Le artiste appartenenti al Movimento di Astractura costituiscono una realtà significativa ed operosa all’interno della pratica creativa di stampo astrattista

La formazione di un nucleo di personalità, per costituire la consistenza iniziale del Gruppo artistico del Movimento di Astractura, è avvenuta solo alcuni anni dopo la messa a punto di un impianto teoretico, su cui abbiamo preso a lavorare dai primi del 2000, in perfetta solitudine, confortati dal convincimento soggettivo che solo un impianto razionale, come quello astrattivo-geometrico, avrebbe consentito di superare i limiti della deriva postmoderna.

Il nostro intento era quello di costruire un solido impianto di pensiero che costituisse la profilatura identitaria di Astractura, che abbiamo inteso creare come un movimento che, raccogliendo intorno a noi un gruppo di artisti, potesse proporre ragioni di innovazione radicale nel mondo della pratica  astrattiva, andando a suggerire che potessero diventare centrali, all’interno del processo creativo, i tre principi del Linearismo, della Cronotopia e del Cinestetismo.

L’orientamento di pensiero, che abbiamo inteso suggerire come profilatura dell’impianto identitario di Astractura, prevedeva, secondo il nostro personale convincimento, che, sul piano dell’azione, si sarebbe dovuto dar corpo alla costruzione progressiva di una concezione dell’arte come una ‘filosofia visiva’, all’interno della quale sarebbe stato necessario aver conto di una componente di preterintenzionalità, che, modellandosi sulle ragioni dell’evenienzialità casuale, avrebbe potuto suggerire le determinazioni anche empiriche delle connessioni relativistiche, mostrando, in tal modo, come l’intendimento di Astractura fosse tutto iscritto, con consapevolezza storica ed epistemologica, nelle logiche dell’astrazione e lontano dalle derive di astrattezza.

Su tale impianto, già quindi da noi ampiamente delibato sul piano teoretico, si animava intorno al 2009-2010, il primo nucleo del Gruppo artistico di Astractura, caratterizzato da una formazione iniziale   sostanzialmente ‘maschile’.

Cominciarono, successivamente, ad affacciarsi anche delle presenze femminili, non solo di provenienza napoletana, alcune delle quali hanno svolto una militanza, più lunga e continuativa, altre solo di impegno collaterale, del cui contributo certamente Astractura s’è avvantaggiata.

Successivamente, sono entrate a far parte del Gruppo del Movimento altre artiste, come Elena Dombrovska, residente in Ucraina, cui si è affiancata la artista romana di origine siciliana Lucia Di Miceli.

Non molto più tardi, Astractura si arricchisce delle presenze di Ellen Roß di Coblenza, di Nina Pops di Colonia e di Ulla Pedersen di Copenaghen, mentre, per adoperare una espressione sportiva, scalda i muscoli, in panchina, Carmen Novaco, con la quale s’era già da tempo istituito tra noi (2014) un rapporto di fervida intesa e di apprezzamento della attività creativa.

Un ulteriore ampliamento della componente ‘al’ femminile di Astractura sarebbe avvenuto con l’ingresso nel Gruppo del Movimento della ateniese  Kleopatra Moursela, poi di Yessica Zambrano, di origine venezuelana, ma attualmente residente in Spagna ed, infine, in ordine di tempo, di Grazia Santarpia.

Il mondo delle donne di Astractura, può ben dirsi, quindi, che è una rappresentazione del mondo tout-court; e ciò costituisce certamente motivo di ricchezza, giacché vale a rendere più ampiamente dilatate le esperienze umane e più esteso il profilo degli apporti culturali.

In particolare, potrà osservarsi come sia possibile verificare che una base comune che affratella tutti questi intendimenti  propositivi sia quella di una coscienza creativa che affonda le sue radici nella pregnanza ‘costruttivista’, al netto di qualche esperienza specifica di profilatura ‘concettuale’, come quella della Dombrovska, e di qualche inclinazione più decisamente ispirata ad un formalismo visuale di forte valenza percettiva, come dimostra di saper fare la Zambrano, che non sembra disdegnare, insieme con la Santarpia, qualche sensibilità materica ed apparentemente, talvolta, anche eslege.

Detto questo, occorrerà poi chiarire che le altre artiste, da noi precedentemente riunite sommariamente sotto il titolo critico della ascendenza ‘costruttivista’ sono tutt’altro che omologabili sia sullo schiacciamento stilistico, che sulla sovrapposizione delle rispettive delibazioni creative individuali.

Osserveremo, ad esempio, come Lucia Di Miceli prediliga una compitazione creativa che costruisce l’immagine per accostamenti di piani variamente composti e sovrapposti avvalendosi  non raramente dell’impiego di componenti polimateriche, mentre una artista come Ellen Roß, provvede a stabilire nel contesto della propria definizione creativa, una leggibile ed ordinata disposizione delle partiture geometriche, che si dispongono in orditi di sempre mutevole e variegata ricchezza compositiva.

Un diverso orientamento geometrico è quello che segue Nina Pops, che si dispone ad articolare le sue forme geometriche in addensamenti più decisamente massivi, indirizzati non di rado a suggerire l’esigenza di una dilatazione spaziale che si dispiega, talvolta, come esondazione dai limiti stessi della quadrangolarità perimetrale per suggerire inedite formulazioni poligonali.

Di inedite soluzioni formali occorrerà parlare anche per la produzione di Ulla Pedersen, la quale sceglie di governare le sue scansioni creative, che modulano intriganti equilibri di concavo-convesso, procedendo a contenere tali modellazioni entro confini prescrittivi decisamente informati ad una rispondenza a formule anche non abitualmente adusate nella pratica corrente della planarità geometrica.

Di una ben avvertita coscienza della consistenza quadrilatera le offre, infine, prova Kleopatra Moursela, che stabilisce un ordito di grande variabilità  compositiva,  cromaticamente tonale, giocando la carta di associare in modalità costantemente diverse le componenti sostanzialmente rettangolari delle sue figure geometriche che vanno a costituire la disposizione organica delle sue realizzazioni creative.

C’è all’interno di tutta questa produzione una accortezza  compositiva che testimonia di una sensibilità linearistica di base che ha consentito il ‘riconoscimento’ della pratica creativa di queste artiste come quella che potesse configurarsi di sapersi rendere ampiamente interprete  delle ragioni astracturiste, riuscendo a proiettarsi – potenzialmente o in atto – verso quelle ragioni cronotopiche e cinestetiche, che costituiscono   decisive dirimenti identitarie dell’abbrivio astracturista.

E si inserisce a questo punto, non a caso, la personalità di Carmen Novaco, come quella che volge la sensibilità di base costruttivista ad attingere vibratamente una tangenza ‘concretista’ (ben presente, peraltro, con varia intensità, in tutta la comunità astracturista) che si esplicita in una sensibilità cinestetica che privilegia la scelta del coinvolgimento attivo fruitivo come terreno di verifica della estendibilità del protagonismo creativo in una dimensione propriamente cronotopica, che sia capace di valorizzare le ragioni proprie della autonomia espressiva e comunicativa di ogni singola  opera.

Lungo tale gradiente creativo, che si rivela particolarmente fertile e vitale, esaltando le peculiarità cronotopiche e cinestetiche della vocazione astracturista, si colloca, infine, la ricerca di Grazia Santarpia, che provvede a dar corpo ad una proposta produttiva che lascia spazio di sviluppo ad un orientamento ‘geometrico’ che visibilmente si dispone a proiettarsi verso regioni decisamente extraeuclidee, guadagnando, peraltro, una sensibilità espressiva che muove a sperimentare suggestioni emotive di coinvolgimenti articolati secondo piani sensoriali non esclusivamente riferibili alla sola sfera del visivo.

Come può ben osservarsi, la componente ‘al’ femminile del Gruppo del Movimento  non solo costituisce una proprietà di ricchezza espressiva, ma il deposito stesso delle ragioni identitarie di Astractura.

Ed in tal modo tutta la compagine astracturista, nel dover prendere atto non di una ‘differenza’ di qualità, ma di una ‘differenza’ della condizione ‘al’ femminile, acquisisce il patrimonio immenso della azione creativa delle artiste di Astractura come una indispensabile contribuzione, che è quella che solo la donna può portare ovunque come arricchimento prezioso di intuizione, di determinazione e di volontà.

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