Si vota per le Regionali, ma il clou è rappresentato dal Referendum sul taglio dei parlamentari

Finalmente il tanto atteso fine settimana è arrivato. No, questa volta non è il classico modo di dire dopo una settimana travagliata di lavoro; questa volta il week-end appena giunto è quello annunciato, ricordato e sbandierato da tempo: quello dedicato alle operazioni di voto per le Regionali, un appuntamento previsto data la regolare scadenza delle amministrazioni delle regioni e che si dovevano tenere lo scorso giugno, e con un ulteriore dilemma di voto, quello legato al Referendum relativo alla riforma costituzionale, approvata l’8 ottobre 2019, che prevede il taglio dei parlamentari, voluto dai 5stelle, e che si doveva tenere lo scorso marzo.

Inizialmente erano quasi tutti favorevoli ad eliminare un po’ di componenti del Parlamento con lo scopo, mai nascosto e sempre dichiarato, di abbattere una volta per tutte i costi esorbitanti della politica. Quasi tutti favorevoli e pochi contrari. Da diverso tempo a questa parte, tuttavia, pare che la situazione si sia ribaltata.

Ovviamente a pensar male è peccato, ma sì indovina. Al di là dei detti popolari si potrebbe tranquillamente ipotizzare che se i vecchi politici, ossia coloro che stanno sullo scranno del potere da tempo immemore, si sono convertiti per il ‘No’, ammainando la bandiera del ‘Si’, molto probabilmente lo si deve magari a non vedersi eliminati o comunque vedersi diminuire la loro la sfera d’influenza all’interno dei loro stessi partiti.

Le considerazioni che stanno emergendo in questo periodo, però, sono ben altre e non riguarderebbero solo ed esclusivamente le logiche opportunistiche di chi, in tutti questi anni, ci ha sempre governato ma da chi viene governato: il popolo. Il taglio dei parlamentari determinerebbe un’ulteriore problematica di rappresentatività da parte delle istituzioni politiche nei confronti dei cittadini, situazione tra l’altro già in atto da diversi anni, e che andrebbe persino a discapito anche della qualità di chi ci dovrebbe guidare verso fondamentali direzioni rivolte al futuro e al bene della nazione, alimentando un distacco ancor più pesante tra i politici ed i cittadini.

Altra questione, non di poco conto, è quella relativa al funzionamento di entrambi i rami dell’organo legislativo, già ulteriormente farraginosi, i quali, proprio se si dovesse concretizzare il ‘SI’, lavorerebbero ancora peggio; conseguenze che le varie commissioni delle camere si accorperebbero l’un l’altra, creando confusione anche in merito alle singole competenze.

Per il partito del ‘Si’ vedono una ghiotta opportunità di effettuare questo grosso taglio col passato e che tutti questi timori sono solamente il frutto delle paure della vecchia politica; che la rappresentatività non diventerà un problema e che gli stessi rami del Parlamento non ne risentiranno, anzi saranno snelliti in termini di funzionamento. Senza dimenticare, come dovere di cronaca, che questa riforma ci porterebbe allo stesso livello degli altri paesi Europei e degli stessi Stati Uniti d’America.

La verità, forse, sta nel mezzo. Entrambi gli schieramenti non hanno torto né per l’uno e né per i vari motivi addotti fino adesso. Il punto determinante, molto probabilmente, emerge dalla stessa riforma è che è stato toccato il numero dei parlamentari, ma senza colpire e quindi semmai abolire i privilegi. D’altronde molte personalità, e non solo politiche, si sono prodigate in questi giorni ha rilasciare dichiarazioni anche motivate sia sul ‘Si’ che sul ‘No’.

E FreeTopix? Qual è la sua vera linea in merito? Non si schiera e non si schiererà. Di certo qualcuno potrebbe pensare che chi sta scrivendo questo articolo se ne lava le mani, in verità ciò che vuole fare è quello che fece quello stesso 4 marzo del 2018: quando invito tutto il popolo italiano ad andare a votare. Ad esprimere il suo dissenso in un modo e nell’altro attraverso quell’arma che si chiama diritto di voto e di votare senza condizionamenti e accettando, cosa che accade raramente in questi ultimi anni, l’idea della parte con la quale ci stiamo confrontando anche se non la si condivide perché questa è la vera forza della Democrazia.

Ecco, tale Referendum è un confronto importante per la nazione ed un banco di prova per le medesime istituzioni e per tutti coloro che credono in esse, nonostante tutto, capace di mettere in secondo piano le Regionali medesime.

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