Per l’occasione abbiamo intervistato il giornalista e scrittore Michelangelo Iossa

E siamo giunti all’ultima parte di questo che è stato, forse, uno dei più lunghi viaggi che FreeTopix Magazine vi ha regalato. Uno speciale doveroso per certi versi e quindi inevitabile. Un reportage, quasi, in cui l’ultima parte non po’ non aprirsi con una domanda in particolare. Una domanda che abbiamo si rivolto a Michelangelo Iossa, ma in verità potremmo rivolgere a chiunque di voi: vi ricordate dove eravate quando avete appreso della morte di Michael Jackson?

Ero a cena a casa di amici, a Napoli, il cui figlio, Gabriele, si chiama, era un musicista e cantante devoto di Micheal Jackson. Facemmo una cena molto carina, rilassata perché era sera e quindi chiacchierammo tutta la serata di Marvin Gaye, Sting e Michael Jackson. Quindi era una serata tutta black. Torniamo a casa mi chiama in lacrime dicendomi ‘E morto Michael Jackson’. E’ uno scherzo, anche perché ci eravamo sentiti un’ora fa. Era una serata surreale, visto che avevamo parlato di lui. Accendo il televisore e c’erano le immagini dei tg americani i quali annunciavano che era stato ritrovato morto. Rimasi come un cretino, perché avevo sentito di amici che erano riusciti a trovare i biglietti di This Is It.

Eppure, la sua scomparsa, improvvisa quanto forse tanto prevista per certi versi, ha lasciato di sicuro più di un alone di mistero. Una morte, la sua, molto ma molto assomigliante a quella di un altro grande sovrano della musica, Elvis Presley. Anche per MJ, di tanto in tanto, si fa largo la voce della possibile finta, della morte inscenata. Vero o falsa che sia, parlarne proprio in questo speciale in cui si tende a celebrare quello che sarebbe stato il sessantacinquesimo anno di età, equivarrebbe solo ad innescare polemiche inutili.

Certamente, MJ vive. Vive attraverso le sue canzoni, attraverso i suoi video che avete visto, condivisi da Youtube in questi cinque lunghi articoli; vive nel cuore di tutti i fans che, proprio in quel maledetto giorno di giugno, hanno visto andar via il loro più grande mito.

Vero, sarebbe stato un grandissimo ritorno, il suo, con quella serie di concerti londinesi. Avrebbero dovuto essere gli ultimi della sua strepitosa e inarrivabile carriera e con quel titolo, This Is It, che lo confermava. Invece, niente concerti e niente suo ritorno. Michael Jackson se ne andò all’età di soli cinquanta anni e con la classica domanda che ci poniamo, sempre in questi, come avrebbe trascorso i suoi anniversari, specialmente questo, se fosse sopravvissuto a quel 25 giugno 2009?

Di sicuro, Michelangelo Iossa ha ragione. La sua prematura scomparsa ci ha fatto perdere altri quindici, massimo venti anni di ottima musica, sempre sopraffina e mai arronzata. Mai superficiale. Lo stesso Jackson, afferma Iossa, si è perso, appunto come detto all’inizio, quell’età in cui, per quello che ha fatto e rappresentato per il mondo della musica, venisse considerato come la leggenda vivente del mondo delle sette note. Un periodo contrassegnato da una serie di riconoscimenti alla carriera e in cui, lui, ne sarebbe uscito ancor più nel mito. Un mito, il suo mito, la sua esistenza che l’anno prossimo verrà fatto rivivere, per non dire proposto alle nuove generazioni che non lo hanno vissuto in prima persona, attraverso il tanto atteso biopic dal titolo semplice ed inequivocabile: Michael.

Diretto da Anthony Fuqua, lo stesso della trilogia interpretata da Denzel Washington, The Equalizer, il film sarà uno dei più attesi del prossimo anno. Lo stesso regista ha anche affermato, una decina di giorni fa, che il film racconterà il bello ed il brutto della vita del Re del Pop, forse si riferisce anche a quelle maledette denunce relative ai possibili abusi sessuali. ‘Michael’ è ad un anno dall’uscita ufficiale, nell’occhio del ciclone per gli oltre crediti d’imposta in più, oltre 21 milioni di dollari, che ha ottenuto. Una pellicola secondo cui, la maggior parte degli accusatori, darà credito ad un uomo che ha commesso atti indicibile e, proprio a causa di ciò, non dovrebbe né essere sia ricordato e celebrato.

D’altronde, già dopo la prima accusa, come abbiamo accennato in precedenza, non solo l’immagine di Michael Jackson, sia come vita privata che come carriera, venne totalmente distrutta. Non riuscì mai a riprendersi come un tempo. Non riuscì più a stupire il mondo come nel decennio precedente. È pur vero che ogni artista, cantante che sia, ha sempre dalla sua parte un periodo florido della sua carriera ma quelle accuse, reali o presunte che fossero gli tagliarono le gambe. Lo spaccarono in due.

Nonostante tutto provò a riprendersi lo scettro da sovrano della musica Pop con l’album ‘History’, secondo cui per Luca Izzo sarebbe quello più completo di tutti; ci ha riprovato nel 1997 con il singolo ‘Blood on the dance floor’ e infine con ‘Invicible’.

Ma Michael Jackson, invincibile non lo era più da tempo. Gli scandali e altre situazioni che di sicuro non conosciamo hanno contribuito ad ucciderlo lentamente. Con Michelangelo Iossa, che ha risposto pazientemente alle nostre domande, abbiamo cercato di ricordarlo e celebrarlo il meglio possibile e quasi sicuramente non abbiamo detto tutto quello che c’era da dire su di lui.

La sua figura d’altronde è comunque un punto di riferimento per chiunque volesse intraprendere non solo la carriera di cantante, ma anche di tentare di realizzare lo stile musicale che lui ha proposto. Si pensi a chi è arrivato dopo di lui: Jason DeRulo, Justin Timberlake e Bruno Mars, tanto per citarne qualcuno. Tutti cantanti che si ispirano dichiaratamente a lui.

Dopo il 2001 ci fu un lungo periodo di silenzio in merito a nuove pubblicazioni, ma foriero di apparizioni; tipico della vecchia gloria e nulla di più. Poi l’annuncio del suo grande ritorno datato 5 marzo del 2009 e il resto ormai è storia conosciuta ed anche oscura in relazione alla sua scomparsa ma a questo punto ci verrebbe da dire: questo è quanto, This Is It, appunto; forse, però, non sarebbe ancora corretto pronunciare questa frase, cantarla sicuramente sì, anche perché sul suo conto non si è ancora detta l’ultima parola e nemmeno il biopic dell’anno prossimo la dirà.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *