Con questa nuova intervista, la terza di ‘Freetopix Magazine, si potrebbe dire che siamo ritornati nella Napoli degli anni ’30. Nella Napoli del Commissario Alfredo Luigi Ricciardi, precisamente. Dopo che proprio con la rubrica ‘Incontri’, inaugurandola, avevamo chiacchierato con ‘Filomena Russo’, alias Irene Maiorino, siamo riusciti a dialogare con un interprete fisso della fiction, la quale sta spopolando tra il pubblico italiano. Di certo il suo personaggio non è proprio quelli che mette simpatia o comunque che ti porta a tifare per lui. Stiamo parlando del Vice-Questore Angelo Garzo, impersonato dal bravissimo Mario Pirrello.

L’attore ci racconta come è stato coinvolto in questo ambizioso progetto, tratto dai romanzi di Maurizio De Giovanni: “Tutto è iniziato nel 2019 quando andai a fare il provino per questo personaggio. Avvenne a Roma. Lo feci di fronte ad Alessandro D’Alatri. E da quell’incontro passarono, non vorrei sbagliare, due mesi e mezzo o tre. Sono rimasto in attesa per molto tempo prima di conoscerne l’esito”.

Lo lasciamo parlare, sentiamo che non c’è bisogno in quel momento d’interromperlo con qualche altra domanda. Mario Pirrello, che si è concesso gentilmente a noi, si apre svelandoci anche cosa è significato superare quell’esame con il regista D’Alatri, usando il termine ‘contentezza’: “Mi viene contentezza nel senso che, di solito, quando vai a fare i provini, la maggior parte delle volte, esci un po’ frustrato. In quell’occasione, a prescindere dal risultato, l’incontro con Alessandro D’Alatri fu molto ricco. Perché dedicò del tempo a raccontare chi fosse ‘Garzo’, chi fosse per lui. Soprattutto iniziò a raccontarmi vicende degli anni ’30 a Napoli che riguardavano   gerarchi e funzionari fascisti. Questo ha permesso a me si sentirmi subito coinvolto e di dare quello che ritenevo, al meglio. Da quel provino sono uscito estremamente contento e, diciamo, che poi ‘i pianeti si sono allineati’ e la scelta è ricaduta su di me”.

A questo punto gli poniamo una domanda, naturale e logica. Perché la sua risposta ci fa quasi pensare che lui sia stato il primo attore ad esser scelto rispetto agli altri: “Non penso proprio. Nel senso che l’insieme va costruendosi man mano. Immagino che D’Alatri, dopo aver scelto l’interprete per “Ricciardi”, avrà cercato gli altri interpreti giusti per lui e per le caratteristiche dei personaggi presenti nei romanzi. Non tutti i ‘Maione’ o le ‘Livie’ o i ‘Garzo’ vanno bene per creare un equilibrio d’insieme. Lo dico in modo superficiale dato che ipotizzo un lavoro che non mi compete.”

In realtà non ci risponde in maniera superficiale, anzi. Usa espressioni metaforiche e dirette. Durante la nostra conversazione gli facciamo i complimenti per essersi calato in una realtà, oltre che lontana nel tempo, anche lontana dalla sua terra d’origine che non è la Campania. Ma il Piemonte.

Le sue parole esternano soddisfazione, seppur in maniera indiretta, affermando: “Ho diversi amici carissimi napoletani. In questo periodo mi sono arrivati molti complimenti calorosi da attori napoletani. Per me questo, ha un grande valore dato che Napoli ha un canone ed una tradizione recitativa, quindi il riconoscimento di una qualità in un attore appare ai miei occhi qualcosa di più di una semplice opinione personale. Questo per me è motivo di grande soddisfazione. Naturalmente lavorare con attori straordinari ha facilitato molto il mio lavoro”.

Certo facilita. Ma c’è un ulteriore particolare che non ci è sfuggito. La sua bravura, la sua naturalezza nel porsi davanti alla telecamera, il suo modo di recitare è tipicamente teatrale. Nella serie, però, non è il solo a mostrare tale modalità recitativa. Quindi gli chiediamo se proprio l’esperienza del palcoscenico lo avesse avvantaggiato. Mario Pirrello ci risponde per metafora:

“Non lo so. Sicuramente il fatto che il mio approccio risultasse utile al progetto mi ha fatto veramente piacere. Allo stesso tempo, sono convinto, che ci voglia un direttore d’orchestra ben ‘corazzato e consapevole’ per far suonare un’unica opera a tutti gli strumenti. Un direttore d’orchestra come D’Alatri dirige splendidamente gli attori. Credo sia sotto agli occhi di tutti il grande lavoro fatto con gli attori e dagli attori, sia per i personaggi fissi sia per quelli presenti nelle singole storie che risultano anch’essi assolutamente precisi nella trasposizione. Questo, per una serie così complessa, non è scontato per niente”.

La chiacchierata, anche questa telefonica, sembra portarci verso altre direzioni. Quasi personali, che ci allontanano apparentemente dal momento di gloria che sta vivendo. In verità la notorietà, Mario Pirrello, non è la prima volta che la incontra. Pensi lui e pensi a ‘Garzo’ a quel ‘piccolo omuncolo e viscido’.

Cristallizzarlo solo ed esclusivamente in tale ruolo equivarrebbe proprio ad un vero e proprio delitto. Il suo talento è sì adesso sotto gli occhi di tutti. Ma la sua versatilità ha radici profonde, per non dire lontane. Un talento che forse, molto probabilmente, non pensava nemmeno di possedere e che lo avrebbe portato a diventare ciò che è adesso. Un attore affermato. Il termine più adatto per descrivere il cambio di strada che gli fece fare il destino, diversi anni or sono, è sliding door:

“Finite le medie, decisi di iscrivermi all’alberghiero e di continuare gli studi per lavorare in cucina come cuoco. Dopo varie esperienze e finito il servizio militare, ero pronto a raggiungere i miei amici a Londra che lavoravano già lì come cuochi e camerieri. Ma così non fu perché venni preso alla Scuola del Teatro Stabile di Torino, all’epoca diretta da Luca Ronconi.”

E’ vero, il destino gli ha fatto prendere un’altra strada. Ciò non vuol dire che la sua passione per la cucina è venuta meno. Ancora oggi l’attore afferma di dilettarsi dietro ai fornelli: “A me piacciono molto le salse di lunga cottura, forse non vanno più di moda in questo momento ma dedicare tutto il tempo necessario a preparare una bolognese per una lasagna mi da ancora molta soddisfazione. Come mi da un enorme soddisfazione degustare il ragù che si prepara in Campania. Ricordo un piatto Zite condite con un ragù a casa di amici nel casertano cotto a fuoco lento non so per quante interminabili ore. Straordinario!”

Certo ci viene spontanea una domanda, un quesito che non abbiamo rivolto a lui direttamente e che pone dubbi; alimentando i sé e i ma che non fanno la storia. Forse se avesse intrapreso la carriera di cuoco a Londra, oggi, sarebbe ugualmente famoso, visto che i cuochi sono considerati attualmente delle star? Forse sì o forse no. Sta di fatto che nel 1999, Mario Pirrello, ottiene un premio per un cortometraggio al quale aveva preso parte: miglior interpretazione maschile al Festival Internazionale ‘Sentiero Corto’.

La sua attività lo aveva assorbito da almeno sei anni, come ci ha risposto. Significa che il teatro, il cinema e le serie tv hanno sempre rappresentato il suo destino fin dall’inizio. Tante le opere teatrali al quale ha lavorato, tante le fiction a cui ha preso parte. Il suo curriculum è lunghissimo. Come sono state tante anche le sue interpretazioni al cinema. Se avete voglia andate sul sito www.dibertiec.com.

L’ultima domanda è sui suoi progetti futuri: “Ho avuto l’opportunità d’incontrare e di lavorare con Marco Tullio Giordana. Le riprese del film sono terminate ai primi di novembre. Quello che posso dire è che il film ricostruisce l’indagine di un omicidio che scosse l’Italia circa 10 anni fa. Il film è attualmente in postproduzione per Netflix”.

Come è in postproduzione anche un altro film, per il cinema, ‘Marylin ha gli occhi neri’. Una commedia diretta da Simone Godano. “Non so quando uscirà nelle sale dato la situazione in cui verte il settore, ma spero presto di poter condividere con il pubblico il piacere e il divertimento che ho avuto nel farlo”. Un ruolo drammatico e un altro da commedia. Che dire, ciò prova ancor di più la sua versatilità e non è poco.

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