Dieci anni fa veniva fondato a Benevento il gruppo artistico di ‘Astrattismo Totale’

Faceva la sua comparsa, dieci anni fa, sulla scena artistica campana, il gruppo artistico di ‘Astrattismo Totale’. Nasceva a Benevento, una città a torto giudicata di periferia, ed invece particolarmente viva e presente nel dibattito artistico dell’arte contemporanea non solo per la presenza di alcune istituzioni specifiche (l’Arcos – Museo di Arte contemporanea, e l’Hortus Conclusus, un vero caposaldo delle dinamiche della cultura artistica di stampo postmoderno) ma anche per la presenza di molti artisti di rilevante spessore, che, in fondo, vanno a rinverdire una tradizione creativa che ha visto il capoluogo sannita eccellere tra ’800 e ‘900, ad esempio, con personalità come Achille Vianelli e la sua ‘scuola’ o, più tardi, come Nicola e Fryda Ciletti con il proprio cenacolo artistico.

Opere di Giulio Calandro, Fabio Mariacci e Gustavo Pozzo

Astrattismo Totale, dunque, nasce nel 2012 in un ambito di fertile propositività creativa; ed è un gruppo fondato da Mario Lanzione, unitamente con Antonio Salzano e Giuseppe Cotroneo, che si muove intorno allo spazio espositivo dell’Art Studio Gallery. La logica che ispira questo gruppo beneventano è molto chiara: mettere insieme le dinamiche prescrittive proprie dell’astrattismo geometrico con le libertà creative della cultura materica secondo un indirizzo produttivo di irrinunciato, netto e definito carattere aniconico. In via pratica, tutto ciò vuol dire non soltanto rinunciare a qualsiasi taglio figurativo dell’immagine, ma vuol dire, di più, andare ad occupare uno spazio ben preciso: quello di una creatività che non intende tagliare i ponti con le logiche della definizione normativa degli assetti compositivi, pur rivendicando una libertà di ductus e di gestualità ‘attuativa’ opportunamente, però, calibrata secondo una prestanza ‘dispositiva’ capace di aver conto della necessità di non lasciar disperdere la freschezza sorgiva della immediatezza ispirativa.

Opere di Salvatore Oppido e Myriam Risola

Questa scelta d’impostazione non è estemporanea: essa viene da lontano, almeno dagli anni in cui Mario Lanzione, a metà dei ‘70, aveva cominciato a dar corpo ad una ricerca creativa che coniugava l’istanza geometrica con una libertà d’ordine informale. Egli proveniva dalla ‘scuola’ di Domenico Spinosa, da cui, tuttavia, lo avrebbe differenziato proprio la scelta del bisogno normativo, quello che egli avrebbe seguito costruendo la fortunata stagione creativa delle ‘Carte veline’ ove egli, grazie alla sovrapposizione di strati di fogli apparentemente impalpabili, produce un addensamento materico che si stratifica sul supporto seguendo una intelaiatura geometrica che definisce l’ordito compositivo, da cui si produce l’afflato lirico che perimetra questo momento creativo del nostro artista.

Opere di Gelsomina De Maio e Giuseppe Cotroneo

Su questo terreno gli si affianca Antonio Salzano che nutre dentro di sé una inclinazione lirica di non minore valore, che l’artista alimenta con la pratica di una pittura che si fa diafana e trasparente nelle sue declinazioni, in realtà, molti anni fa, ancora figurative, stilisticamente riconoscibili di ispirazione ‘chiarista’. Non si tratta di una scelta definita e convintamente piena; quanto, piuttosto, di un bisogno dell’animo, che spinge Salzano a prodursi in questa vena di sensibiilità figurativa che sceglie di curare la distesa del ductus secondo una fluenza cromatica di accordi delicati e soffusi, cui noi abbiamo inteso, appunto, attribuire la qualificazione di ‘chiaristi’, nel contesto, qualche anno fa, di una nostra ricostruzione storiografica della più antica stagione di quel movimento artistico nato in Lombardia negli anni della prima metà del ‘900.

Terza e di non minor peso è la figura di Giuseppe Cotroneo, che pratica una pittura sostanzialmente informale, attenta alla messa in linea di una pregnanza costruttiva che dice di un’esigenza ordinamentale affatto lontana dalla mera disposizione eslege di una pratica esclusivamente materica. Con tali premesse, ci sono tutte le ragioni perché anche tale artista entri a far parte del gruppo nascente di Astrattismo Totale, che, idealmente, almeno, costruisce le sue premesse negli anni in cui Lanzione, ma anche Cotroneo, insegnano, entrambi, al Liceo artistico di Benevento, che ha saputo rivelarsi, nel corso del tempo, fucina di importanti sperimentazioni creative.

I lunghi anni dal 2012 fino ad oggi sono stati impegnati dal Gruppo di Astrattismo Totale nella messa a punto di un suo linguaggio espressivo sempre più addensatamente coerente nelle sue parti; e ciò gli ha reso possibile raccogliere interessi e successi che si sono presentati con l’opportunità di numerose mostre non solo in molti centri italiani, ma anche all’estero e, segnatamente, in Spagna.

Opera di Antonio Izzo

Noi stessi abbiamo inteso puntare i riflettori su questo gruppo artistico di cui non solo abbiamo segnalato tempestivamente la nascita, ma di cui abbiamo anche provveduto a rendere una necessaria analisi della processualità evolutiva, andando a definirne il profilo identitario nel contesto di un nostro volume di studi sul tema del rapporto tra dimensione astrattiva e logiche informali, in cui provvedevamo a sviluppare una nostra ben precisa tesi critico-storiografica tendente a dimostrare che la liaison astratto-informale era, in realtà, un processo di lunga data, le cui origini e le cui premonizioni produttive potevano essere utilmente ravvisate in alcune sensibilità creative che è possibile riconoscere nella attività di alcuni artisti già nel corso della prima metà del ‘900. Così ragionando, quindi, ci sembrava logico che Astrattismo Totale dovesse trovare diritto di cittadinanza all’interno del nostro lavoro di scavo storico nei meandri della sintesi materico-normativa che andavamo ad argomentare nella proposta del volume de Gli Orientamenti artistici astratto-informali, che vedeva la luce nel 2015.

Opere di Antonio Salzano e Giuseppe De Michele

Volume di Rosario Pinto sui rapporti tra Astrazione geometrica e dinamiche materico-informali

Oggi, Astrattismo Totale è una sorta di idea ancor più larga e diffusa ed ha saputo calamitare intorno a sé gli interessi di altri artisti che sono confluiti nel suo seno ampliando la platea partecipativa, artisti che sono tutti di spiccata fede ‘materica’ ed hanno tutti – sia pure ciascuno secondo la propria sensibilità individuale – una vocazione alla sintesi del dato, appunto, materico, con un’istanza comunque di ordine normativo. Alcuni di tali artisti, pur senza confluire, negli anni scorsi, in Astrattismo Totale, hanno già preso parte a momenti espositivi promossi da ArtStudio Gallery (Giulio Calandro, Fabio Mariacci, Gelsomina De Maio, Giuseppe De Michele, Gustavo Pozzo e  Myriam Risola) e, quindi, sono stati in qualche modo partecipi delle sensibilità proprie di Astrattismo Totale, fino a poter decidersi, ora, di confluire organicamente nelle sue fila.

Altri artisti vengono da momenti di partecipe condivisione di altri ambiti espositivi – quelli della Galleria San Carlo di Napoli, in particolare (Salvatore Oppido, Antonio Izzo); ed anche questo più antico legame è qualcosa che può significativamente valere come préalable di un legame che non può essere giudicato effimero o improvvisato.

Difficile dare, in poco spazio, una rappresentazione critica di tutte queste personalità di artisti che entrano a far parte di Astrattismo Totale solo in tempi più recenti, ma può senz’altro esserne additata una importante occasione d’insieme nella partecipazione corale che hanno voluto rendere nella mostra del decennale  di Astrattismo Totale, promossa presso la Pinacoteca Civica di Arte Contemporanea di Vitulano grazie alla ospitalità del Sindaco  Raffaele Carinzi e dell’Assessore alla Cultura Emanuele Calabrese.

Opera di Mario Lanzione

Noi stessi, introducendo il Catalogo di questa mostra – ricco, peraltro, di uno scritto di Giovanni Cardone – abbiamo voluto sottolineare come Astrattismo Totale non intenda “confinare la propria ragione d’esistenza  entro i limiti asfittici di una semplice accolita di membri che trovano ragione di stare insieme in funzione della mera attività espositiva o di generici legami di rapporti interpersonali”.

Nella serata di presentazione, a Vitulano, della mostra del ‘decennale’ è stato importante anche il contributo esegetico fornito da Mino Iorio, stimato collega, che ha provveduto ad analizzare partitamente l’opera di tutti gli artisti presenti in mostra.

E noi stessi, qui ora, sia pur sinteticamente, vorremmo segnalare oltre che le profilature dei ‘fondatori’ del gruppo, su cui ci siamo già soffermati, anche la consistenza diremmo ‘vettoriale’ della ispirazione di Calandro, la consistenza diffusiva dell’empito materico di Gelsomina De Maio, la asciutta e pregevolissima sintesi di Giuseppe De Michele che si produce in arditissimi slanci di fusione linearistico-materica secondo una cadenza disposizionale di grande rigore, la vibratilità tutta matericamente corposa di Antonio Izzo, densa di umori plastici e sensuosi, la disposizione in cadenza delle sensibilità ritmiche di Fabio Mariacci, la peculiarità lenticolare della finezza definitoria di Salvatore Oppido che descrive la puntualità disfratta ma di ragione reticolare del suo ordito materico, la compunta e definita planarità di Gustavo Pozzo, distinto e puntuale nella nettezza delle sue forme, la sensibilità di antica ascendenza ‘costruttivistica’ di Myriam Risola che si risolve sempre in composizioni paradigmatiche di esemplare nettezza compositiva.

In conclusione di queste nostre note giova forse additare che la consistenza di questo gruppo definisce anche qualche altra cosa: la ricchezza della provincia e la sua capacità di farsi ‘centro’ non in funzione della preminenza geografica, ma di una pregnanza contenutistica, quella che, in fondo, fa da sfondo ed essenza qualificante, al di là delle ‘differenze individuali, di tutto il corpus attivo degli artisti di Astrattismo Totale.

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