80 anni di un capolavoro intramontabile della storia del cinema

Non è facile parlare di questo immenso capolavoro del cinema mondiale. Non è facile parlare, oltremodo e contemporaneamente, del cinema di ‘Charlot’ e della sua capacità di usare l’arte del far ridere e mescolarla con la riflessione pura e semplice. ‘Il grande dittatore’ compie i suoi ottanta anni. Cifra tonda, cifra importante; considerando che non si tratta nemmeno di un attore ma di un’opera cinematografica. Charlie Chaplin, all’epoca, lo ideò, scrisse, produsse, diresse, lo musicò e lo interpretò. Realizzando, molto probabilmente, il suo film più importante della sua carriera.

Finzione e realtà, molto amara, si mescolano diventando un tutt’uno. Prendere in giro il capo dei nazisti non era cosa semplice, visto che la lavorazione iniziò proprio nel 1939. L’anno in cui scoppiò il secondo conflitto mondiale. Prenderlo, e lasciateci passare il termine, per i fondelli in quel modo permise di mostrare non solo, e ulteriormente le doti comiche di Chaplin, ma di mostrare ulteriore coraggio per quella scelta, non solamente professionale, ma che rappresentò una vera e propria missione per lo stesso genio britannico.

Hitler nel film si chiama Hinkel, Mussolini diventa Napoloni. Ma la mimica, l’esasperazione delle caratteristiche dei personaggi è talmente evidente che non si può non pensare a quei due che portarono, nelle proprie nazioni e nel mondo, terrore e distruzione. ‘Charlot’, in quel 15 ottobre del 1940, data ufficiale dell’uscita del film negli Stati Uniti, presentò la propria sceneggiatura nell’anno 1938 presso la Biblioteca del Congresso e il film venne girato a New York.

Lo volle girare essendo perfettamente conscio che i mercati europei non avrebbero mai accettato quella pellicola. Difatti in Italia uscì solamente un quinquennio più tardi all’uscita, proprio nell’anno della fine della Seconda guerra mondiale. Il 25 maggio del 1945.

All’edizione degli Oscar del 1941, ‘Il Grande Dittatore’, ottenne solamente cinque candidature, senza portare via nessuna statuetta: candidatura come miglior film, miglior attore protagonista, miglior attore non protagonista, miglior sceneggiatura originale e miglior colonna sonora, che lo stesso Charlie Chaplin condivise insieme al compositore Meredith Wilson.

Realizzare la recensione di un film, proprio per la sua valenza prettamente storica e che in queste ore compie ottanta anni, fa a cazzotti con la logica delle celebrazioni. Il fatto che l’opera ha superato di gran lunga le barriere del tempo è, di fatto, la dimostrazione più tangibile non solo dell’immensità di Charlie Chaplin, ma anche dell’attualità di alcune situazioni del quale non ci siamo totalmente liberati nella società odierna.

https://www.youtube.com/watch?v=p2VBS3NHg6w

La scena del mappamondo è la rappresentazione di un bambino che gioca con la palla, convinto di fare ciò che vuole, come un bambino che pensa di divertirsi a suo piacimento con un pallone solo perché è suo. Nel discoro finale c’è tutta la speranza trasmessa nel momento di totale buio del mondo intero. Senza retorica, senza attaccare chicchessia, aprendo le porte a tutti, specialmente anche a coloro che tendono a distruggere più che a costruire. Un discorso sull’uguaglianza e di come si può vivere tranquillamente perché in fondo, nel mondo, ‘c’è posto per tutti’.

D più non si può dire, anche se si dovrebbe, per alimentare la retorica che molto spesso la fa da padrona per un’opera ancora oggi studiata sia per la tecnica filmica che per la narrazione letteraria. Un film, dunque, che ha fatto epoca, e continuerà a farla e chissà cosa avrebbe pensato di questo il grande ed indimenticabile Charlie Chaplin.

https://www.youtube.com/watch?v=8eegsHnm-dk

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