Intervista all’attrice della seconda puntata de ‘Il Commissario Ricciardi’

Solitamente a ‘FreeTopix Magazine’, quando viene inaugurata una nuova rubrica, è ‘usanza’ annunciarla con un articolo introduttivo. Per questa occasione, invece, si è deciso di fare a tutti voi, cari lettori, una sorpresa che si spera essere gradita e senza alcuna anticipazione. Per la prima volta il giornale online è riuscito a realizzare la sua prima intervista, non scegliendo un personaggio pubblico a caso.

Direttamente dalla seconda puntata de ‘Il Commissario Ricciardi’, grandissimo successo targato Rai, abbiamo avuto il piacere d’incontrare, seppur telefonicamente e d’inaugurare contemporaneamente la nuova rubrica dal titolo ‘Incontri’, l’interprete del personaggio Filomena Russo, Irene Maiorino, che ha risposto gentilmente alle nostre domande.

La prima domanda riguarda proprio il suo ultimo ruolo, nel quale si è approcciato in modo leggermente diverso da come si potrebbe immaginare: “Sicuramente laddove c’è un romanzo o libro a cui fa riferimento, la prima cosa è una lettura attenta del testo. Dopo di che però, una volta interiorizzata la trama, lascio che la lettrice e l’attrice che porto dentro di me si incontrino in maniera direi quasi spontanea. Affinché nasca una mia personale interpretazione del ruolo, soprattutto quando, come succede spesso, i personaggi che interpreto hanno un vissuto forte e ben descritto nell’opera letteraria”.

In effetti il personaggio, apparentemente secondario, uscito dalla penna di Maurizio De Giovanni viene definito da Irene Maiorino come: “un personaggio abbastanza ben connotato. E quindi avevo desiderio di vedere che cosa quella ferita sarebbe stata per me, come io Irene attrice portavo quell’immaginario di donna che si infligge una sofferenza pur di essere libera“.

Per tutti coloro che hanno letto il libro o che comunque hanno anche seguito la puntata da esso tratta, Filomena Russo è la ‘puttana-vergine’ che, una volta sfregiata, viene soccorsa dal Brigadiere Maione. L’atto dello sfregio, in questo contesto, sembrerebbe propendere, apparentemente, a trasformare la donna in un simbolo per tutte le donne maltrattate. Invece l’attrice lancia un messaggio interessante in tal senso:

A me interessava raccontare il contrario. Lei se lo autoinfligge. Non è capace di farlo da sola quindi lo fa il figlio. È un progetto di Filomena. Preferisce sfigurarsi pur di ottenere la libertà, per cui quello che m’interessava raccontare è un ribaltamento del potere, legittimare il potere personale di ognuno, in questo caso di una donna. Quindi poter fare ciò che vuole del corpo e decidere che cos’è per lei la libertà. E quel segno in realtà, per quanto può essere brutto è un segno di libertà. Ed è interessante che lei lo faccia per allontanarsi dagli uomini e invece quel segno avvicina a lei un uomo che poi ritorna al focolare domestico. Quindi un simbolo di forza e di libertà, la sua bandiera”.

L’uomo che ritorna al focolaio domestico è ovviamente il Brigadiere Maione, impersonato da un altrettanto bravo Antonio Milo. Anche in questo caso, in quell’episodio, pare che lo stesso Brigadiere provi una certa infatuazione per Filomena Russo, ma in realtà: “A me piace che il pubblico abbia sempre un margine di fantasia. Chiaramente qui la storia in sé finisce con Maione che torna alla sua famiglia e a me sicuramente piaceva raccontare più questo: cioè due anime in quel momento sole e per due solitudini diverse, s’incontrano ma non seguono la strada della relazione, ma sono entrambi motivo di apertura, quindi cambiamento e quindi ancor più interessante questo. Questi sono dei rapporti ‘crocevia’ che mi auguro sempre di coltivare e d’incontrare nella vita, rapporti che a prescindere dal grado di relazione, ti insegnano qualcosa di nuovo e indicano una nuova strada da intraprendere”.  

Ci stupisce Irene Maiorino e in positivo si intende. Ha un modo tutto suo d’intendere l’approccio verso il personaggio e anche l’arte della recitazione stessa. Non usa l’espressione: ‘mi sono calata nel ruolo’, no. Usa il termine ‘raccontare’. Come se in realtà fosse lei la vera autrice di storie in cui ci sono “personaggi che hanno sempre qualcosa di potente da dire”. Ma questa sua risposta è relativa ad un’altra nostra domanda, ovvero se sogna un tipo di ruolo in particolare oppure se le andrebbe bene qualsiasi parte: “Non penso possa più arrivare qualsiasi ruolo. Anzi forse per me non è mai stato così. E mi sento fortunata a poter difendere i personaggi che ho interpretato, per la loro grande identità”.

In effetti nella sua carriera “iniziata intorno ai 22 anni circa”, quando prese parte alla serie ‘Baciati dall’amore’, non ha svolto ruoli superficiali. Semmai apparentemente secondari ma di notevole spessore. Se Filomena Russo ne è un esempio calzante, lo è anche Teresa in ‘Gomorra 2’. Su questo personaggio l’attrice ci risponde così: “Teresa è una donna del popolo ed è all’interno di una serie, come Gomorra, dove fino alla seconda stagione le donne erano tutte in un modo o nell’altro legate al potere e quindi ai giri della camorra, Teresa era una perla rara. Perché era una semplice donna di famiglia e l’idea di portare avanti dei valori semplici e importantissimi come famiglia, l’amore, di fiducia nella vita. Anche se poi le muore il marito tra le braccia, perché ahimè la vita le era venuta a presentare il conto”.

Con lei torniamo a parlare della recente esperienza nella seconda puntata de ‘Il Commissario Ricciardi’. Le chiediamo com’è stato il rapporto con gli altri attori del cast. Nel rispondere approfondisce ancora una volta ‘Filomena Russo’: “Sono stata innanzitutto contenta di aver incontrato Alessandro D’Alaltri, con il quale ho lavorato con ‘I Bastardi di Pizzofalcone’ e lui come il comandante della scialuppa. Con Lino ci siamo incrociati sul set, ma non ci conosciamo e non abbiamo avuto il piacere di lavorare insieme. E’ un lavoro corale che a me è piaciuto molto. Ho trovato uno spirito molto distensivo, con Antonio Milo abbiamo lavorato benissimo nonostante non ci conoscessimo ma abbiamo subito capito che è importante raccontare ciò che dicevo prima: non una liason d’amore, ma qualcosa di più. Un incontro significativo. Lei che si apre per la prima volta con un uomo, perché per lei l’uomo è sempre un problema, e lui che invece in questa donna, tanto giudicata, arriva addirittura a rivedere l’immagine della moglie per poi tornare da lei. Allora eravamo d’accordo su questo, anche se è stato difficile”.

Tra i tanti personaggi, ripetiamo apparentemente secondari, che l’attrice ha fatto vivere nelle fiction c’è ne uno che la divertita molto che è quella in ‘1994’, per Sky, dove ha interpretato Alessandra Mussolini: “l’anno scorso e fu molto divertente perché ho cambiato i capelli. Quello è uno dei lavori a cui tengo di più. Gomorra e i Bastardi sono sicuramente sono le cose più importanti che ho fatto”.

Arrivati ad un certo punto l’intervista potrebbe anche finire qui, ma non poteva mancare la domanda su come era nata la sua passione per la recitazione: “Questa è una domanda che mi fanno sempre a cui non so mai rispondere e credo di farlo sempre in maniera differente. In realtà io avevo un mio immaginario, un mio mondo. Da piccola ero molto solitaria e quindi immaginavo storie, creavo vestiti e poi piano piano questa passione è uscita al liceo, facendo teatro. Poi quando sono venuta a Roma, per studiare all’Università, ho cominciato a fare dei workshop di recitazione e mi hanno consigliato di continuare a studiare e lì ho continuato. Ho studiato recitazione e ho anche preso la laurea al Dams. E arrivare a Roma è stato sicuramente un passo importante perché nonostante non sia lontano, l’importante è quello che ci metti nella valigia ‘che pesa’ e forse senza neanche saperlo ho deciso che ci volevo provare e ci vuole anche molto impegno. Perché vero è che forse alcune carriere non si fondano sulla fortuna, ma io quello per cui lavoro ogni giorno è cercare di costruire qualcosa di solido, che sia gratificante per me e per tutti gli sforzi che ho fatto, perché tutto quello che semini piano piano prima o poi prende forma. Perché la recitazione è un mestiere bellissimo, ma è inserito in un ambiente complicato. Molte persone s’inventano scuole di recitazione e parecchi ragazzi confondo la recitazione con la popolarità. Invece dico che ci sono bravissimi attori ad oggi sconosciuti, ma che sono degli attori enormi. Quindi che magari non hanno incontrato ancora la popolarità ma ciò non vuol dire che non siano attori con la A maiuscola. Anche perché il successo te lo restituisce il pubblico. Lo dico per le nuove generazioni che crescono con i social e che spero che la recitazione rimanga sempre quella che è sempre stata. Soprattutto bisogna mantenere vivo il sogno per tutti coloro che fanno altro nella vita, soprattutto in questa epoca”.

Le ultime due domande sono relative alla sfera personale. Com’è Irene Maiorino al di fuori del set e in quale Paese le piacerebbe andare a visitare: “Mi piace molto la natura, viaggio molto da sola e infatti non vedo l’ora di poterlo rifare e mi piacere indifferentemente montagne e mare. Spesso ho bisogno di isolarmi, di stare da sola, di stare a contatto con la natura perché comunque questo lavoro significa treni, grandi città, set, rumore e invece mi piace poi immergermi poi in tutt’altra atmosfera. Mi piacerebbe andare a visitare i paesi dell’est e la Turchia”.

Le foto di scena sono di Anna Camerlingo

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