Il primo dibattito è stato fissato per il prossimo 29 settembre

Trump vs Biden. Biden vs Trump. Scritto così sembra il titolo di un film che approderà prossimamente nei cinema o, addirittura, anche la presentazione di un incontro di boxe, che terrà incollati miliardi di telespettatori fino all’ultimo colpo. E chi lo assesterà questo ‘pugno’ fatale all’avversario? C’è solamente da attendere giusto due mesi per scoprire chi dei due sarà meritevole di rientrare alla Casa Bianca.

Si, perché il primo, usando la terminologia sportiva, è il detentore del titolo di Presidente degli Stati Uniti l’altro, invece, è lo sfidante che per arrivare ad accettare il ticket, per le presidenziali 2020, ha dovuto combattere contro avversari più tosti di lui, venendo additato da molti il sicuro sconfitto delle Primarie.

Joe Biden dal canto suo è riuscito a sbaragliare la concorrenza vincendo la concorrenza nel ‘SuperTuesday’ è dimostrando che non era poi così ‘Sleepy’. Modo con cui il Campione in carica, ovvero il Presidente Donald Trump, cerca in tutti i modi di screditare il suo univo rivale naturale alla carica di Presidente della nazione più potente della terra.

Quando le Primarie presero il via erano molti i nomi che potessero scontrarsi, nel vero senso del termine, il prossimo 3 novembre: si parlava di Pete Buttigieg, di Elizabeth Warren, di Joe Kennedy III, nipote dei leggendari fratelli John e Robert assassinati in modo misterioso negli anni ’60, si parlava addirittura anche di Kamala Harris, la quale quest’ultima è stata designata proprio da Biden in persona di essere la prossima Vice-Presidente degli Stati Uniti. Sarebbe la prima donna in assoluto a ricoprire tale ruolo. Senza dimenticare anche altri pretendenti, come la giovanissima Alexandra Ocasio-Cortez, Bernie Sanders e persino l’ex First Lady Michelle Obama.

Alla fine, dunque, Joe Biden l’ha spuntata contro tutto e tutti, contro un passato non facile, contro alcune accuse quasi simili al Presidente Trump e contro due gravissimi lutti che lo hanno colpito: la perdita della moglie e del figlio, amico proprio di Kamala Harris. Quindi, si potrebbe ipotizzare, che il suo approccio nei confronti della Nazione sia più empatico e non egocentrico come quello di Trump.

Il compito che attenderà il nuovo Presidente degli Stati Uniti sarà quello di riunire i cocci di un’America completamente spaccata in due e gli americani non erano mai stati così divisi. Forse esiste un precedente, ed è addirittura storico, e che risale alla guerra civile, ma forse si sta esagerando. Il covid-19 e le tensioni razziali hanno scombussolato i piani di un Donald Trump, incapace di far fronte a queste due grosse crisi. Sulla pandemia ha mostrato una non sicurezza nelle decisioni da prendere, rischiando di confondere la popolazione, tranne che la sua risposta economica è stata ineccepibile, fin dall’inizio del suo mandato.

E con la crisi razziale? Altra nota dolente, ulteriormente pesante. Nei momenti difficili, quando le manifestazioni stavano prendendo il sopravvento per le strade americane, soprattutto nel momento in cui la Casa Bianca era stata bersagliata da persone troppo estremiste lui, Trump, invece di calmare gli animi, come dovrebbe fare un Presidente che si rispetti, affermò che alla prossima occasione avrebbe usato i cani per fermare la folla.

D’altronde tutta la sua presidenza è contraddistinta da frasi alle volte particolari, da continui mutamenti all’interno del suo staff e di un rinnovamento non proprio idilliaco nei rapporti internazionali. Di certo ha fatto la voce grossa con la Korea del Nord, con il Venezuela, con la Germania e con la Cina. Soprattutto con quest’ultimo attore internazionale ha mantenuto la parola di usare i dazi per bloccare l’ascesa degli eredi di Mao Zedong. Un pugno di ferro, insomma, che non verrà mantenuto semmai dovesse arrivare Joe Biden dal 3 novembre in poi o forse sì.

Trump, in questi quattro anni, ha attaccato i rivali del Partito Democratico accusandoli di aver favorito troppo la Cina e di aver svenduto le aziende americane agli avversari nello scacchiere internazionale. Durante la convention Democratica il quotidiano la Repubblica, nei suoi articoli speciali dedicati all’evento, aveva fatto riferimento l’ombra che sta aleggiando dietro Biden da molto tempo: è quella dell’ex – Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, affermando che per quest’ultimo si tratterebbe di una sorta di ‘terzo mandato’. Difatti entrambi, perché Biden durante la presidenza Obama ne era il vicepresidente, in ambito internazionale non erano riusciti a gestire e confermare al meglio l’immagine degli Stati Uniti, salvaguardando le banche e non le middle class.

Ma il problema ancor più grave è proprio quello che è esploso in questi mesi e che, purtroppo, si rinnovato in queste ultime ore con l’uccisione di un altro afroamericano da parte di alcuni poliziotti a Los Angeles. Ci sarebbe, comunque, da precisare che questi casi della brutalità della polizia nei confronti dei neri è sempre stata una tematica delicata e che, paradossalmente, si è riacutizzata con Trump? No. Già dal 2009, dopo il giuramento del Primo Presidente afroamericano della storia a stelle e strisce, i casi si sono sempre più moltiplicati e con l’attuale Presidente la situazione è ulteriormente degenerata in un momento particolare. Proprio nell’anno delle elezioni.

Ma di questo e di tanto altro ancora continueremo ha parlarvi ogni settimana, fino al 3 novembre, riavvolgendo il nastro dalle elezioni del 2016, introducendo i candidati e scoprendo anche i migliori presidenti degli Stati Uniti d’America che si sono succeduti nel tempo; senza dimenticare i due dibattiti tra i due sfidanti, il primo è stato fissato il prossimo 29 settembre, che potrebbero essere intesi come un singolo round, senza esclusioni di colpi, da seguire e da commentare con molta attenzione.

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