Dopo 30 anni esatti il boemo ritorna a Foggia dove stupì il mondo del calcio

Quando nel 1991 esordì con il suo Foggia dei miracoli, in serie A, molti lo accreditavano di retrocessione certa. Chiuse, invece, al nono posto sfiorando la qualificazione in coppa UEFA e soprattutto dando vita a “Zemanlandia”; un luogo di favole, favole di calcio: chi andava allo “Zaccheria” in quegli anni sapeva che si sarebbe divertito. Quel Foggia era in grado di dare 5 gol a chiunque, ma anche di subirne.

In un campionato italiano da sempre patria di tatticismi esasperati (ma, a differenza dell’attuale, nettamente il più competitivo al mondo, con campioni del calibro di Van Basten, Voeller, Baggio, Matthaus) arrivò la rivoluzione culturale di cui “Il Boemo” fu il profeta: si vince non difendendosi ma segnando un gol in più dell’avversario e dispensando, in questo modo, gioia e divertimento al pubblico pagante pronto ad esaltarsi sugli spalti.

E’ stato accusato di non riuscire ad interagire con i campioni. A smentire tale critica è stato un fuoriclasse del calibro di Francesco Totti (da cui è stato allenato per due stagioni alla Roma nel corso delle quali ottenne, giovanissimo, la fascia da capitano) e che non perde occasione per sottolineare come “Il Boemo” sia stato fondamentale nella sua crescita sportiva.

E’ stato attaccato per i suoi metodi d’allenamento ritenuti da alcuni eccessivamente pesanti ma con tali metodi ha forgiato, come pochi, calciatori di altissimo livello. Sotto la sua guida sono cresciuti e si sono affermati oltre al già citato Totti, Signori, che nel Foggia si scoprì prolifico goleador e che vincerà, in seguito, alla Lazio per tre volte la classifica marcatori della serie A. Un giovanissimo Alessandro Nesta che fu lanciato da Zeman nel corso della sua esperienza alla Lazio; Damiano Tommasi, compagno di Totti nella Roma, il quale, probabilmente, con la sua forza di volontà e la sua abnegazione incarna il concetto di atleta che viene esaltato da questo tipo di allenamenti.

Tornando a tempi più recenti possiamo citare Erik Lamela, Marquinhos (colonna del PSG e della nazionale brasiliana) valorizzati nella sua seconda esperienza giallorossa. In sostanza quello del Boemo era ed é (poichè é sempre rimasto fedele a se stesso) un calcio in cui il risultato è figlio del gioco ed il costante attacco alla porta avversaria é la strada verso la vittoria.

Ora ritorna dove tutto ebbe inizio, a Foggia, città in cui nacque la favola di “Zemanlandia”, dove gli osservatori notarono questo calcio così diverso dal consueto che con i suoi ritmi ed i suoi attacchi fulminei riusciva a mettere in crisi le difese di squadre ben più titolate.

Si è detto che Zeman non è un vincente, che la sua è un’utopia calcistica inconciliabile con i risultati: ma cos’è lo sport? Cosa sono i risultati? Cosa significa vincere?  Il tecnico di Praga rimane impresso nella mente e nei cuori di gran parte degli appassionati delle squadre che ha guidato dopo decenni. Se lo sport è gioia e coinvolgimento emotivo, allora si può serenamente sostenere, senza cedere alla retorica, che questa è la sua vittoria più grande.

FONTE FOTO WIKIPEDIA

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