Un tema, quello della guerra, di cui l’arte, nel corso del tempo, ha cercato non solo di fornire una chiara raffigurazione degli eventi, ma anche una rappresentazione della sua tragicità.

Sono numerosissime le opere d’arte che offrono testimonianza dello svolgimento di fatti d’arme e, quindi, della guerra, illustrata nello sviluppo delle sue vicende.

Celeberrimo, conservato nel Museo Archeologico di Napoli, è il mosaico della Battaglia di Isso, un capolavoro dell’antichità forse direttamente di origine greca (e poi trasferito a Pompei) o derivato da un’opera di Filosseno di Eretria.

Filosseno di Eretria (?), La battaglia di Isso, Napoli Museo Arch. Naz.le

Nel Medioevo, poi, sono numerosissime le scene di battaglia che ci consegna la Miniatura e così avviene anche nel Rinascimento. Ricordiamo, in proposito, come alcune battaglie significative nella storia del periodo rinascimentale abbiano meritato addirittura cicli specifici di raffigurazione degli eventi: così la battaglia di Pavia col celebre ciclo di arazzi fiamminghi di Capodimonte o l’assedio di Malta nel ciclo di affreschi della Valletta, opera di Matteo da Lecce, che illustra le gesta dei difensori dell’isola, comandati da Jean Parisot de la Vallette, che ebbero successo sulle truppe di Solimano il Magnifico.

Arazzo sec. XVI, La Battaglia di Pavia, Napoli, Capodimonte

Né dimenticheremo la battaglia di Lepanto, oggetto di numerosi interventi di descrizione figurativa, tra cui, celebre, quello nella Sala regia in Vaticano di Giorgio Vasari.

Il ‘600 rende quello della guerra un tema specifico della narrazione artistica e ricordiamo come figura eminente di battaglista quella del napoletano Aniello Falcone.

E così si continua lungo il ‘700 e l’800, fino ai nostri giorni, ove la guerra diventa motivo ispiratore anche del cinema, con la produzione, ad esempio, di autentici capolavori come’ Apocalipse now’.

Della guerra c’è, però, anche un’altra descrizione: non solo quella della furia dei combattimenti, ma anche quella dei suoi orrori e delle sofferenze individuali, come ci viene testimoniato dall’opera di Goya, e come verrà ribadito in moltissimi altri interventi creativi, tra cui vorremmo citare almeno due  capolavori del ‘900, il ‘Trittico della guerra’ di Otto Dix e ‘Guernica’ di Picasso.

G. Vasari, La battaglia di Lepanto, Roma Vaticano, Sala Regia.

Matteo da Lecce, Affreschi dell’assedio di Malta, Malta Palazzo Gran Maestro

Queste  opere segnano un capitolo specifico in quella prospettiva dell’ impegno morale, politico e civile dell’artista che non si limita più, semplicemente, a descrivere la guerra, ma ne denuncia l’orrore, l’ingiustizia e la profonda stupidità.

O. Dix, Trittico della guerra

Otto Dix, un artista tedesco di netta marca espressionista, descrive la violenza più cruda ed irrazionale della guerra e ne stigmatizza la profonda ingiustizia, evidenziandone gli aspetti di crudeltà e l’abisso di dolore che lascia alle sue spalle. Il suo ‘Trittico’ evoca una pala medievale, ed il soggetto non è più, però, quello sacro e devozionale, ma quello carico di dolente umanità suggerito dalla assurdità della guerra e dalle sofferenze umane che essa produce.

P. Picasso, Guernica

Non meno provvide a fare Picasso, che, in ‘Guernica’, volle non solo ricordare l’evento macabro della cittadina basca selvaggiamente bombardata durante la guerra civile spagnola, ma volle trarre da quell’episodio specifico le ragioni di un monito e la grande lezione della condanna della guerra come atto, sempre, di barbara precaricazione del diritto umano alla vita.

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