Un ulteriore approfondimento sulla serie evento su cui adesso si attende solamente il Gran Finale

Se la prima parte della quarta stagione di Stranger Things ci aveva lasciati con il fiato sospeso e l’ansia di scoprire il destino dei suoi protagonisti, il volume 2 segna il culmine dell’adrenalina, rappresentata da un vero e proprio ingresso in guerra. Gli ultimi episodi del season finale sono quasi una sorta di epica ambientata negli anni ’80 e scandita da un ritmo musicale emozionante.

I tre archi narrativi già delineati negli episodi precedenti, sono ora maggiormente descritti ma, allo stesso tempo, convergono in un punto comune, rappresentato proprio dalla lotta contro Vecna. Il gruppo di Hawkins, quello più interessante, composto da Nancy, Steve, Dustin, Robin, Max, Erica e Eddie – sicuramente il personaggio migliore di questa stagione- è intenzionato a fermare Vecna una volta per tutte, accedendo al Sottosopra.

Anche il gruppo in Russia intraprende una dura lotta per salvarsi. Dopo aver finalmente liberato Hopper dalla prigionia dei ghiacci siberiani, quest’ultimo, Joyce, Murray e la new Entry Enzo, devono letteralmente lottare per salvare sé stessi e la garanzia di un ritorno negli Stati Uniti, osteggiato dalle creature del Sottosopra.

Infine, dopo numerosi tentativi, Eleven ritorna in pieno possesso dei suoi poteri e dei suoi ricordi, ponendo anche l’accento sull’identità di Vecna e creando un colpo di scena di fortissimo impatto. Aiutata da Will, Mike e Jonathan, la giovane può ora schierarsi in prima linea per difendere i suoi amici, essendo forse l’unica in grado di fronteggiare il nemico comune.

Sin dai primi episodi della stagione, era emersa con chiarezza la volontà dei fratelli Duffer di cambiare il registro della serie. I personaggi che popolano l’universo di Hawkins sono ormai tanti e dividerli in tre gruppi differenti dona probabilmente un nuovo ritmo agli eventi. Come già detto, le tre suddivisioni viaggiano su binari diversi ma paralleli, che a un certo punto convergono in un unico punto.

L’aver spezzato quel ritmo sempre compatto avuto fino alla precedente stagione, si rivela una soluzione vincente. I Duffer pensano di creare tre archi narrativi, riuscendo a mantenere sempre l’equilibrio e anzi, arrivando a caricare il momento di picco del climax con maggiore carica.

Sicuramente, è doveroso sottolineare come, nonostante l’equilibrio sempre presente, un arco narrativo possa essere preferito a un altro, grazie, per esempio, all’introduzione di personaggi come Eddie, che letteralmente, catturano lo spettatore per tridimensionalità.

È proprio Eddie ad essere il protagonista di una delle scene più iconiche e metal di tutta la serie. Non descriverò nulla, in quanto credo che nulla valga più della visione di questo momento, mi limiterò solo a dire “Chrissy, this is for you”.

Il volume 2 di Stranger Things sembra quasi rappresentare l’ingresso definitivo di tutti i suoi giovani protagonisti, nell’età adulta. I toni sono molto più cupi e le morti ancora più volente. Vi è ben poca ironia, sostituita dai toni epici della battaglia, scandita da citazioni cinematografiche, canzoni emozionanti e montaggi che ci colpiscono dritti allo stomaco. Questa crescita giustifica forse la lunghezza, definita da molti come “eccessiva”, degli episodi finali della stagione.

Possiamo perdonare dunque alcuni scivoloni fatti dalla sceneggiatura, soprattutto a fronte a una stagione in generale migliore della precedente. Forse, l’unico elemento su cui si spera la sceneggiatura si soffermerà nella prossima, e ultima, stagione, è il personaggio di Will, ricco di sfumature e così vicino a tutti noi che abbiamo avuto paura di ritrovare in lui noi stessi.

Rispetto a Mike, probabilmente Will merita un livello di importanza maggiore, essendo l’origine di tutto. È un peccato che nella terza e quarta stagione, il suo personaggio sembri essere quasi marginale, insieme a quello di Jonathan. Nonostante ciò, i due fratelli ci regalano anche se per brevi frammenti, molte più emozioni di Mike e Undici, intrappolati in una storyline ormai debole rispetto alla forza del personaggio di Undi.

Punto importante da analizzare è sicuramente legato a Vecna, un cattivo a 360 gradi, ispirato a personaggi del mondo horror come Freddy Krueger. Cattivo, potente e imprevedibile. Un villain in questa stagione sicuramente speciale, attorno al quale ruota un alone di mistero che, allo stesso tempo, ci affascina, a fronte, soprattutto, di un background sorprendente.

L’intera stagione culmina però in un finale sicuramente emozionante. Si tratta quasi di un richiamo all’amore. Un amore per gli anni ’80, ma anche e soprattutto per coloro che sono realmente importanti, che lottano noi, condividendo i nostri dolori e le nostre gioie. In questo poema epico moderno e anni ’80, i nostri protagonisti diventano eroi, che si ritrovano, superando ogni ostacolo, attraverso la forza dei legami.

Per questo Stranger Things rimane uno dei prodotti Netflix di maggiore qualità. Resta un viaggio ricco di emozioni, chiuso con grande coerenza dagli episodi finali della stagione. Ora, non resta che attendere la stagione conclusiva di questo cerchio.

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