Da che mondo è mondo le persone si sono sempre divise in diversi tipi di schieramenti. Che sia il calcio, la musica, la cinematografia, la politica c’è sempre qualcuno che patteggia per uno rispetto all’altro. Difficilmente si può trovare una via di mezzo. Fare il ‘tifo’ per un personaggio che a noi piace è cosa comune. Lo consideriamo non un nostro eroe ma l’eroe rispetto agli altri.

La parola ‘eroe’, in questo contesto, è un termine un po’ forte ma che rende il senso di cosa vogliamo dire e, soprattutto, di cosa in realtà vogliamo parlare: dei dualismi. È inutile dire che, sempre da che mondo è mondo, ci sono sempre stati; difficile trovare un periodo storico o decennio in cui non ci fossero queste sorte di schieramenti fra l’uno o l’altro.

Per esempio, nello sport il dualismo Coppi e Bartali o Mazzola e Rivera hanno fatto storia, per non dire cultura. Certo tutto cambia quando spostiamo il raggio d’azione negli anni ’80 e in quegli anni di dualismi ce ne sono stati eccome. Forse più internazionali rispetto ai casi citati precedentemente, ma non di certo meno sentiti degli altri, la partecipazione al dibattito, nel cercare di affermare chi fosse il migliore c’è sempre stato.

I tre tipi di dualismi che hanno contraddistinto gli anni ’80 affondano le radici nel settore musicale, due in particolare, e l’altro riguardava a due tipi di cacao in polvere da mettere nel latte per la colazione o, perché no, anche per merenda. In relazione all’ultimo caso il riferimento non è puramente casuale.

Chiunque fosse bambino o adolescente, di sicuro, la voglia di prepararsi il primo pasto della giornata con lo ‘Sprint’ o il ‘Nesquik’ se lo ricorda molto bene. I due prodotti si equivalevano, dividendosi in maniera equa le fette del mercato dei consumatori. Si cercò addirittura una svolta quando la Plasmon, produttrice dello ‘Sprint’ lanciò una grossa confezione con tappo blu, accompagnato da alcune sorprese.

Anche la Nestlè, produttrice del ‘Nesquik’, si rivelò essere forte alla stessa stregua della Plasmon: creando un personaggio tutto nuovo chiamato Mr. Nesquik. A questo punto vorreste sapere chi vinse la sfida? La Nestlé, perché lo sprint sui vari scaffali non apparve più senza mai capire il perché.

Abbiamo detto però che i grandi dualismi negli anni ’80 si consumarono, soprattutto, nel mondo delle sette note. Due sono le sfide che si rinnovavano a suon di canzoni, di album e di video musicali. Ci sarebbe anche da menzionare quanto pubblico si presentavano in ogni singola dal tour di concerti per promuovere gli album appena pubblicati.

Il primo dualismo è rappresentato dai Duran Duran e Spandau Ballett. Bella sfida, vero? Una gara che, analizzata ormai a distanza di anni, conferma che forse il vincitore non è nessuno dei due. Non in senso negativo, ma in senso positivo. Entrambi hanno polarizzato l’attenzione di chi ama la musica a trecentosessanta gradi per tutto quel decennio.

I Duran Duran, con il loro leader Simon Le Bon, vennero fondati nel 1978; mentre gli Spandau Ballet l’anno successivo a quello dei Duran Duran ma con una differenza. Nel 1990 gli stessi si sciolgono una prima volta, per poi ritorna nel 2009 fino al 2019.

Tale dualismo, ultimamente, è stato anche paragonato, addirittura, a quello del Beatles e dei Rolling Stones. In effetti queste due ultime band hanno tracciato la storia della musica in generale, mentre i Duran Duran e gli Spandau Ballet solo di un decennio, ma rappresentato in maniera intensa.

L’altro dualismo che ha contraddistinto tutto il decennio musicale degli anni ’80 è rappresentato da Micheal Jackson e Prince. Due storie diverse, due destini diversi e due modi di intendere il pop in maniera eterogenea l’uno dall’altro. Morti a pochi anni di distanza hanno lasciato, sicuramente, più di una traccia indelebile nella musica. Forse, in questo caso, la vittoria spetterebbe al ragazzo prodigio dei Jackson 5 per aver mostrato più genialità durante i suoi lavori con i quali ha conquistato tutto il mondo, senza nulla togliere al folletto di Minneapolis che pure, in pochi anni di quel decennio, riuscì non solo ad un ad esser considerato un artista di prim’ordine, ma ad essere etichettato, in senso positivo, ovviamente, come l’antagonista musicale della popstar conosciuta a livello planetario.

Si, per qualcuno indubbiamente non ci sarebbe storia fra i due. Micheal Jackson ha realizzato canzoni ancora oggi considerate evergreen, accompagnate da video innovativi per l’epoca. Video musicali rivoluzionari come ‘Thriller’ e ‘Bad’ e concerti spettacoli, passi di danza spettacolari e tanti, tantissimi riconoscimenti musicali.

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