Come esistono le canzoni di Natale esistono anche le canzoni di Capodanno. Certo, direte voi: quelle che si ballano durante il Veglione del 31 dicembre, facendo anche il mitico trenino. Eppure, nel febbraio del 1979 venne pubblicato un singolo abbastanza particolare che non portava la gente a ballare e quindi a scatenarsi, ma a riflettere. L’autore del singolo è stato uno dei più grandi cantautori che il nostro paese abbia mai avuto. Molto probabilmente, questo articolo è il primo che gli dedichiamo.
Chissà se Lucio Dalla era consapevole del fatto che, durante la stesura del testo de ‘L’anno che verrà, che questa singolo sarebbe diventato un classico da ascoltare sia nell’ultima settimana dell’anno e sia l’ultimo giorno dell’anno. Ancora oggi non si sa bene quale sia stata la vera fonte d’ispirazione.
Alcuni sostengono che a far accendere la lampadina al cantautore bolognese fu, purtroppo, l’arresto di un suo caro amico, incastrato per motivi politici. Si dice anche che il testo della canzone venne realizzato proprio a casa del suo amico: Giuseppe Rossetti. Si vocifera, semmai sarebbe più giusta definirla anche leggenda, che lo stesso Lucio Dalla, la notte in cui venne arrestato Rossetti, lui dormì nella stessa cella, nella prigione di Dozza.
Altri sostengono, invece, un’altra tesi ma collegata alla prima. Dopo aver scritto il testo a Monghidoro, nella casa di Giuseppe Rossetti, il testo sarebbe stato corretto da un frate domenicano, Padre Michele Casale, al quale sarebbe dedicata la canzone e non a Giuseppe come si è pensato in un primo momento. Era l’anno 1978 quando il testo venne scritto.
L’anno successivo, una volta incisa, la canzone venne inserita nell’album omonimo del cantante, ma intonata per la prima volta dal vivo proprio nell’anno della realizzazione del testo. In quell’occasione la cantò con Luciano De Gregori.