Il classico natalizio senza tempo che nel 1984 ottenne meritatamente la candidatura all’oscar come miglior cortometraggio

 La Vigilia di Natale è alle porte, il fuoco scoppietta, la stella brilla in cima al nostro albero…è tutto pronto per una nuova maratona natalizia. La prima scelta, non può che ricadere sul Canto di Natale di Topolino, un grande classico per eccellenza, che continua a scaldare i cuori di grandi e piccoli.

Il cortometraggio Disney, datato 1983, riprende fedelmente la celebre opera di Charles Dickens, “A Christmas Carol”, spesso oggetto di riproduzioni filmiche, seriale e animate. Tra tutte le sue varianti audiovisive, l’opera animata Disney è senza dubbio una delle più celebri, grazie alla sua capacità di toccare con semplicità le nostre emozioni più profonde e pure.

È la Vigilia di Natale del 1843. In una Londra vittoriana pronta a festeggiare il Natale con felicità e speranza, Ebenezer Scrooge (Paperon de’ Paperoni), egoista e noncurante uomo d’affari, continua a lavorare nel suo ufficio, animato dal solo scopo del profitto. Bob Cratchit (Topolino), suo fedele sottopagato, gli chiede il permesso di poter avere una mezza giornata libera, da trascorrere con la propria famiglia. Scrooge è un uomo egoista e taccagno, abituato a guadagnare sui prestiti altrui, senza mai concedere nulla. Nonostante ciò, acconsente, con grande riluttanza, alla richiesta di Catrchit, deciso, tuttavia, a trattenere una parte del suo misero stipendio.

Giunto nella sua grande dimora, nella quale vive da solo, senza affetto alcuno, a causa della propria avidità e cattiveria, Scrooge riceverà la visita di Bob Marley (Pippo), suo defunto socio. Quest’ultimo, dopo avergli mostrato il peso delle catene da lui portate, come penitenza per una vita egoista, gli preannuncia l’arrivo di tre diversi spiriti, sua unica salvezza per evitare di incorrere nella sua stessa fine.

Difatti, Scrooge riceve la visita dello spirito del Natale Passato (Grillo Parlante), del Natale Presente (il gigante Willie) e del Natale Futuro (Gambadilegno). I tre fantasmi guideranno il taccagno Scrooge verso un emozionante cammino di redenzione tra ricordi e nuove consapevolezze.

Il cortometraggio ottenne, meritatamente, la candidatura agli oscar nel 1984, come miglior corto d’animazione. Pur avendo una lunghezza limitata, circa 26 minuti, Il canto di Natale di Topolino, restituisce fedelmente l’essenza del racconto di Dickens. Nonostante siano eliminati alcuni passaggi specifici riguardanti le riflessioni sociali e politiche dell’epoca – temi cardine della poetica dickensiana – il cortometraggio racconta, in un crescendo continuo, la storia di Scrooge, fino all’emozionante finale.

Grazie all’efficace associazione tra i protagonisti del racconto e i personaggi Disney e le immagini fortemente evocative, il corto contribuisce a rafforzare l’epoca d’oro che negli anni ’80 la casa d’animazione vive. Il Canto di Natale non è mai grottesco o esageratamente didascalico, anzi, risulta delicato nella sua narrazione e mai scontato.

Uno dei motivi per cui Il Canto di Natale di Topolino, emoziona ancora oggi può ricondursi senz’altro all’attualità del tema e, soprattutto, alla sua capacità di narrazione, al di là di qualunque cambiamento sociale. Scrooge è un uomo che ha perso la fiducia nel prossimo e nel significato del Natale, preferendo rifugiarsi in un mondo guidato dall’egoismo e dalla logica del guadagno. Nonostante ciò, i tre spiriti accorrono da lui, consapevoli che la speranza non sia persa. Una grande metafora che mostra come non sia mai tardi per rimediare ai nostri errori e guidare la nostra vita. Il Natale diventa un momento di riflessione, nel quale ognuno di noi può pensare a ciò che è, è stato e sarà e decidere chi davvero voglia essere. Come ci insegna Dickens, non c’è migliore momento del Natale per iniziare ad essere buoni.

L’intimo significato di A Christmas Carol trova un terreno fertile nella magia del mondo disneyano. Le immagini ben definite, i colori e le musiche, raccontano chiaramente, anche senza parole. La stampella del piccolo Timmy, o le lacrime di Cratchit davanti alla tomba del figlio, così come Scrooge sulla sedia a dondolo circondato dai figli del suo nuovo socio Cratchit, ci arrivano dritte al cuore, senza bisogno di alcuna battuta.

Il Canto di Natale di Topolino è una favola dei buoni sentimenti, un corto che, nonostante sia visto e rivisito, continua a emozionare, grandi e piccoli. È una storia in cui tutti ci immedesimiamo, in tempi, come quelli attuali, nei quali sentiamo l’incertezza e il bisogno di speranza. Il Canto di Natale di Topolino innesca riflessioni pure, alle quali non possiamo rimanere indifferenti, risvegliando emozioni che sopite, ma sempre presenti

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