Il 31 Ottobre di 5 anni fa ci lasciava, all’età di 90 anni, il leggendario attore scozzese

Si, avete letto bene ieri, verso la fine della terza parte di questo reportage: la terza volta di Sean Connery nei panni dell’agente segreto britannico non aveva alcun legame con i film ufficiali inaugurati giusto venti anni prima; eppure, proprio per la sua presenza incontrastata rispetto agli altri suoi colleghi, comunque di notevole rilievo, il film fu un successo e non poteva essere altrimenti.

L’anno successivo prese parte ad un film che non lascerà molto il segno, dal titolo: Sword of the valiant – The Legend of Sir Gawain and the Green Knight, per poi fare una pausa nel 1985. In verità, quei dodici mesi, saranno solamente prodromici per qualcosa che lo stesso attore aveva in mente già da molto tempo e che più avanti sarà meglio approfondito, qualcosa che arriverà nelle sale cinematografiche l’anno successivo.

Difatti, a partire dal 1986 in poi, si presenta ai box di partenza non con uno ma con ben cinque film che gli permetteranno di conquistare anche le nuove generazioni. Sono titoli come ‘Highlander – L’ultimo Immortale’, pellicola che consacrerà l’attore francese Christopher Lambert e di cui, nel film, Connery è il suo maestro d’armi Ramirez.

Ne ‘Il Nome della rosa’, tratto dall’omonimo romanzo del nostro Umberto Eco, ricopre il ruolo di Guglielmo da Baskerville, affiancato da un giovanissimo Christian Slater; Gli intoccabili del 1987, in cui recita al fianco di Kevin Costner, Andy Garcia e Robert De Niro; Presidio – Scena di un crimine, in cui recita in coppia con dei giovani talenti dell’epoca: Mark Harmon, il futuro Gibbs di ‘Ncis’ ed una giovanissima Meg Ryan.

Ancora ‘Sono affari di famiglia’, con un altrettanto strepitoso Dustin Hoffman ed un giovane Matthew Broderick; per poi chiudere il decennio con quella che rappresenta la ciliegina sulla torta: ovvero prestare il proprio volto al padre dell’archeologo più famoso della storia del cinema, interpretato da Harrison Ford, in Indiana Jones e l’ultima crociata.

Per la precisione, quattro di questi cinque film lo proietteranno ulteriormente nella storia del cinema, confermandolo sempre di più come leggenda vivente. E negli anni ’90? Connery ancora non lo sa, ma la sua esperienza sul grande schermo durerà solamente altri tredici lunghi anni prima del ritiro definitivo non senza qualche polemica o comunque con qualche parola abbastanza piccata verso l’ambiente che aveva bazzicato per una vita intera. Si parte subito con il botto nel 1990: Caccia a Ottobre Rosso.

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Questo titolo rappresenta un’altra trasposizione cinematografica di un romanzo di genere spionaggio, il cui protagonista è l’analista della Cia Jack Ryan, il quale in questa occasione avrà il volto dell’altrettanto giovane Alec Baldwin. E Connery? In quel film che ruolo ricopriva? Per un paradosso quello principale. Ovviamente non quello di Jack Ryan ma in quello di un comandante dell’esercito sovietico a capo di un sottomarino nucleare che si ribella al comunismo. Era il 1990.

Sempre nello stesso anno approda al cinema anche con ‘La casa Russia’; nell’anno successivo torna nel maldestro sequel di Highlander e, sempre nel 1991, ritorna sul set di ‘Robin Hood’. Per una questione anagrafica non sarà lui a prestare il volto all’eroe britannico, come una quindicina di anni prima.

Al suo posto ci sarà quello che all’epoca era considerato il mito di quel decennio, Kevin Costner per ne il leggendario ‘Robin Hood – Principe dei ladri’. In questa pellicola diretta da Kevin Reynolds, Connery non viene accreditato di proposito per mantenere l’effetto sorpresa in modo da apparire nel ruolo di Riccardo Cuor Di Leone, fratello di Lady Marion, interpretata da Mary Elizabeth Mastrantonio. Nel cast figuravano anche Morgan Freeman e Alan Rickman.

Seguiranno in quel decennio titoli come Mato Grosso; Sol Levante, un giallo con Wesley Snipes del 1992; nel 1995 La giusta causa e Il Primo Cavaliere, quest’ultimo con Richard Gere; nel 1996 The Rock, con Nicolas Cage e The Avengers; quest’ultimo da non confondere con i supereroi della Marvel. Ancora, Scherzi del cuore, del 1998; Entrapment, con la moglie di Michael Douglas, ovvero Catherine Zeta-Jones nel 1999. Nel nuovo millennio, invece, Scoprendo Forrester, dove interpreta un vecchio scrittore ritiratosi da tempo che aiuta un giovane talento ad avere fiducia nei propri mezzi, per poi concluder con ‘La leggenda degli uomini straordinari’ del 2003.

A questo ci viene spontaneo chiederci, domandarci, semmai avesse proseguito in quali altri film avrebbe recitato? In quali altre perle cinematografiche avrebbe lavorato. Per un paradosso, intorno al suo nome, sempre nell’anno 2003 circolavano voci su due possibili progetti che, in seguito, divennero delle pietre miliari del grande schermo del nuovo millennio.

Primi capitoli inaugurali di saghe al quale lui non diede fiducia e chiudendo la porta per qualsiasi tipo di ripensamento. Inizialmente venne contattato per il ruolo di Gandalf per ‘Il Signore degli anelli’, affermando di non comprendere l’opera di Tolkien; in seguito, venne avvicinato anche per una parte molto importante nella saga di Harry Potter.

Nell’ultimo caso, Connery, sentenziò che quel tipo di storie non avrebbe avuto successo. La verità, però, era un’altra. Siamo nei primi anni del nuovo millennio e a distanza di ben 22 anni sembra, di fatto, una vera e propria era glaciale fa. Molto probabilmente, dall’alto della sua quasi cinquantennale esperienza, visto che aveva intrapreso quel cammino professionale negli anni ’50, Sean Connery, molto probabilmente, aveva ben intuito cosa stava accadendo nel dietro le quinte di ogni produzione cinematografica; cosa stava accadendo in quella macchina dei sogni al quale lui aveva donato semplicemente tutta la sua vita.

Quando annunciò in maniera definitiva e senza appello il suo ritiro dalle scene la frase che esternò non fu abbastanza felice: non voglio essere circondato da idioti. Sicuramente, come abbiamo già precisato in precedenza, ci fu qualcosa, forse non tanto in generale, quanto in particolare che non lo convinse a proseguire la sua avventura nel cinema.

D’altronde, proprio per uno come lui, che raramente sbagliava film o quantomeno non si faceva incastrare in progetti fallimentari fin dal principio, è alquanto strano che aveva bocciato, per non dire stroncato, quelle due saghe. Forse il motivo per cui decise di farsi da parte era l’idea di un cinema seriale?

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