I film che avrebbe potuto realizzare se non fosse morto quel tragico 31 marzo del 1993

Ma non si può non considerare il fatto, per non dire di fare finta di nulla, in relazione all’incasso ottenuto in tutti i cinema del mondo da parte del film. I costi di produzione si aggiravano intorno ai 23 milioni di dollari, ne incassò, già durante il primo weekend di programmazione, oltre la metà dei soldi spesi: 50 milioni di dollari. Il totale tra Stati Uniti ed Europa, invece, si aggirò intorno ai 170 milioni di dollari di incasso. Il film venne terminato con l’ausilio della controfigura di Brandon Lee, si chiama Chad Stahelsky. Si, proprio lui: l’attuale regista della saga con Keanu Reeves intitolata ‘John Wick.

Tornando alle polemiche, le stesse si infiammarono anche per un altro motivo, ben più strano: con la tesi dell’incidente i familiari rappresentati dalla madre, la sorella e la fidanzata dello stesso attore, invece di effettuare una denuncia contro la produzione, ritardarono le indagini accettando, appunto, la fatalità come ricostruzione della morte di Brandon, firmando anche un cospicuo assegno extragiudiziale.

Le cronache dell’epoca riportano che anche il medico legale rimase un po’ spiazzato della decisione delle tre donne, nel non andare avanti nella faccenda. Cercando, effettivamente, di scoprire cosa fosse mai accaduto in quel set cinematografico. Eppure, il film oltre ad attirare per la morte prematura e scomparsa dell’attore, non solo riscosse successo dal punto di vista economico.

Anche la critica non fu da meno coi giudizi positivi: lodando la sceneggiatura, l’interpretazione dello stesso Brandon, la colonna sonora e alcune scene che dal punto di vista emotivo conferirono al film il giusto valore, per non dimenticare anche alcune frasi e parole diventate massime di vita, vengono usate sui social non solo tra i cultori della trasposizione cinematografica ma anche tra i giovani nati diversi anni dopo l’uscita del film. Una su tutte: ‘Non può piovere per sempre’.

Tre mesi dopo la morte di Brandon Lee uscì, nei cinema, il film biografico sulla vita del padre, dal titolo ‘Dragon – La storia di Bruce Lee’. Diretto proprio da Rob Cohen e interpretato da Jason Scott Lee, il quale non aveva alcun legame di parentela con i due attori.

Pare che in quel periodo, durante i casting per ‘Dragon’, lo stesso Brandon Lee sarebbe stato avvicinato per scoprire semmai fosse stato anche lui disponibile, per non dire se si sentiva a suo agio a ricoprire tale ruolo. La risposta del ventottenne a quanto pare fu persino positiva, ma poi non se ne fece più nulla.

Per anni si sono avvicendate teorie e ipotesi di complotti sulle loro morti. Ciò che metterebbe d’accordo tutti, seppur non avrebbe nessuna attinenza con la logica terrena, sarebbe quella di una terribile maledizione inflitta a Bruce Lee, quando era solamente un ragazzino, che gli era stata tramandata da suo padre.

Leggende e fantasie, quindi. Tutti elementi che farebbero parte sempre di un film particolare il cui sceneggiatore si sarebbe veramente divertito a creare una trama così fitta di mistero. Si parlò, addirittura, anche della mafia cinese offesa, secondo alcune voci che circolavano all’epoca, dal rifiuto dallo stesso attore de ‘Il corvo’, di prendere parte alle produzioni di Hong Kong.

Infatti, tutti i film che venivano prodotti in quella parte di territorio erano sotto il controllo dell’organizzazione criminale, la quale chiedeva il pizzo ai produttori. La stessa teoria iniziò a rimbalzare da una voce all’altra quando a morire fu Bruce Lee. Forse fu proprio per questo che Brandon Lee non volle mai avere nulla a che fare con quella situazione? Ma bastò solo questo a far scatenare la furia omicida nei suoi confronti? Sembra un po’ poco.

Al funerale di Brandon Lee presero parte ben quattrocento persone, tra cui nomi autorevoli della Hollywood di quegli anni. In modo particolare spiccavano, tra l’altro, anche due attori che avevano avuto a che fare sia direttamente che indirettamente con il padre. Si tratta di David Carradine e Chuck Norris. Il primo fu colui a sostituire Bruce Lee nella serie cult, da lui stesso ideata, ‘Kung Fu’. Il secondo, invece, è protagonista, sempre con Lee, di una delle più grandi scene di lotta di arti marziali che si sono mai viste al cinema. Potremmo dire, senza troppi di giri di parole, la scena di tutte le scene dei film di arti marziali.

Oltre a loro due furono presenti all’estremo saluto anche Steven Seagal, David Hasselhoff, Kiefer Sutherland, James Coburn, Dolph Lundgren, lo stesso Don Inosanto, Don Wilson e John Lee Hancock. Se Brandon Lee non fosse mai deceduto in quel maledetto 31 marzo del 1993, quattro anni più tardi avrebbe lavorato ad un altro film che gli avrebbe garantito il mantenimento del successo conquistato con ‘Il Corvo’, Matrix dei fratelli Wachoski, interpretato poi da Keanu Reeves.

Di sicuro dopo questi due film la sua carriera sarebbe decollata, scrollandosi per sempre di dosso quell’eredità paterna tanto naturale quanto fastidiosa. Chissà quali altri ruoli avrebbe potuto ricoprire? Adesso è facile sbizzarrirsi con la fantasia, pensando a tutti i film che sono usciti dopo la tragedia.

Però c’è un ma. Sempre se non fosse morto tragicamente, Brandon, due anni più tardi avrebbe dovuto girare un film con una trama che alla fine venne sviluppata per quello che poi divenne il terzo capitolo della saga di ‘Die Hard’, con Bruce Willis nei panni del poliziotto irlandese John MaCclane.

Soprattutto, però, non si può neanche immaginare semmai la sua carriera sarebbe stata comunque legata al genere action o fantasy oppure sarebbe stata indirizzata anche in ruoli ancor più impegnativi. Non lo sapremo mai. L’unica cosa che sappiamo è che, da trenta lunghi anni, la sua tomba, quella di Brandon Lee appunto, è posizionata accanto a quella del padre al Lake View Cemetery della città di Seattle. Entrambi fermati da un destino beffardo, entrambi giovani ed entrambi ad un passo dalla gloria terrena.

Nel caso di Brandon Lee, pensando anche al suo personaggio, ad Eric Draven, che ritorna dal mondo dei morti per vendicare sé stesso e la propria amata dai suoi assassini, ci vien da pensare, forse anche in maniera scontata, peccato che lo stesso Brandon non sia potuto ritornare in vita, anche per poco, proprio come il suo personaggio almeno per capire cosa gli fosse successo quel giorno.

Per concludere ci sarebbe anche un’altra triste coincidenza, in cui la fantasia e la realtà si sono divertite a fondersi in maniera macabra: il personaggio di Eric Draven moriva a pochi giorni dalle nozze, Brandon Lee una volta terminate le riprese si sarebbe dovuto anche lui sposare il 17 aprile di quello stesso anno.

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