Alcune immagini sono cristallizzate nella memoria di tutti noi e anche se non siano state viste, o vissute, in prima persona, vengono tramandate di generazione in generazione. Nonostante avvenga l’inevitabile sbiadimento del tempo, le istantanee in movimento non perdono mai il loro smalto e scopo nel farci rivivere alcune pagine di storia collettiva e di ricordi personali.

Se è vero che Federico Buffa, nella sua serie interamente dedicata alla storia dei Mondiali di Calcio di qualche anno fa, sostenne che la il Mondiale è l’evento che, più di tutti, scandisce la vita di tutti noi è altrettanto vero, come conseguenza, che i ricordi di ogni singola vita di quei momenti vengono tramandati, alle nuove generazioni, come un unico indimenticabile documentario personale.

Chi scrive questo articolo nel 1982 c’era, ma era nato solamente da un biennio. Quindi, qualche anno dopo, come capita ad ogni vigilia dei Mondiali di Calcio, mi venne fatto scoprire e riscoprire la pazzesca rete di Marco Tardelli, nell’indimenticabile finale di Madrid, con successivo urlo e corsa in mezzo al campo ai danni della Germania.

Soprattutto ogni mondiale di calcio, per ogni Paese che ha la fortuna di venir rappresentato nel torneo, è fortemente legato sia al contesto storico internazionale, sia a quello nazionale. Quell’urlo, ormai emblematico, rappresenta, ancora oggi, una vera e propria esplosione di gioia dopo diversi anni burrascosi, non solo per il calcio italiano.

Quella partita, quella gara dal valore prettamente sportivo, fu interpretata da entrambi le contendenti per la vittoria finale, fin dai primi minuti di gioco, con grande spirito agonistico. Fra i tedeschi, quelli più indemoniati, erano Littbarsky, Breitner e Fisher; nonostante ciò noi sfiorammo il vantaggio con Cabrini, dopo che Conti era stato abbracciato in aria di rigore da Stilike.

Pensando al fatto che due giocatori titolari, della formazione tipo, non scesero in campo quella sera. Giocatori come Marini e Antognoni. Furono sostituiti da Bergomi e Oriali, senza dimenticare che perdemmo dopo sette minuti e mezzo anche Ciccio Graziani. Al suo posto ‘Spillo’ Altobelli. Sembrava, dunque, che con quel rigore sbagliato da Cabrini fosse una finale sfigata. E invece…

E invece, 11 minuti dopo, l’inizio della ripresa ‘Pablito’ Rossi spezzò l’equilibrio della partita, diventando così il capocannoniere indiscusso di quell’edizione; la terza rete venne siglata da Altobelli, dopo un meraviglioso dribbling ai danni del portiere avversario. Tornando alla magia di Tardelli, autore cronologicamente della seconda marcatura, ed alla sua folle corsa in mezzo al campo, in cui scaricava tutta la tensione accumulata, c’era, in quel grido, non solo la liberazione di un gruppo di giocatori, i quali vennero bistrattati dalla critica sportiva prima del torneo per questioni poco pulite con il calcio e, inoltre, per come avevano affrontato la prima fase per gli scarsi risultati ottenuti contro gli avversari. C’era in quel grido di gioia di un popolo, quello italiano, che usciva da un periodo buio.

Buio come il rapimento Moro, buio come la strage di Ustica, buio come la strage di Bologna. Buio come la tragedia di Vermicino. Quella notte, quell’11 luglio del 1982, tutto venne cancellato, anche il calcio-scommesse.

Nessuno pensava che dopo i primi tre pareggi con Perù, Camerun e… potessimo fare quello che poi abbiamo fatto. Che quando ci ritrovammo l’Argentina di un giovane Diego Armando Maradona, Campione del mondo in carica, e dell’inarrivabile Brasile di Socrates, Falcao, Eder e degli altri fenomeni di quella seleçao nessuno ppoteva credere di arrivare in semifinale. Gli argentini li battemmo per 2 a 1. I brasiliani per 3 a 2 e non erano, come si potrebbero pensare, rispettivamente gli ottavi e quarti di finale. Erano matches della seconda fase a gironi. Chi passava per primo andava il semi-finale. Nel penultimo atto incontrammo la Polonia, ma la prestazione non fu come quella del girone. Un 2 a 0 secco e poi tutti a festeggiare a Madrid. Perché ormai tutti lo avevano capito cosa sarebbe successo.

Anche l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini si precipitò in tribuna autorità a godersi gli azzurri schiantare i rivali tedeschi. Il risultato esatto fu 3 a 1. Un risultato entrato nella leggenda e nella storia del calcio e che, inevitabilmente, chiude questa improvvisata trilogia di articoli dedicata ad Italia – Germania.

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