quando si era un po’ più ragazzi e per non dire anche bambini, in occasione della messa in onda di alcuni film particolarmente violenti scattava il divieto. Qualcuno di noi, però, per non perdersi il film del suo beniamino preferito se lo guardava ugualmente senza, poi, diventare violento nella vita.

Ciò significa che se in alcune opere ci sono dei frammenti o delle scene che potrebbero venir equivocati non è detto che tutti quelli che li vedono si trasformano, automaticamente, in razzisti. Da che mondo e mondo c’è sempre la capacità, poi man mano che si cresce, di discernere. Oltre a ‘Dumbo’ è passata sotto la mannaia della nuova censura anche la puzzola, Pepè Le Pew, protagonista di numerosi cartoni animati e, anche, di ‘Space Jam’.

È notizia di questi giorni che non solo è in lavorazione il seguito, a distanza di anni, ma che il suddetto personaggio sarebbe stato ‘cancellato’ perché inciterebbe allo stupro. Certo, ci sarebbe anche la questione delle molestie sessuali e nemmeno questa deve, in realtà, portare ad una esasperazione. Se ci deve essere una giusta e naturale rivoluzione culturale non deve, però, determinare l’offesa di tutti coloro guardano certe cose, limitando soprattutto coloro che dalla realtà prendono spunto per poi lanciare dei messaggi.

In alcun modo non deve essere bollato automaticamente il pubblico. Inteso l’incapace di distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Questa scelta appare totalmente sbagliata, specie se l’intenzione è quella di far capire alle nuove generazioni quale sia il pensiero nell’epoca in cui certe opere sono state realizzate. E vi assicuriamo che proprio le opere menzionate non avevano proprio l’intenzione di far passare messaggi equivoci, anzi, tutto il contrario.

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