lo Showrunner si ispirò a tre famose opere letterarie nel realizzarla

Galeotto, dunque, fu lo scrittore Victor Hugo che con il suo capolavoro letterario, I miserabili, convinse uno scettico produttore e sceneggiatore in merito alla realizzazione televisiva de L’incredibile Hulk. Ovviamente il grande scrittore francese non poté immaginare che la sua opera letteraria, di notevole rilevanza tra l’altro e per motivi più alti, si rivelasse così determinante nella realizzazione della serie televisiva dedicata all’uomo verde.

In verità, lo stesso Kenneth Johnson non trovò ispirazione solamente a quell’opera letteraria. Il personaggio di Hulk richiamava quello di Frankstein, il personaggio ideato da Mary Shelley, per non parlare anche del Dottor Jackyll e Mister Hyde, proveniente dal genio di Robert Louis Stevenson.

Allora perché, a distanza di decenni, si ritiene solamente ‘I Miserabili’ così determinanti? Perché il reporter del National Register che dava la caccia a Banner, Jack McGee, venne ispirato, molto probabilmente, dal poliziotto che perseguitava il protagonista principale di Hugo.

Tre trame diverse per valorizzare ancor di più una semplice storia di fumetti che determinò la realizzazione di una delle più interessanti e toccanti trasposizioni televisive di quel periodo. Inoltre, la serie televisiva de L’incredibile Hulk era anche una serie di storie on the road, partendo dal dramma personale del protagonista principale.

David Bruce Banner, questo il nome modificato del personaggio ideato da Stan Lee da parte di Kenneth Johnson, era uno scienziato vedovo con l’ossessione di portare avanti delle ricerche che comprovassero l’esistenza, nel Dna umano, della presenza di una possibile riserva di forza nascosta che ha permesso, ad alcuni soggetti, di evitare delle tragedie molto gravi e quindi di salvare la vita. Una ricerca iniziata poco tempo dopo la morte della sua moglie.

Durante una passeggiata in macchina, il dottor Banner, perde il controllo dell’auto a causa dello scoppio di uno pneumatico. Il violento ribaltamento della vettura lo sbalza fuori, intrappolando però la sua dolce metà. Per cercare di evitare che l’auto scoppi con la donna all’interno, David Banner, nel tentativo anche di aprire meglio lo sportello della vettura capovolta, cerca di sollevarla quel tanto che basta senza ovviamente riuscirci.

Eppure, durante le sue ricerche, durante i suoi esperimenti, s’imbatte in persone le quali, trovandosi nella sua stessa situazione, sono riuscite ad avere la meglio e a salvare i propri cari. Un giorno riesce a trovare un collegamento e fa una prova su sé stesso facendosi colpire dai raggi gamma, attraverso un macchinario specifico. Nell’immediato si mette alla prova senza riuscirci e inizia ad innervosirsi.

Nella stessa sera che ha effettuato questa prova arriva un temporale che non gli permette, al ritorno a casa, di non vedere bene la strada. Urta qualcosa con le ruote della propria auto ed uno dei pneumatici esplode. Proprio quando si trova in difficoltà nel cambiare la gomma, anche a causa della pioggia, avviene qualcosa al suo corpo: si trasforma in un essere muscoloso e verde, dalla forza sovrumana e gigantesco. Hulk, ovviamente. Purtroppo, il processo che ha innescato nel suo organismo e sostanzialmente irreversibile.

Partendo da questo presupposto, Johnson crea una storia molto vicina alla realtà e, di base, molto malinconica. Merito, anche, dalla struggente melodia composta al pianoforte dal musicista Joe Harnell, intitolata ‘The Lonely Man’, l’uomo solitario nella traduzione italiana. Lo stesso Harnell aveva già lavorato in passato proprio con Kenneth Johnson. Si può dire, quindi, una coppia collaudata.

Nella trama ideata non c’è troppo spazio per la fantasia e dove le dinamiche di mera invenzione non stonano con quelle potenzialmente reali o tali al cento per cento. Non solo per questo, lo show televisivo, a partire dal 1979 in poi, collezionerà diversi premi in merito, venendo ricordato ancora oggi con notevole affetto da tutti coloro che hanno seguito le avventure di quello che è, nella sostanza, uno sfortunato supereroe. Nonostante Johnson non volesse riportare una serie di storie con tutti i crismi del fumetto, diventa a tutti gli effetti l’ideatore d’una rivoluzione stessa all’interno di quella medesima storia a strisce.

Ciò non vogliamo dire che ha inventato i personaggi creati da Stan Lee, semmai li ha reinventati in un modo convincente, reinventato la trama stessa, donandogli dei connotati più umani e più vicini all’aspetto sociale che alla mera fantascienza o al fantastico. Semmai l’unico elemento di fantasia era propriamente rappresentato dall’essere verde.

Un’operazione, dunque, che anticipa, come abbiamo detto all’inizio di questo nostro speciale, di molti anni anche, esattamente di quasi trenta anni, quella di Christopher Nolan con la trilogia dedicata al Cavaliere Oscuro, Batman.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *