Basato sulla figura di Al Capone, ma reso immortale da Al Pacino

Fin dall’inizio abbiamo specificato che il progetto del remake di ‘Scarface’ era partito da una seria iniziativa dell’attore Al Pacino, che già si era fatto notare in passato nella storica saga de ‘Il Padrino’, era lui, per i produttori, la prima vera scelta per interpretare Tony Montana. Invece non era proprio così. All’inizio si pensò all’altro fuoriclasse della recitazione, Robert De Niro. Ma il buon vecchio ‘Bob’ rifiutò, rifacendosi quattro anni più tardi nel film ‘Gli Intoccabili’, compenetrandosi nei panni del vero Al Capone.

La scelta di De Niro, molto probabilmente, venne motivata dal fatto che anche l’attore di ‘Taxi Driver’ e ‘Toro Scatenato’ aveva impressionato, anni prima, nel secondo capitolo della saga de ‘Il Padrino’. Ma una volta che l’attore nato a Greenwich Village, nello Stato di New York, non volle far parte del progetto, lo stesso Al Pacino ci si buttò a capofitto; su questo, però, ci torneremo presto. Nel prepararsi al ruolo, l’attore italoamericano venne allenato, per aver il giusto fisico, dal pugile panamense Roberto Duran.

Il resto del cast era composto, come detto in precedenza, da attori di alto valore e tutti adatti nei ruoli a cui erano chiamati ad interpretare. Si pensi, per esempio, a Steven Bauer, nella parte dell’amico fidato di Tony Montana. Steven fu l’unico del cast a non partecipare a nessuna audizione per avere il ruolo, soffiando di fatto la parte addirittura a John Travolta.

Per l’amante, prima, e moglie, poi, dello stesso Tony si pensò, inizialmente a Glenn Close, attrice suggerita proprio da Al Pacino, ma il volto di Elvira Hancock divenne quello di una giovanissima Michelle Pfeiffer. E pensare che per questo ruolo vennero prese in considerazione attrici come: Geena Davis, Carrie Fisher, Kelly McGillis, Sharon Stone, Silvia Krystel e Sigourney Weaver. Mentre per quanto riguarda la sorella di Montana, Gina, la parte venne affidata ad un altrettanto giovane Mary Elizabeth Mastrantonio. Da non dimenticare anche la presenza, nel cast, di attori come Abraham F. Murray e Robert Loggia.

Soffermiamoci adesso su alcuni aspetti del film e, soprattutto, sul protagonista principale. ‘Scarface’ è, nella sua essenza un film violento e la cui visione, lo diciamo anche noi, sarebbe quella consigliata con un adulto o comunque totalmente sconsigliata sotto altri punti di vista. Infatti, per l’efferatezza di alcune scene vennero apposti dei tagli: come, per esempio, la scena della motosega.

D’altronde, nonostante sia un’opera cinematografica non proprio leggera e realizzata, comunque, con tanta maestria sia dallo sceneggiatore e sia dal regista, oltreché impreziosita dalla memorabile interpretazione dello stesso Al Pacino, doppiato da un altrettanto leggendario Ferruccio Amendola, ‘Scarface’ possiede un messaggio ben preciso da lanciare e che non è mai stato recepito né tanto dalla critica e neanche dal pubblico al quale era destinato.

Osservando attentamente il personaggio, Tony Montana, il cui cognome deriva da un giocatore di football e idolo dello stesso Oliver Stone, bisogna focalizzarsi sulla sua personalità, sul suo egocentrismo e sulla sua onnipotenza che diventa sempre più pericolosa ed incontrollabile ogni volta che continua a macinare posizioni nel mondo del crimine.

È vero, dirà qualcuno: è tutta colpa della droga che gli ha fatto perdere la testa, che gli ha fatto perdere la connessione con la realtà e, da non sottovalutare, il rispetto e la lealtà che, nonostante sia contro la morale, di alcune regole che vengono applicate, specie quelle di fiducia e rispetto, che vigono all’interno dello stesso mondo dei mafiosi, dei trafficanti di droga; insomma, della criminalità organizzata. In poche parole, si sente quello che in realtà non dovrebbe neanche sentirsi: Dio.

Questo aspetto, questo particolare oscura, in tutto e per tutto, quella che era ed è ancora la vera intenzione dell’autore, Oliver Stone, insieme a Brian De Palma: la droga. Ovvero un messaggio contro l’utilizzo di questa sostanza diabolica che tende ad accentuare ancora di più l’autodistruzione che lo stesso Tony Montana va in contro, senza capire quanto ne è di fatto consapevole.

La sua parabola rappresenta, invece, la materializzazione di un famoso detto popolare che recita più o meno così: chi vuole tutto nulla ottiene; o ancora: chi vuole tutto e subito nulla ottiene. Un messaggio, forte, ma che non è riuscito ad essere compreso nella sua essenza e per una ragione ben precisa.

Il carattere di Tony Montana, il suo essere troppo spocchioso e troppo sicuro di sé ha, involontariamente, messo in secondo piano il vero nocciolo del discorso. No, non è da ricondurre alla classica ‘scusa’ delle sparatorie e della violenza. Quando si raccontano certe storie, certi personaggi, riproducendo anche alcuni contesti ambientali è, purtroppo, naturale, proporli quasi fedelmente alla realtà senza troppi giri di parole; anche rischiando che alcune scene possano tramutarsi alla stessa stregua di un pugno allo stomaco.

Infatti, in quel 9 dicembre di quarant’anni fa, sul grande schermo, iniziò a circolare la visione con alcuni tagli effettuati dalla censura per le scene ritenute troppo forti. Ma la prima mondiale si tenne otto giorni prima, a Los Angeles, dov’era stato girato in parte, oltreché a Santa Barbara, a New York e negli stessi Universal Studios.

Mentre alcune sequenze girate a Miami vennero effettuate sotto la protezione di guardie del corpo è questo per un motivo particolare. Lo stesso personaggio di Tony Montana, essendo un esule cubano, offendeva la comunità fuggita dal dittatore comunista, Fidel Castro, e per questo motivo la troupe e lo stesso cast di attori per lavorare, tranquillamente, dovettero stare sotto scorta.

Torniamo, però, alla prima mondiale che si tenne, come detto, il 1° dicembre dello stesso anno. In quell’occasione presero parte diverse star dello stesso mondo del cinema e anche altre personalità. Tutte indistintamente rimasero colpiti dalla validità dell’opera cinematografica, tra il regista Martin Scorsese. Quest’ultimo elogiò il lavoro interpretativo dall’attore Steven Bauer, definendolo veramente un bravo attore. Ma il successo del film è dovuto anche da un altro fattore, anche questo poco sottolineato in questi ultimi quarant’anni: la colonna sonora composta da Giorgio Moroder, per un film nel bene e nel male è comunque ritenuto immortale.

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