Il 2 Marzo del 1933 venne presentato in anteprima il film sull’iconico personaggio

L’ultima volta non lo abbiamo visto direttamente al cinema. Più esattamente su una delle tante piattaforme delle quali ognuno di noi, chi più e chi meno, è abbonato. In quell’occasione si scontrava contro un essere della sua stessa dimensione e chissà chi avete fatto il tifo: per il suo avversario, Godzilla, o per lui, King Kong? Ma la vera ultima volta che il gigantesco gorilla è apparso sul grande schermo risale a sei anni fa, con la pellicola dedicata alla Monster verse: ‘Kong: Skull of Island’, con Samuel Jackson. Tre anni prima, King Kong venne preceduto da Godzilla. Entrambi, però, hanno esordito in un’epoca ‘lontana lontana’, per dirla alla George Lucas. Quando il cinema non era intriso di computer grafica per gli effetti speciali, ma con gli stessi molto rudimentali che ancora oggi ci fanno stropicciare gli occhi dalla meraviglia.

Era il 2 marzo del 1933 quando venne presentato, in anteprima, il primo e storico lungometraggio sul gorilla gigante che ha da sempre attirato l’attenzione del pubblico, trasformandosi in un vero e proprio cult per ogni generazione. Il titolo era molto semplice: King Kong. In questo giorno di novanta anni fa, il lungometraggio diretto e prodotto dal duo Merian C. Cooper e Ernest B. Schoedsack venne presentato in anteprima mondiale a Los Angeles.

Fortunatamente, durante la visione del film non si è scatenato il panico come nel finale dell’opera cinematografica, in cui l’enorme gorilla spezzava le catene per seminare morte e distruzione per le strade della città californiana. In questo caso sarebbe dovuto uscire dallo schermo in tutto e  per tutto. Ma a parte gli scherzi, King Kong è stato posto, fin dal principio, come un misto tra fantasy e avventura. Due generi cinematografici completamente diversi tra loro, i quali non sembrano andare molto a braccetto.

Abbiamo parlato di effetti speciali rudimentali, normale visto anche l’epoca in cui ci troviamo. Semmai si potrebbe dire comunque che in quel momento tutto sembrava innovativo, specialmente quando le creature gigantesche venivano riprese in prospettiva e con una trama che, in fondo, era molto semplice nella sua struttura. Non c’era nulla di complesso e neanche nella sceneggiatura.

Una trama molto lineare e che si basava su pochi punti e che nel tempo, grazie ai vari remake, ha tenuto sempre banco: una troupe cinematografica, tutta intenzionata alla realizzazione di un film, parte per un’isola misteriosa dopo esser riuscita a trovare la protagonista femminile.

Capitanati sia dal regista che dal produttore, il gruppo si ritrova prima in balia di una tribù indigena e poi dello stesso King Kong, venerato dagli abitanti del posto come una divinità. Dopo tante peripezie, riescono a portare il gigante a New York per mostrarlo al mondo. Non a caso verrà presentato come l’ottava meraviglia del mondo.

Purtroppo, lo spettacolo non va a buon fine e l’animale gigante si ribella al volere dell’uomo, che non può nulla contro lo strapotere della natura a cui Kong appartiene. La sua furia, però, mette lo stesso il gigante in una posizione di venire abbattuto in via definitiva senza alcuna possibilità di salvarlo, anche per preservare una specie così particolare; non solo come scoperta scientifica.

Costituito da effetti speciali rivoluzionari per l’epoca come la stop-motion, retroproiezione, matte painting e miniature lo ha reso un film immortale e storico. Fu campione d’incassi, con 90.000 mila dollari solamente nel primo week end di programmazione, tenendo presente il valore dell’economia dell’epoca. Eppure, qualcuno in Italia non apprezzò uno dei primi sforzi di Hollywood nel conquistare il mondo mediante quell’opera cinematografica faraonica nei mezzi fruiti.

Mario Gromo, un critico cinematografico del quotidiano ‘La stampa’ bollò il lungometraggio come un film per miopi e non si fermò qui con i giudizi, abbastanza duri e forse poco lungimiranti. Certo, è anche facile per noi parlare a distanza di 90 anni dopo di questo sembra un piccolo capolavoro del doppio genere fantastico e, appunto, avventura.

Nel corso di questi lunghi decenni King Kong è stato rielaborato in tutte le salse. Tra sequel e remake che hanno fatto più o meno fortuna e che hanno alimentato il suo mito sul grande schermo rendendolo sempre affascinante ed interessante agli occhi del pubblico.

Inoltre, questo personaggio è stato anche capace di sovvertire anche una regola basilare, quella relativa del famoso passaggio dalla letteratura al cinema: ovvero, nasce prima il romanzo e poi il film. In questo caso si è verificato tutto il contrario. Durante la lavorazione dell’opera cinematografica per promuoverla in seguito, venne ingaggiato uno scrittore per sviluppare il romanzo da vedere in tutte le librerie e non solo degli Stati Uniti d’America. L’autore erroneamente viene sempre riconosciuto nello scrittore di Edward Wallace, in verità era Delos W. Lovelace.

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