Medellin, 2 dicembre 1993, Pablo Escobar è ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia colombiana. Nato a Rionegro, in Colombia, il 1 dicembre 1949, Pablo Emilio Escobar Gaviria è stato il capo della più feroce, potente e ricco cartello del narcotraffico internazionale: il Cartello de Medellin.

L’organizzazione criminale, forte di centinaia di uomini armati e di un patrimonio stimato da Forbes in svariati miliardi, conquistò, tra gli anni 70 e gli anni 90, il monopolio della produzione e dell’esportazione di cocaina verso gli Stati Uniti. Il Cartello di Medellin, infatti, poteva garantire l’ingresso nel territorio nordamericano di quindici tonnellate di cocaina al giorno, con un guadagno settimanale di quattrocentoventi milioni di dollari.

L’organizzazione criminale, infatti, disponeva di un’immensa flotta di arei e navi con cui coprire tutte le rotte del narcotraffico. Il potere criminale del Cartello di Medellin è riassumibile nella frase – resa celebre dalla serie TV Netflix “Narcos” con Wagner Moura nel ruolo di Escobar – plata o plomo: soldi o piombo, o ti fai corrompere o sarai ucciso.

La morte di Escobar è l’atto finale di una lunga caccia all’uomo cominciato il 22 luglio 1992, quando il “Il Re della Cocaina”, soprannominato anche“El Patron” dai suoi uomini, evase dalla sua prigione personale, la Catedral.
Escobar, infatti, dopo gli accordi del 1991 con il governo colombiano, aveva accettato di consegnarsi alle autorità, ponendo fine alla guerra scatenata dai narcotrafficanti del Cartello di Medellin nel 1983.

L’accordo, il cui negoziato è raccontato da Gabriel Garcia Marquez nel libro “Notizia di un sequestro”, prevede per Escobar una pena blanda di cinque anni di reclusione, in cambio della promessa, da parte del Governo colombiano, di non essere estradato negli Stati Uniti.

El Patron, infatti, era ben conscio di non avere abbastanza potere per addomesticare un processo negli USA come invece avrebbe potuto fare in Colombia, e le prigioni americane per lui rappresentano più di un incubo.
Oggetto dell’accordo è anche il luogo della detenzione, dal momento che Escobar ottiene di trascorrere la sua prigionia nella sua lussuosa tenuta denomina “La Catedral”, dotata di ogni comodità.

Escobar trascorre così la sua prigionia in un ambiente confortevole, circondato dai suoi familiari e dai suoi uomini, mantenendo anche intatta la possibilità di continuare a dirigere il Cartello di Medellin. Tuttavia, questa farsa è destinata a durare poco, dal momento che il governo colombiano, su pressione di quello statunitense, decide di trasferire Escobar in un’altra prigione, stavolta per infliggergli una condanna seria e dura.

Il 22 luglio 1992, un ingente schieramento di polizia colombiana, coadiuvati dalle forze speciali USA, accerchia La Catedral; incredibilmente, Pablo Escobar riesce a fuggire. Seguirà nei mesi successivi una spietata guerra che vede contrapposti il Cartello di Medellin da un lato e la Colombia da un lato, appoggiata dagli Stati Uniti, entrambi decisi a mettere fine allo strapotere criminale di Escobar.

Inoltre, per fronteggiare il Re della Cocaina, non si esita a stringere un patto anche con gli rivali di Escobar, il Cartello di Cali, e con un’organizzazione paramilitare, denominata Los Pepes (perseguidos por Pabolo Escobar – persone perseguitate da Pablo Escobar).

Gli accordi, la cui stipulazione vede un ruolo chiave della CIA, mirano alla creazione di un fronte comune per l’uccisione di Escobar, su cui l’Agenzia americana antidroga, la DEA, ha posto una taglia di quattordici milioni di dollari.

La Colombia è così gettata in una lunga guerra di sedici mesi, nel corso del quale l’impero criminale di Escobar è completamente smantellato. In pochi mesi, sotto i colpi del Bloque de Busqueda (il nucleo speciale della Polizia Nazionale Colombiana) e dei Los Pepes, più di trecento uomini di Escobar sono uccisi, mentre le sue proprietà sono distrutte.

Rimasto solo con pochi uomini fedeli, Pablo Escobar si rifugia a Medellin, cercando di mettere in salvo la propria famiglia, facendola espatriare in Germania. Questa iniziativa sarà vana, dal momento che le autorità tedesche respingono alla frontiera la famiglia Escobar, costringendola a tornare a Bogotà.

Il 2 dicembre 1992, dal suo rifugio di Medellin, Pablo Escobar telefona a suo figlio. La telefonata gli sarà fatale, dal momento che la stessa è intercettata dagli uomini del Bloque de Busqueda ,che riescono poi a localizzare la posizione di Escobar grazie alla tecnica della triangolazione. Le forze di polizia colombiana, all’epoca si disse almeno cinquecento unità, con la presenza di alcuni “consiglieri” statunitensi, circondano la zona ed assaltano il rifugio del narcotrafficante.

Ne seguì uno scontro a fuoco con Escobar e la sua guardia del corpo, Alvaro de Jesús Agudelo (detto “El Limón”). I due uomini tentarono di fuggire correndo attraverso i tetti delle case adiacenti per raggiungere una strada secondaria, tuttavia, raggiunti dagli uomini del Bloque de Busqueda, furono uccisi a seguito di una sparatoria.

La morte di Escobar segnò la fine del Cartello di Medellin nonché l’ascesa del nuovo gruppo criminale del Cartello di Calì, anche se poi, anche i capi di quest’ultimo saranno catturati ed uccisi.
Ma questa è un’altra storia.

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