Il quarto romanzo della serie ideata da De Giovanni ci porta ad un ulteriore riflessione sulla solitudine

Come definire l’autunno del Commissario Ricciardi? Come definire un periodo dell’anno che porta piano piano al giorno dei defunti? Sicuramente uguale agli altri, visto il dono o la sventura di vedere ‘Il fatto’. Di vedere cose che gli altri non possono nemmeno immaginare. E’ questa la sensazione che emerge attraverso la soave e poetica scrittura dall’autore, Maurizio De Giovanni. Un romanzo, forse, logico e non inaspettato data la struttura della trama originale, ambientato nel periodo di fine ottobre ed i primi due giorni di novembre.

Ciò che rende inaspettato questo ennesimo romanzo di questa serie letteraria è il caso sul quale Luigi Alfredo Ricciardi deve fare luce. Un caso nemmeno ufficiale e che al quale lavora ‘nel tempo libero’ come egli poi precisa durante uno dei suoi dialoghi con altri personaggi.

Un giallo? Un thriller? Un poliziesco? Niente di tutto questo. De Giovanni sembra rimescolare le carte dei generi indicati, per realizzare una storia quasi unica. Una storia che tocca il cuore e che sensibilizza, ulteriormente, il tema della solitudine. Ricciardi, con il Vice brigadiere Maione, cerca di fare luce sulla misteriosa morte di un bambino, ucciso in un modo impensabile. Anche lui è solo al mondo ma non come il nostro protagonista.

Solo, maltrattato, non considerato dai suoi coetanei e adulti e, apparentemente, l’unico vero amico che sembra avere è un cane con il quale girava sempre per la città di Napoli. La città all’ombra del Vesuvio continua a fare da sfondo per questo che in realtà non è un romanzo, ma un lungo racconto da leggere e da scoprire. Anche il periodo storico è sempre lo stesso: gli anni ’30. Gli anni in cui il Duce comanda in Italia e che, proprio nel periodo descritto dall’autore, sembra andare nella città campana per una visita.

Non manca la simpatica irriverenza del Dottor Modo, la spontanea semplicità del Brigadiere Maione ed Enrica, la donna a cui Ricciardi prova qualcosa e che anche lei sembra ricambiare il sentimento verso il pubblico ufficiale. Non mancano questi elementi che fungono da perno per ogni nuovo caso, ogni nuova storia. Tutto sembra rimanere com’è, dal punto di vista della struttura, invece, i piccoli mutamenti, come nella realtà di tutti i giorni, ci sono e sono impercettibili per diventare chiari dopo ogni capitolo letto con assoluta scioltezza.

‘L’autunno del Commissario Ricciardi’ una volta terminato pensi subito al prossimo che devi leggere. Leggendo si mantiene fede a quel detto culinario: l’appetito vien mangiando’. Difatti ne leggi uno, per leggerli tutti. Merito, come abbiamo più volte espresso anche negli articoli precedenti, dello stesso scrittore. Che con molta semplicità sembra raccontarci, accanto ad un camino, una storia di tanti anni fa. La stessa sensazione che si prova quando si affronta un romanzo di Stephen King.

De Giovanni, però, deve essere collocato nel suo giusto ruolo. Non è un autore di storie fantastiche, anche se questa lo è, ma un giallista in cui riesce ha mescolare diversi ingredienti al suo interno e tenerti incollato dalla prima fino all’ultima parola. Un episodio, il quarto della serie, che ci porta a riflettere ancor di più su alcune dinamiche sociali e sulla stessa solitudine di ognuno di noi.

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