Analisi generale sull’elemento portante delle serie tv

L’elemento portante di una serie tv, non ci sarebbe neanche bisogno di dirlo, è l’episodio. Una piccola partizione della ben più complessa e grande storia che si sviluppa nel corso delle puntate e quindi durante le settimane, è questa la definizione generale. In questo primo vero appuntamento con la rubrica ‘Serie Tv’, dal titolo ‘Episodi’, ci soffermiamo su come la medesima divisione dello show televisivo ha avuto la sua evoluzione nel corso dei decenni.

Evitando, per il momento, di andare ad indagare sulla terminologia del mondo delle serie tv, cerchiamo di concentrarci su diversi punti che differenziano la struttura dell’episodio di quelli che un tempo venivano identificati come telefilm e di quelli che oggi sono, propriamente detti, intesi come la partizione di una storia più grande.

Ebbene, tale frammento narrativo è da sempre contemplato come fondamentale nell’economia di una qualsiasi serie televisiva che si rispetti; indipendentemente da cosa si parli, chi è il protagonista e quali sono gli eventi. Ecco proprio da questo ulteriore punto si potrebbe addirittura partire questa non semplice analisi, ponendo l’accento sul presupposto che non si basa solo su concetti tipicamente oggettivi, semmai anche idee soggettive che tentano di spiegare e di definire questo elemento fondamentale.

L’episodio, in sé, deve essere considerato come un trait d’union tra un evento e l’altro, tra una parte e l’altra della trama più vasta e generale. È vero però che se si prendono in esame gli episodi realizzati a partire dagli anni ’60 in poi, per non dimenticare anche quelli delle serie televisive ormai considerate come dei veri e propri cult, la trama stessa, di quello stesso singolo episodio, aveva un inizio ed una fine.

Significa che tutto ciò che succedeva era racchiuso in quei 30, 40 o 45 minuti di show televisivo. Raramente succedeva che semmai la trama era troppo lunga occorreva ricorrere alla divisione dello stesso episodio, ulteriormente, in più parti, per poi proseguire con l’episodio successivo con un’altra trama totalmente differente dalla precedente.

Questo è quanto avveniva in passato, senza creare allo spettatore la problematica insita nel fatto che se si perdeva un appuntamento, in verità, si perdeva solamente un’avventura e non l’intero del filo del discorso o quantomeno non rimaneva a digiuno di un passaggio, magari fondamentale, della trama medesima.

Da quasi trenta anni il discorso è completamente mutato. La maggior parte delle serie televisive prodotte sono, come detto più volte, nel corso di qualche recensione una sorta di romanzo visivo. Ciò significa che semmai state leggendo un libro non lo farete mai saltellando da un capitolo all’altro non seguendo l’ordine crescente del numero dei capitoli, giusto?

Ciò vale anche per le serie televisive di oggi, quelle realizzate come un lungo film spezzettato a piacimento degli stessi produttori e semmai si segue una parte si perde, appunto, il filo del discorso; si perde un collegamento tra un evento all’altro rischiando di riprendere dal principio la visione della serie televisiva preferita.

Fortuna che con la tecnologia di oggi ciò non succede più. Il cosiddetto palinsesto televisivo viene realizzato privatamente dal fruitore delle varie piattaforme streaming dietro abbonamento e che permettono qualsiasi tipo di funzione: anche quella di mettere in pausa i contenuti per poi riprenderli successivamente.

Ma attenzione, seppur la realtà di oggi appare evidente nella produzione e realizzazione di serie tv, ci sono ancora delle eccezioni alla nuova regola. Semmai due. La prima è che in alcuni show per la televisione gli episodi sono realizzati in vecchio stile, in altri si preferisce il cosiddetto sistema ibrido: in cui la trama principale e quella secondaria si sviluppano quasi contemporaneamente. Chiaramente la prima prosegue il suo sviluppo fino alla fine, mentre la seconda termina alla fine dell’episodio stesso.

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