Dieci anni or sono la musica perse una delle stelle più lucenti che fino a quel momento erano apparse nel firmamento musicale. Una voce, la sua, suadente, dolce e potente, apprezzata da tutti ed entrata nel mito, definitivamente, nel 1992 per la colonna sonora di un film che fra qualche mese compirà trenta anni: Guardia del Corpo, con Kevin Costner. La cantante in questione si chiamava Whitney Houston.

In questo appuntamento speciale non ricorderemo solamente la sua figura, la sua vita e i suoi successi, ma ci soffermeremo su un paio di canzoni. La prima è strettamente connessa alla rubrica interamente dedicata agli anni ’80, Forever 80s, la seconda è quella ‘I will love you always’ citata poco fa.

Nata il 9 agosto del 1963 a Newark, nello Stato di New York, la Houston è stata riconosciuta per l’immenso talento vocale e per il soprannome, attribuitole da un’altra grande personalità afroamericana dello star system americano Oprah Winfrey, The Voice. Lo stesso riconoscimento musicale venne, qualche anno più tardi, attribuito anche a Frank Sinatra.

Il suo esordio risale al 1977, a soli 14 anni quando come cantante di sostegno per il singolo della Micheal Zagler Band, Life’s a party. I suoi genitori erano John R. Houston e Emily Drinkard Houston, il nome di quest’ultima, molto probabilmente vi dirà qualcosa. Era conosciuta nell’ambiente musicale con il soprannome di Cissy ed era cantante soul del gruppo The sweet Inspirations, un gruppo che fungeva da appoggio per i cantanti del calibro di Elvis Presley ed Aretha Franklin.

Le abilità vocali di Whitney vennero notate subito, tant’è vero che si pensò di farla esordire già in quegli ultimi anni finali del decennio 1970. Fu solo nel 1981 che venne messa sotto contratto dalla Tara Productions. Fino a quel momento aveva anche partecipato ad un singolo come voce in sottofondo e lavorato anche come modella. Due anni più tardi partecipò come voce solista e ancora come voce di supporto, addirittura, per Jairmaine Jackson, fratello di Micheal e membro dei Jackson 5.

Ormai il suo nome si era sparso e un biennio più tardi, nel 1985, fece il suo esordio con il suo primo album in assoluto. Per la consacrazione ci vollero ancora due anni più tardi grazie al suo secondo long play. Se il titolo del primo album era semplicemente ‘Whitney Houston’, il secondo bastava solamente il suo nome di battesimo: ‘Whitney’. Dal 1985 fino al 1992 furono anni bellissimi, ricchi di successo, culminati con la partecipazione cinematografica nel 1992, supportata dalla stupenda colonna sonora.

In seguito, l’immagine della ragazza perbene, quella della porta accanto per intenderci, lasciò spazio ad un’altra persona che faceva continuamente tardi nello studio di registrazione e, di conseguenza, i vari concerti venivano rinviati o cancellati. Incominciarono a girare brutte voci sul suo conto. Voci che, anni più tardi, vennero confermate. Purtroppo, la cantante faceva uso di sostanze stupefacenti e nulli furono i tentativi per salvarla. Era ormai una questione di tempo.  

La sua fine giunse l’11 febbraio del 2012 in una camera d’hotel di Beverly Hills. La causa della morte sarebbe stata l’annegamento causato da un infarto. A dare l’allarme fu il suo ex marito, Bobby Brown, che non la sentiva rispondere al telefono da un po’ di tempo. Qualche anno prima si fece largo addirittura la voce Bobby Brown la picchiasse. Durante un’intervista fu la stessa cantante ad affermare il contrario e che ciò accadde una sola volta.

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