Il cantautore crotonese morì la notte del 2 giugno del 1981 a seguito di un incidente stradale

Voce ruvida, canzoni ironiche e apparentemente disimpegnate. I testi nascondevano una forte denuncia sociale. Il padre premeva per farlo lavorare in banca. Nessuna imposizione particolare, era solo per vedere un figlio realizzato o comunque con un lavoro ben retribuito. Lui invece insistette nel suo sogno di diventare cantautore per poi rimanere nella memoria collettiva ed entrare di diritto nella storia della musica nostrana.

Nacque nel lontano 29 ottobre del 1950. Oggi avrebbe settant’anni di età e chissà cosa direbbe attraverso i suoi brani. Il suo nome di battesimo era Salvatore Antonio Gaetano ed era figlio di uno dei tanti meridionali costretti ad andarsene dalla propria terra per cercar fortuna. Precisamente dalla città di Crotone, Calabria.

In famiglia lo chiamavano abitualmente ‘Salvatorino’. Ma la sorella più grande, Anna, preferì attribuirgli un altro diminutivo: Rino. E così, quando incominciò ad incidere i suoi primi 45 giri, usò proprio quel nome per farsi conoscere dal pubblico. Fu così che ‘nacque’ a sua volta Rino Gaetano.

Sei anni. Questo è il tempo in cui durò la sua carriera musicale. Se consideriamo che prima del 1974, anno ufficiale del suo primo 33 giri pubblicato, non mantenne la promessa fatta al padre. Quella di sfondare entro un anno nel mondo delle sette note sennò il mondo della banca lo avrebbe atteso abbraccia aperte. Si potrebbe dire che il lasso di tempo per raggiungere il suo obiettivo fu qualcuno in più.

Se nel 1972 accettò la condizione imposta dal genitore, nel 1973 sembrava di fatto l’anno propizio. Difatti in quel periodo s’iscrisse alla Siae e conobbe il produttore musicale Vincenzo Micocci. Quest’ultimo era proprietario della casa discografica It. Sempre in quel periodo, Rino Gaetano, incise ben due canzoni per un possibile primo 45 giri. Sarebbe stato il suo vero esordio. I brani erano intitolati ‘Jacqueline’ e ‘La ballata di Renzo’.

Invece quel piccolo disco, che doveva essere prodotto dalla casa discografica ‘Produttori Associati’ di Milano, non venne mai stampato. Poco male, perché nel 1974 uscì ‘Ingresso Libero’, il suo primo long play costituito da nove canzoni. Questa sua prima raccolta d’inediti era indicata con un titolo che non richiamava nessuna canzone scritta per l’album.

Con quell’esordio la sua carriera incominciò a decollare definitivamente. Il suo modo di essere, il suo modo di cantare e i suoi testi iniziarono fargli cavalcare l’onda del successo. Nei cinque anni successivi regalò delle perle musicali che ancora oggi cantiamo, intoniamo anche distrattamente. Indipendentemente dalla generazione alla quale apparteniamo.

Da ‘Berta filava’ a ‘Mio fratello è figlio unico’, da ‘Ti ti ti ti’ a ‘Gianna’. Ancora: ‘Nuntereggeacchiù’, ‘Spendi spandi effendi’, fino alla leggendaria ‘Il cielo è sempre blu’. Pubblicata l’anno seguente al suo esordio discografico e che nel 2011 fu oggetto di una cover da parte di Giusy Ferreri ed altri artisti italiani, per il trentesimo anniversario della scomparsa.

Già la sua scomparsa, che giunse nelle prime ore del 2 giugno del 1981, il giorno della Festa della Repubblica, a causa di un tremendo incidente stradale. Aveva solamente trenta anni.

Le sue canzoni sono state scoperte in tutto il suo valore molti anni più tardi. Non esageriamo se affermiamo che Rino Gaetano ha iniziato ad ottenere gli elogi della critica, postume s’intende, quasi venti anni più tardi alla sua prematura dipartita. Capita sempre così, quando si ha di fronte un talento immenso e indecifrabile. Difficile da giudicare nel momento in cui vive. Rino Gaetano era troppo fuori posto per l’epoca ma molto lungimirante.

L’incidente che gli stroncò la vita avvenne sulla Nomentana, a Roma. La sua auto venne colpita da un tir. Molto probabilmente, secondo quanto raccontò lo stesso camionista alla guida, Rino Gaetano fu colto da un colpo di sonno. Erano le 3.55 del mattino.

Stranamente il testo di una delle canzoni, quella che avrebbe dovuto far parte del suo primo vero 45 giri, ‘La Ballata di Renzo’ si scoprì, per certi versi, essere profetica. Il cantante la scrisse esattamente dieci anni prima la sua tragica ed improvvisa morte. Stiamo parlando de ‘La ballata di Renzo’.

In quelle parole descrive nei minimi dettagli quello che poi effettivamente gli successe. Venne respinto in cinque diversi ospedali della Capitale. Paradossalmente alcune di quelle strutture ospedaliere saranno addirittura menzionate nei versi della canzone. Oltre a ‘La ballata di Renzo’, Rino Gaetano avrebbe fatto menzione alla propria dipartita anche in un altro brano: Al compleanno di Zia Rosina.

Il punto, però, che altri tipi di riferimenti a personaggi noti e fatti dell’epoca sono stati oggetto, in modo ironico, nei suoi testi. Questo particolare ha dato adito, nel corso degli anni, a delle leggende metropolitane sulla sua scomparsa che non hanno trovato riscontro nella realtà.

Sta di fatto che sono ormai quarant’anni che il cantautore crotonese ci ha lasciati prematuramente. In questi casi le frasi fatte del tipo: semmai non fosse mai morto quella maledetta notte cos’altro avrebbe regalato al mondo della musica? Sono parole sì retoriche, ma affondano le radici nell’amarezza di aver perso un personaggio così particolare troppo presto e non averlo potuto capire e scoprire quando era in vita.

Nonostante tutto le sue canzoni furono riscoperte a distanza di anni. I riconoscimenti però per il cantautore crotonese non sono mancati. Già nel 1982, primo anniversario della scomparsa, venne istituito il premio musicale dedicato a lui. Senza dimenticare i continui tributi. Tra i tanti il film con il titolo di una sua famosissima canzone o anche la fiction realizzata dalla rai sempre nel 2011.

Di certo per parlare di lui, raccontarlo, cercare di farlo vivere attraverso le parole non è semplice. Non basta di fatto un articolo. Neanche questo è abbastanza per analizzarlo. Forse nemmeno i vari libri sulle sue canzoni e sulle sue opere. Definire la sua musica non è identificarla nel genere rock, folk e musica d’autore. Si era creato quasi un genere quasi particolare. I suoi punti di riferimento erano molti. Anche impensabili: come Adriano Celentano e Bob Dylan, tanto per citarne qualcuno. E a sua volta è diventato anche lui un punto di riferimento da cui trarre sempre ispirazione anche indiretta. Perché Rino Gaetano continua comunque a vivere attraverso le sue canzoni.

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