Il 25 giugno del 2009, 11 anni fa, ci lasciava improvvisamente e con più di un alone di mistero, all’età di 50 anni, l’indiscusso Re della musica Pop Micheal Jackson. Ripercorrere la sua vita, in quest’ennesimo anniversario, le sue tappe fondamentali, sia relative alla sua vita privata e sia professionale, nel bene e nel male, è come ascoltare una canzone conosciuta a memoria. Di lui rimane la sua ineguagliabile eredità artistica. Attualmente ci sono tanti potenziali eredi, ma nessuno possiede, in modo prettamente naturale, la sua genialità ed il suo carisma musicale.

Con la follia horror di ‘Thriller’, con la sfacciataggine di ‘Bad’ e con l’ultima magia di ‘Dangerous’ ha scritto la storia della musica; reinventandola e portandola ad un altissimo livello di spettacolo che mai nessuno ha raggiunto. Lo ‘show’, si direbbe, iniziò nel 1979, con il suo primo vero album d’esordio da solista, nell’età adulta, dal titolo ‘Off the wall’. Nel 1972 pubblicò due long play ma era ancora adolescente. In realtà il suo talento venne ammirato per la prima volta in quel dicembre del 1969. La sua partecipazione all’Ed Sullivan Show, con i suoi fratelli meglio conosciuti come i Jackson 5, non è solo pagina di storia della musica, è considerata come l’apripista per tutti i talenti appartenenti alle minoranze etniche nel territorio statunitense.

Il suo dono lo portò ad infrangere record musicali e ha conquistare premi, ma soprattutto, conquistare folle oceaniche ad ogni sua apparizione e ad ogni suo concerto. La sua parabola vincente prese il viale del tramonto nel 1993, anno in cui gli piovve addosso del fango che lo macchiò a vita; si trattava di una denuncia relativo ad un crimine odioso. Cercò, comunque, di ritornare ai fasti di un tempo tra il 1995, 1997 ed il 2001. Ma niente. La magia era finita e la sua psiche, già minata a causa del padre durante la sua infanzia e adolescenza, finì ulteriormente per peggiorare. Stranezze e manie di grandezza lo portarono ad essere sempre più criticato dai suoi detrattori.

Il punto principale fu il suo sviluppo emotivo che non fu adeguatamente accompagnato durante la crescita e, una volta diventato una star mondiale, non adeguatamente protetto, soprattutto dai suoi stessi errori. Micheal Jackson era, per tutti quelli che facevano parte del suo entourage, una macchina da soldi. La situazione fu chiara quando, il 5 marzo del 2009, dopo un lungo periodo di assenza tornò alla ribalta con il suo famoso annuncio: dieci ultimi concerti per chiudere, per sempre, la sua leggendaria carriera. Ma i dieci concerti, a causa delle innumerevoli e pressanti richieste, diventarono 50 e le date, alcune, slittarono. Il 25 giugno del 2009, infine, la notizia che nessuno aveva immaginato di sentire.

Eppure in quella sua conferenza stampa non sembrava lui, troppo spavaldo, dopo espansivo per uno che, in passato, nelle singole e varie interviste che aveva fatto aveva mostrato tutt’altro: una timidezza di un bambino mai cresciuto; ma sul palco era tutta un’altra storia. Le stranezze, comunque, ci furono anche nei giorni della sua dipartita; particolari, ricostruzioni che lasciarono intendere, e ancora tutt’oggi, che forse lui non sia mai morto, ma semplicemente scomparso e vivo e vegeto in qualche angolo sperduto del mondo. Forse sarà vero o forse è semplicemente una bufala. Sta di fatto che, nonostante questo ‘mistero’, la sua immagine continua ancora ad essere bistratta sempre a causa di quelle denunce. Si è arrivati persino al bando delle sue canzoni. Ma qui si celebra l’artista e quello che è stato e che ha fatto sul palco, sicuramente, non cancellerà mai, come detto in apertura, la sua immensa eredità artistica.

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