Ognuno di noi ha un paio di ali, ma solo chi sogna impara a volare (Jim Morrison)

Il sogno del volo dell’uomo si perde nella notte dei tempi. La storia è piena di miti e leggende di uomini che hanno sognato di librarsi nel cielo imitando il volo degli uccelli. Il personaggio di Superman, ideato nel 1933 dal soggettista Jerry Siegel e dal disegnatore Joe Shuster, ne è un esempio. Colui che lo ha saputo incarnare al meglio, sia sul grande schermo che nella vita di tutti i giorni, fu lo sfortunato interprete Christopher Reeve.

Dopo i primi esordi, l’attore della ‘Grande Mela’, venne ingaggiato per impersonare il supereroe d’acciaio e per poter essere credibile venne allenato dal celebre attore culturista David Prowse, il Darth Vader di ‘Guerre Stellari’, aumentando così la sua massa muscolare. Oltre alla sua prestanza fisica cosa favorì il successo del film e a far volare l’eroe dei fumetti?

Fu grazie all’invenzione di Zoran Persic dello Zoptic (Zoom Optic): il proiettore che manda su uno schermo l’immagine di uno sfondo girato in precedenza, facendo uso di uno specchio a due facce Davanti allo schermo c’è Superman tenuto in quella posizione da sostegni opportunamente nascosti. A fianco: grazie all’uso di due lenti per lo zoom, sincronizzate fra loro, Superman sembra ingrandirsi rispetto allo sfondo e quindi “avanzare” pur restando invece fermo.

Sembra così che l’eroe si sposti nell’inquadratura ed anche in rapporto con lo sfondo. Il volo umano è un classico tra gli effetti speciali, in questo caso il pubblico non si accorge del trucco e il film è un ottimo prodotto, un capolavoro della fantascienza degli anni Settanta con ottimi effetti speciali.

‘Superman the movie’ del 1978, è il primo della saga diretto da Richard Donner con un cast eccellente oltre a Christopher Reeve ci sono Marlon Brando e Gene Hackman.

Christopher Reeve, nel ruolo di Clark Kent, è un innocente timido che contrasta magnificamente con il suo alter-ego, anche Marlon Brando nella parte di Jor-El crea l’atmosfera giusta, la sua imponente presenza pervade il resto del film anche dopo qualche apparizione.

Una delle caratteristiche più evidenti del cinema anni Settanta, è il successo riscosso dai film di fantascienza e dell’orrore. Considerati per lungo tempo un genere di serie b, scarsamente remunerativo sul piano economico, e nel giro di pochi anni conquistano il box office come le trasposizioni cinematografiche di: Superman (1978) di Richard Donner, Superman II (1980) di Richard Lester, Superman III (1983) di Richard Lester e Superman IV: the Quest of the Peace (1987) di Sidney J. Furie.

Christopher Reeve nacque a New York Il 25 settembre 1952 dalla giornalista Barbara Johnson e dello scrittore Franklin Reeve, separandosi quando il futuro attore aveva soli quattro anni. Iniziò a recitare in una piccola compagnia teatrale all’età di nove anni. Dopo il diploma si iscrisse alla Cornell University e iniziando a lavorare come attore professionista, fu scelto insieme al suo collega e amico Robin Williams per frequentare l’ambita Juilliard School of Performing Arts di New York. Il suo esordio al cinema avvenne nel 1977 con Salvate il Gray Lady- Gray Lady Down di David Green con Charlton Heston per poi recitare anche in Ovunque nel tempo (1980) di Jeannot Szwarc, Trappola mortale – Deathtrap (1982) di Sydney Lumet con Michael Caine, I bostoniani (1984) di James Ivory, Street Smart – Per le strade di New York (1987), Cambio marito (1988) di Ted Kotcheff, Rumori fuori scena (1992) di Peter Bogdanovich, Quel che resta del giorno (1993), di James Ivory con Anthony Hopkins, e Villaggio dei dannati (1995) di John Carpenter.

Il 27 maggio 1995 fu una data tragica che segnò la vita di Christopher, durante i trials di equitazione del Commonweath Dressage and Combined Training Association a Culper in Virginia Reeve cadde da cavallo e perdendo l’uso di tutti gli arti ed anche la capacità di respirare autonomamente; l’incidente gli causò lo spostamento traumatico di due vertebre cervicali, con seguente interessamento e lesione del midollo spinale, una paralisi permanente dal collo in giù (tetraplegia), Christopher lottò per sopravvivere, ma, quando prese coscienza dell’immobilità e dell’impossibilità totale di recupero funzionale, il suo primo desiderio è quello dell’eutanasia.

I suoi familiari e gli amici fidati, come Robin Williams, lo spronarono e lo incoraggiarono per combattere e reagire. Reeve decise di lottare e ed essere di esempio per tutti coloro che lottano ogni giorno nel convivere con tali handicap e patologie. Fautore della ricerca scientifica e attivista nelle campagne a difesa dei diritti dei disabili. Promosse attraverso la sua fondazione Christopher Reeve Paralys Foundation (CRPF) la ricerca sulle cellule staminali e la clonazione terapeutica) e protestò contro l’amministrazione Bush, per bloccargli gli esperimenti.

Insieme alla sua consorte Dana donò soldi per costruire un ospedale nel New Jersey il ‘Christopher and Dana Reeve Paralysis Resource Center’. Nel 1998 tornò in tv nel remake La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock (1954), diretto da Jeff Bleckner interpretando Jason Kemp. Venne trasmesso in Italia dalla rete ammiraglia di Mediaset Canale 5.

Nel 2003/2004 come guest star apparve in due episodi della serie televisiva ‘Smalville’ e interpreta il ‘Dr. Swann’, uno scienziato che si propone come guida per il giovane Clark Kent, trasmesso in Italia in prima serata su Italia 1. Sempre nel 2003 ha pubblicato Nothing is impossible – Reflection of a new life, il seguito del primo libro Still Me (Ancora io) del 1998, con l’intento di infondere un messaggio di fede e speranza, tramite la propria esperienza, a non arrendersi ed affrontare la vita con il giusto coraggio senza farsi sopraffare dalle paure e dalle avversità.

Christopher Reeve muorì d’infarto il 10 ottobre 2004, a 52 anni, al Norther Westchester Medical Center di New York, dove venne ricoverato dodici ore prima a causa di un attacco cardiaco, conseguente a una grave infezione provocata da una piaga da decubito.

La sua storia è monito per tutti noi. Reeve con la sua intrepidezza, valore e audacia ha contrastato il suo ostacolo più ingente, il suo handicap, come solo un supereroe può riuscirci.

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