Eravamo rimasti alle dichiarazioni della Russia su una possibile Terza Guerra Mondiale. Anche questa mattina, purtroppo, dobbiamo riportarvi altre frasi, altre parole che gettano altra benzina sul fuoco su una situazione che sta diventando sempre più pericolosa. Non vogliamo creare allarme fra di voi, cari lettori. No, al contrario. Da quando è iniziata la guerra in Ucraina non abbiamo mai smesso di monitorare il corso degli eventi.

Certo, qualche volta abbiamo preferito non parlarvene, deliziandovi, semmai ci fossimo riusciti, con tematiche più sobrie e soft. Il punto, però, che per quanto il mondo possa far finta di nulla con eventi organizzati quasi in modalità post-pandemia, sembra che qualcosa stia per succedere.

Ripetiamo, sembra. Le parole che Londra e Mosca si sono scambiate ieri non rappresentano i soliti convenevoli. Che i rapporti fra le due nazioni fossero complicati era ormai risaputo, ma il prendersi quasi a muro duro non succedeva dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Anzi, leviamo il quasi che sarebbe meglio.

‘E’ legittimo da parte di Kiev bombardare il territorio russo con armi britanniche’, parole queste del Ministro della Difesa inglese James Heappey. Di contro, Mosca, ha risposto senza esitare: seguendo questa logica sarebbe legittimo attaccare obbiettivi militari sul territorio di quei paesi Nato che forniscono armi a Kiev’.

Un tempo in cui ci si avvicinava ad eventi tragici come il primo ed il conflitto mondiale si usava lanciare ultimatum. Oggi, invece, si arriva direttamente dalle parole ai fatti. Non come lanciare missili, se non contro un unico Stato, ma quelli rappresentati dallo stop, sempre da parte di Putin, della fornitura di gas nei confronti di Polonia e Bulgaria.

Lo dicevamo ieri e lo ripetiamo oggi e questa volta senza alcun punto interrogativo sul finale del nostro pensiero: l’attacco avvenuto in Transnistria ha inasprito ancor di più la tensione e non solo tra l’Ucraina e la Russia, ma anche tra quest’ultima e la Nato. Gli Stati Uniti hanno affermato di smuovere mari e monti per aiutare sia il paese di Zelensky che gli stessi alleati. Mentre la statua dell’amicizia, tra Russia ed Ucraina, è stata decapitata sempre nella giornata di ieri.

Tutto ciò accadeva nella giornata in cui cadeva l’anniversario dell’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl, nel 1986, ai tempi dell’Unione Sovietica. Luogo in cui la presenza russa, in questi ultimi mesi, è tornata preponderante e che è stata definita senza mezzi termini dallo stesso premier ucraino in questo modo: coi russi a Chernobyl il mondo sfiora la catastrofe. Altre parole dure che non lasciano presagire, almeno per il momento, nulla di buono.

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