Il 3 gennaio del 1929 nasceva Sergio Leone: il nostro lunghissimo reportage

“Il cinema deve essere spettacolo, è questo che il pubblico vuole. E per me lo spettacolo più bello è quello del mito. Il cinema è mito”. È così che inauguriamo questo primo reportage a FreeTopix Magazine, con una delle sue frasi più celebri nel giorno, quasi, di quello che sarebbe stato il suo 95° compleanno: Sergio Leone. Non un maestro ma Il Maestro indiscusso del cinema e che cinema, quello western, che ha saputo reinventare ed insegnare agli americani quel genere tanto amato e mostrato orgogliosamente da loro stessi.

Durante lo ‘Special Christmas’ di quest’anno abbiamo doverosamente ricordato e celebrato due delle sue creature cinematografiche rimaste impresse nella mente del pubblico italiano ed internazionale: ‘Il mio nome è Nessuno’ e ‘C’era una volta il West’. Attenzione, però, il primo titolo menzionato non è diretto direttamente da lui, semmai ha lavorato come ideatore, produttore e, appunto, regista della seconda unità. E la sua mano si nota eccome.

Nella sua lunga carriera, Sergio Leone, non ha realizzato molti film: sette in tutto, rispetto ai suoi colleghi e rispetto ai maestri che sono arrivati dopo di lui. Non è stato molto prolisso, in fatto di realizzazione di lungometraggi, ma, sicuramente, molto incisivo ed essenziale, ma su questo particolare ci ritorneremo più avanti.

Da dove iniziare? Bella domanda. questa volta, però, non siamo impreparati. C’è un’espressione che è stata usata anche da lui e che ci permette di iniziare questo lunghissimo viaggio nella storia del cinema; un viaggio che parte da molto lontano e che ci farebbe esordire, questo racconto, con ‘C’era un volta…’ il cinema? Si, appunto, ma quello di Sergio Leone.

Eppure, bisogna fermarsi ulteriormente ancor prima d’incominciare. Perché mai? Il motivo è semplice: il 2024 appena iniziato porta due anniversari relativi al grande regista: non solo l’anniversario della sua nascita, ma anche della sua improvvisa scomparsa: avvenuta trentacinque anni fa.

Era il 30 aprile del 1989 quando tutto il cinema stava attendendo il suo film dopo l’ultimo epico racconto mostrato sul grande schermo: ‘C’era una volta l’America’. Il suo nuovo film doveva essere ambientato durante l’assedio in Unione Sovietica, durante l’assedio di Leningrado. Il protagonista del film avrebbe dovuto essere un giornalista statunitense.

Leone, dal canto, nella sua testa visionaria e lungimirante dal punto di vista cinematografico, aveva già il quadro completo: dall’inizio allo sviluppo della trama, fino ad arrivare alla conclusione e non poteva essere diversamente. Di sicuro avrebbe rappresentato l’ennesimo capolavoro da mostrare al pubblico di tutto il mondo. Purtroppo, non fece in tempo, il giorno prima di intraprendere il viaggio che lo avrebbe portato verso il suo prossimo set cinematografico, un improvviso arresto cardiocircolatorio mise fine alla sua vita facendolo entrare, sempre di più, di diritto sia nel mito che nella leggenda della storia del cinema.

Di questo suo progetto diceva: “Sono quasi riuscito a concludere l’aspetto contrattuale del film, e non è stato facile, perché i russi mi hanno creato un sacco di difficoltà. È chiaro che non mi interessa una rievocazione agiografica dell’episodio, ma un’interpretazione romanzata. E lo scoglio più duro da superare era quello della rappresentazione del periodo stalinista. Non ho ancora scritto niente, e non comincerò finché il contratto definitivo non sarà firmato. Avrò al mio fianco uno sceneggiatore sovietico, uno americano e un amico italiano di cui per ora non voglio fare il nome. Non so quanto tempo occorrerà prima che il film sia pronto per la distribuzione, ma sicuramente non sarà meno di tre anni. Naturalmente ho già delle idee ben precise, ho un inizio, una fine, un protagonista e molti episodi ben definiti. Ma la sceneggiatura, quella è ancora di là da venire”.

Parole che confermano quanto abbiamo detto fino adesso, parole che vennero pubblicate in un piccolo libricino interamente dedicato a lui, a cura di Francesco Minnini, e le cui dichiarazioni vennero rilasciate nel novembre del 1988, quando tutto era ancora in fase embrionale del suo nuovo progetto cinematografico.

Dicevamo, dunque del mito e della leggenda iniziata, ufficialmente, quasi sessanta anni fa, mancano pochi mesi per essere precisi,        quando, dal nulla, s’inventò un piccolo film che avrebbe rivoluzionato per sempre non solo il genere western ma tutto il cinema in generale. Una rivoluzione di cui nessuno, in quel momento, seppe cogliere. Anzi, si pensava che quella piccola opera del grande schermo dovesse finire, addirittura, nel dimenticatoio e il cui protagonista era persino un attore americano sconosciuto ai molti, ma conosciuto solamente in patria per un ruolo, guarda caso, in show televisivo di genere western.

In quel piccolo film, per essere ancor più pignoli, Sergio Leone, s’inventò di sana pianta un personaggio che farà la fortuna dello stesso attore: Clint Eastwood e l’opera cinematografica era intitolata: Per un pugno di dollari, diretto però con il nome di Bob Robertson, dettaglio che andremo a scoprire più avanti.

Oltre all’altrettanto leggendario attore americano, nel cast figurava anche, come avversario, Gian Maria Volontè e le scene furono accompagnate da un Maestro delle colonne sonore: Ennio Morricone. Scene che condividiamo, volentieri, da Youtube per farvele mostrare e riportarvi nell’atmosfera di quel cinema che rappresenta un ‘must’ assoluto da vedere, da scoprire e perché no da studiare.

Infatti, come specificato in uno dei due speciali che abbiamo pubblicato prima di Natale, il cinema di Sergio Leone, le sue tecniche di ripresa, la sua visione e il suo stile, ancora oggi, è oggetto di studio da tutti i registi del mondo. senza di lui alcune opere cinematografiche non sarebbero mai state inventate. Per esempio, Stanley Kubrik una volta affermò che senza ‘Il buono, il brutto ed il cattivo’, non sarebbe mai riuscito a realizzare ‘Arancia Meccanica’.

Ma queste dichiarazioni non sono solamente le sole che confermano e consacrano la grandezza di un mostro sacro del cinema. Registi come Steven Spielberg, George Lucas, Martin Scorsese e lo stesso Quentin Tarantino hanno sempre affermato e sostenuto di essersi formati attraverso i suoi sette film. Anche se, quasi ufficialmente, sarebbero otto, ma questo lo vedremo più avanti nel corso di questo particolare reportage interamente dedicato alla sua vita e alle sue opere.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *