La telecronaca è indicata in qualsiasi vocabolario come la ripresa e la trasmissione commentata di un avvenimento per mezzo degli impianti di diffusione televisiva. Tuttavia, alcune volte i racconti dei telecronisti varcano la soglia della mera cronaca, per poi entrare nella leggenda. Gli esempi sono tanti.

C’è Victor Hugo Morales che incredulo e commosso commenta la corsa di Maradona verso la porta dell’Inghilterra. Non può non citarsi anche Nando Martellini mentre esplode al triplice grido di “Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, Campioni del Mondo”.

Molti hanno legato la loro voce in modo indissolubile ad uno sport, come Rino Tommasi per il tennis.

Altri ancora, hanno scandito i tempi della vita degli sportivi, come le voci di Ciotti ed Ameri che segnavano lo spazio tra una domenica e l’altra.

A questa schiera di leggende si è unito anche Giampiero Galeazzi, scomparso lo scorso 12 novembre e di cui oggi si terranno i funerali in forma privata. Galeazzi ha costituito un punto di rottura nella cronaca sportiva. Alle eleganti e compite radiocronache dei suoi predecessori, Galeazzi ha aggiunto un pizzico di passione e di follia al racconto sportivo.

La voce di Galeazzi forte e roboante come un tuono nella tempesta ha rappresentato l’emozione di tanti sportivi incollati al loro teleschermo ma il cui cuore era in campo a correre con gli atleti. Il suo capolavoro rimarrà la telecronaca della finale olimpica del canottaggio del due con a Seoul 1988, vinta dai Fratelli Carmine e Giuseppe Abbagnale e dal loro timoniere Giuseppe Di Capua.

Una frase pronunciata con incredibile passione e con un’energia ruggente. Un grido rauco quasi a testimoniare l’incredibile impresa dei canottieri italiani, fatta di sangue, sudore, lacrime, acido lattico che affoga i muscoli e dalla voglia disperata di vincere.

Cos’altro ricordare di lui? Ah sì, le interviste; quelle memorabili per intenderci, al tempo stesso mitiche e leggendarie perché spontanee. Quelle fatte a bordo campo alla fine di una partita o negli spogliatoi. Si può dire che le sue incursioni per intervistare Maradona & company nell’anno del primo scudetto hanno fatto scuola nel corso del tempo. Galeazzi, dunque, ha rappresentato tutto questo che abbiamo ricordato ed ora che se ne è andato il vuoto è grande.

Se n’è andato un grande giornalista, testimone di un mondo ormai lontano e forse scomparso, un mondo fatto di sportivi educati e gentili come Franco Lauro o dalla grande preparazione come Gianni Brera.

Rimane però certo che ogniqualvolta vi sarà una grande sportiva, quel gesto sarà accompagnato dalla voce di Galeazzi, sedutosi a guardare e non prima di aver pronunciato la stessa frase del personaggio da lui doppiato nel film Space Jam: sì mi piace, da qui si vede tutto, oooook.

Ciao ‘Bisteccone’, ci mancherai.

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