In occasione del sessantesimo anniversario dell’assassinio del leader nero, un interessante reportage sulla sua figura
Questa parte di storia americana non ve l’abbiamo mai raccontata a FreeTopix Magazine. Vi abbiamo sempre tenuto conto di John e Bob Kennedy, di Martin Luther King, sul quale fra qualche settimana ci ritorneremo; dello sfortunato Medgar Evers, qualche volta di Ronald Reagan, di Richard Nixon e dello scandalo che ne decretò la fine della sua carriera politica, il Watergate; di Serpico e di Wyatt Earp ma mai di quest’altra figura molto controversa del percorso evolutivo degli Stati Uniti d’America.
Una figura mai caduta nell’oblio e, per alcuni aspetti, tenendo presente la radicalizzazione delle posizioni in questi primi venticinque anni del nuovo millennio, molto, ma molto attuale. Si tratta di un altro leader per i diritti civili, ma non aveva la diplomazia del suo omologo di Atlanta, premio Nobel per la pace ed ucciso a Memphis nel 1968.
La storia di questa figura tenderà a rinviare, per un’altra settimana consecutiva il canonico appuntamento con la rinnovata rubrica interamente dedicata agli Stati Uniti d’America dal titolo ‘Nuovi Percorsi degli Usa’. eppure, proprio attraverso questa nuova celebrazione sul quale ci concentreremo in questi giorni, andremo ad inaugurare, se così si può dire, il secondo speciale della rubrica dedicato a colui che è considerato, per modo e forma, il contrasto del pastore protestante con il suo sogno ancora irrealizzato del tutto.
Malcom Little era nato il 19 maggio del 1925 nella città di Omaha, nello Stato del Nebraska. Suo padre, Earl Little era un predicatore battista e sostenitore dello scrittore ed attivista giamaicano Marcus Garvey. Quando lo stesso Earl Little morì tragicamente nel 1931, Malcom aveva solamente sei anni e fin dal principio non ha mai creduto alla versione ufficiale, ovvero di esser stato investito accidentalmente da un tram.
Per lui, invece e riportato persino nella sua autobiografia, suo padre venne letteralmente ucciso dai sostenitori della supremazia bianca conosciuto, paradossalmente come ‘Black Legion’ per due ordini di motivi: il primo è perché aveva la pelle nera, il secondo è perché dava fastidio. Infatti, lo stesso Earl dovette trasferirsi, con tutta la famiglia, più volte, fino a denunciare un incendio in cui distrusse la sua abitazione due anni prima della sua morte. Sua madre, invece, Louise Norton Little era nata nello Stato insulare, del continente americano, di Grenada era bianca.
Si dice la sua nascita era avvenuta in conseguenza di uno stupro da parte di un uomo bianco. In merito a questi dettagli, a questi aneddoti molto particolari sulla sua esistenza o quantomeno sulle sue origini, rappresentano un chiaro quadro del modo di lottare contro il razzismo da parte di Malcom X. Se Martin Luther King, da sempre, è considerato l’Apostolo della non violenza, Malcom X ne rappresenta l’antitesi.
Per un paradosso, entrambi, volevano raggiungere lo stesso scopo: ovvero liberare, in tutto e per tutto, la comunità afroamericana dalla segregazione razziale negli Stati Uniti d’America, in maniera più specifica negli Stati del Sud, dove la situazione era sempre più esplosiva con il passare del tempo, dopo la data del 1° dicembre del 1955. Solo che il primo, Martin Luther King usava la forza della diplomazia, della pace e soprattutto del dialogo, della pazienza, ‘armi’ usate dal Mahatma Gandhi, Malcom X combatteva ricambiando, non in maniera velata, la stessa moneta all’uomo bianco.
Infatti, lo stesso Malcom, nella sua vita si ritrovò a portare avanti lo stesso discorso di suo padre Earl quasi come una sorta di altro messaggio che voleva lanciare: sono la vostra peggiore rogna e per certi versi lo era, anche se i suoi interventi non sempre porteranno a dei risultati concreti. Ma questo lo scopriremo più avanti, nel corso di questo speciale interamente dedicato a lui e per il momento, come diciamo, sempre fermiamoci e andiamo con ordine.
Ci eravamo fermati a raccontare la triste storia di sua madre la quale, però, lo stuprò non fu l’unica disgrazia della sua vita. Infatti, la donna, due anni dopo la tragica morte del marito, iniziando a soffrire di gravi e ripetuti crolli emotivi, venne dichiarata insana di mente, venendo rinchiusa in un istituto psichiatrico e Malcom e i suoi fratelli.
Si, non lo abbiamo specificato nell’immediato, ‘Red’, così come veniva soprannominato grazie per la colorazione della sua capigliatura, ma anche di questo ve ne parleremo più avanti, a quanto pare non era figlio unico. La decisione di allontanare i figli da Louise comportò che il futuro leader nero sarà portato in un orfanotrofio e due anni più tardi iniziò ad avere vari problemi con la legge.
Il motivo per cui incominciò a violare sistematicamente ogni regolamento è alquanto semplice ma non superficiale. dopo esser stato allontanato dalla madre, Malcom, sicuramente per difendere sé stesso e i suoi fratelli neri sognava di diventare avvocato. Uno dei tanti professori che lo seguiva in classe gli rivolse un discorso che aveva l’unico tentativo di fermarlo nelle sue intenzioni. Perché non andava bene a scuola e non si applicava? No, al contrario: perché era nero e questo episodio viene riportato non solo nell’autobiografia dello stesso leader per i diritti civili ma anche in un celebre film diretto da Spike Lee.
In quel momento, le vere parole usate dal docente furono queste: ricordati Malcom si possono ottenere risultati importanti, a patto di essere realisti. Due anni più tardi, come già specificato, Malcom iniziò a delinquere per le strade di Detroit. Proprio in questa città era conosciuto, negli ambienti più malfamati, come un soprannome che prima abbiamo solamente accennato: Detroit Red, ovvero ‘Il rosso di Detroit’.
Dunque, per quale motivo si tingeva i capelli? Per tutta una convinzione un retropensiero che lo stesso Malcom combatterà per tutto il resto della sua esistenza. Si stirava e tingeva i capelli di quel colore per assomigliare ai bianchi, per non essere un nero. Questa, in sostanza, fu la convinzione che gli venne instillata mentre si trovava in prigione a scontare una pena per dei reati che aveva commesso. Fu in quel preciso momento che la sua leggenda, non proprio positiva, prese il via. Una volta preso coscienza della sua gabbia mentale iniziò ha mutare radicalmente il suo pensiero.
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