‘Quella di Marinella è una storia vera’ cantava il grande Fabrizio De André nel lontano 1964. Un titolo ed un verso di un brano che ieri ha trovato spazio durante una particolare conferenza stampa, tenutasi presso al Palazzo Maison numero 287 di Riviera di Chiaia a Napoli. Strada diventata famosa non solo per lo spettacolare lungomare, con cui si può ammirare lo spettacolare panorama. No, c’è dell’altro. un’altra storia che ha un nome di una tradizione, un nome di un marchio e, permetteteci anche di usare l’espressione, il nome di una leggenda.

Si, proprio così. Perché la storia vera di Marinella a Napoli, a differenza di quella narrata dai versi dell’altrettanto leggendario cantante ligure, ha inizio nel lontano 1914 grazie al lungimirante Eugenio Marinella, imprenditore napoletano, che fondò quello che poi sarebbe diventato il più grande negozio di cravatte conosciuto non solo nel capoluogo partenopeo, ma in tutto il mondo.

All’inizio venne inaugurata una piccola bottega di soli 20 metri in Piazza della Vittoria, nel quartiere di Chiaia, che ha fornito le più grandi personalità della politica e non solo. Una storia, questa, che mescola diversi ambiti: la moda, innanzitutto, il cinema e la storia stessa, ma quella di due luoghi: Napoli e l’Italia. Una storia fatta “di passione, di emozioni, senso del dovere e di una voglia di trasmettere una bella Napoli”, come suggerisce sempre lo stesso Maurizio Marinella.

A riprendere questo famoso verso ci ha pensato uno degli eredi di Eugenio Marinella, Maurizio. 65 anni di età, di cui oltre cinquanta trascorsi in quel negozio di famiglia che ormai rappresenta, per molti, una vera e propria istituzione e che, nonostante le numerose aziende che purtroppo chiudono i Marinella ‘sono ancora qua’, per dirla alla Vasco Rossi, per raccontare i loro 108 anni di attività, appunto.

Un 108° compleanno che si materializzerà effettivamente il prossimo 26 di giugno; le cui celebrazioni sono state anticipate di qualche mese, soprattutto, mediante ad un docufilm scritto dal regista ed ex dirigente della Rai Francesco Pinto e diretto da uno degli attori più popolari dell’ultimo periodo: Massimiliano Gallo, si proprio uno dei protagonisti della fiction ‘I Bastardi di Pizzofalcone’. La colonna sonora, invece, è opera del compositore Remo Anzovino.

Il titolo di questo interessante documentario è altrettanto particolare e poetico: ‘Una vetrina che guarda il mare’. Un modo, quasi, per ribadire che da quella stessa vetrina i Marinella controllano quasi tutta Piazza Vittoria. La verità, come poi sottolineato dallo sceneggiatore Francesco Pinto, Eugenio Marinella scelse quel posto perché voleva vedere il mare.

Tra gli interpreti che hanno preso parte a quest’avventura cinematografica ci sono Nunzia Schiano, il cui nome è indissolubilmente legato al ruolo di Rosa Vaglio, la tata de ‘Il Commissario Ricciardi’, Beppe Barra e l’attrice brasiliana, nonché moglie di Massimiliano Gallo, Shalana Santana, vista anche in qualche episodio di ‘Don Matteo’.

Oltre a questi nomi, però, nel cast figura anche il Ceo di Marinella, Maurizio appunto, il quale, sempre in conferenza stampa, si è divertito in questa nuovissima esperienza svelando, scherzosamente, di essersi fatto crescere la barba “assumendo un atteggiamento tipo Sean Connery”.

Inoltre, in alcune scene lo stesso Maurizio viene interpretato da suo figlio Alessandro. Ma cosa effettivamente racconta questo documentario, la cui prima proiezione si è avuta sempre ieri alle 18 in uno dei cinema di Napoli e che prossimamente approderà sulla piattaforma streaming Netflix e sulla Rai. Anche se nulla sembra ancora certo in base alle parole di Massimiliano Gallo.

Come detto la prima bottega venne aperta nel lontano 1914. Nelle intenzioni di Eugenio Marinelli, però, c’era la volontà di riproporre, a Napoli, un piccolo angolo d’Inghilterra. Infatti, le cronache di quei tempi, narrano che il fondatore di questa fortunatissima azienda partì per la volta di Londra. Lo scopo fu quello d’importare i propri prodotti dell’epoca. Nel 1940 decise di fare il salto di qualità concentrandosi nella creazione di due laboratori sartoriali: uno per la realizzazione delle camicie e l’altro proprio per le cravatte su misura.

Dopo Eugenio l’attività è stata portata avanti dal figlio Luigi, adesso da Maurizio e il futuro del marchio ha il volto di Alessandro. Una tradizione di famiglia che nonostante fosse rimasta ancorata al territorio fino al 2000, fornendo ugualmente grosse personalità, con il nuovo millennio il marchio ha aperto nuovi orizzonti: inaugurando altri negozi sparsi in Italia e nel mondo: oltre a Napoli, Marinella è presente a Milano e a Roma; Tokyo e in diversi Department store di Parigi, New York, Londra e in Spagna nella città di Barcellona. Giusto cinque anni fa, il brand di Marinella è stato anche protagonista delle cravatte prodotte al Moma della Grande Mela.

Un negozio, quello dei Marinella, oltre che una famiglia che porta avanti una bellissima tradizione, che è sinonimo di sacrificio. Che è sinonimo di una potenza commerciale che fa gola ad altri marchi, intenzionati ad acquistare la storica azienda. Sempre Maurizio, con il tono ironico, afferma che “siamo presi per la giacca, anzi per la cravatta”.

FOTO DI VINCENZO PEPE

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