Oggi il leader dei Beatles avrebbe compiuto 85 anni, prossimamente gli altri speciali interamente dedicati alla sua figura ed alla sua storia
‘Il rock’n’roll era reale. Tutto il resto era irreale. Quando avevo quindici anni era l’unica cosa, tra tutte, che potesse arrivare a me’. Con l’ennesima dichiarazione rilasciata ormai cinquantacinque anni fa, apriamo quella che è, nei fatti, l’ultima parte di questo reportage, ma non l’ultimo. Siamo solamente al primo speciale e c’è non tanto, ma tantissimo da raccontare; senza perdere il filo di quello che abbiamo ricordato fino a ieri.
Quindi con quella chitarra, John Lennon, ci suonerà per ore ed ore, come abbiamo detto sempre ieri; anzi, come è stato sancito dalla storia. e le sue non erano delle normali e umili prove tanto per strimpellare qualcosa di tanto in tanto. No, era qualcosa di più, a tal punto che durante gli anni giovanili riuscì a mettere in piedi una prima band.
I Quarrymen, fu questo il nome scelto per l’occasione e siamo solamente nel 1956 e per la prima ed improvvisa consacrazione mancano solo ed esclusivamente sei anni. Ma anche in questo caso e come sempre andiamo con ordine e per gradi. all’inizio, il nome del complesso musicale fondato da John Lennon non fu proprio la prima scelta.
Il nome principale era quello di The Black Jacks e l’amico con il quale condivise questa prima sua avventura musicale si chiamava Peter Shotton. Con quest’ultimo il futuro cantore della pace si divise i compiti: Shotton allo washboard mentre Lennon alla chitarra ritmica. Il duo debuttò dopo una settimana dalla fondazione e, nell’immediato, mutarono il nome in Quarryman, in omaggio all’istituto scolastico che frequentavano.
Ma gli stessi Quarryman non rimasero per sempre composto da sole due persone; infatti, tra il 1956 ed il 1957 furono diversi gli ingressi che permisero di ampliare il numero dei componenti: il primo ad inaugurare la fase dei rinforzi fu un certo Bill Smith, il quale, dopo qualche tempo, ebbe più di qualche scontro con Shotton.
Superata questa particolare fase di disaccordo all’interno della band, il trio divenne presto sia un quartetto che un quintetto. Difatti entrarono a far parte Rod Davis ed Eric Griffith i quali, al contrario degli stessi Shotton e Smith, erano veramente degli abili musicisti. Non a caso, tra coloro che si scontrarono, fu proprio lo stesso Smith ad abbandonare, lasciando il posto, se così si può dire, a Len Garry. Per non dimenticare anche altri compagni di scuola dello stesso John Lennon che ne presero parte, come: John Lowe e Colin Hanton.
Nonostante tutta questo via vai di gente e di naturale ampliamento della band, gli stessi Quarryman che tipo di musica proponevano? Affermare un po’ di tutto è totalmente sbagliato. Erano i tre i generi e non ci furono sconfinamenti durante le varie esibizioni nel triennio di attività.
Infatti, l’avventura del complesso musicale durò tra il 1956, il quale rappresenta anche l’anno ufficiale della carriera di Lennon, fino al 1959. In questi tre anni, i generi musicali che proposti da quel gruppo di adolescenti di Liverpool furono lo skiffle e poi i classici Blues e rock and roll che in quegli erano appena nato e che andava molto in voga.
Eppure, ci sarebbe anche da precisare che gli stessi Quarrymen, diciassette anni dopo la tragica morte del loro fondatore, sono ritornati a calcare i palcoscenici inglese grazie ad una nuova formazione; molto probabilmente in omaggio allo stesso cantore della pace.
Prima di proseguire con il racconto, sarebbe anche opportuno chiarire meglio di cosa si tratta, per la precisione, lo skiffle. Assodato che si tratta di un genere musicale, quest’ultimo, brevemente, non è nient’altro che una sorta di sottogenere della musica folk americana, composto dal Bluegrass, lo stesso country, il blues, la musica folk per l’appunto e addirittura il jazz.
La svolta, all’interno del gruppo, però arrivò un anno dopo la fondazione e non riguardava in alcuna maniera gli altri possibili generi da poter proporre durante le varie esibizioni.
Si tratta dell’ingresso di un altro componente di cui, al momento, non possiamo svelare e che, a sua volta, questo stesso nuovo membro portò un altro compagno di scuola. Da questo momento in poi, senza alcuna ombra di dubbio, inizia un’altra fase musicale, ma John ancora non lo sa. Come neanche gli altri due che si unirono ai Quarryman.
Di sicuro questa parte della storia, della figura leggendaria di John Lennon, verrà ripresa nel secondo speciale che sarà pubblicato prossimamente nelle prossime settimane e per concludere questo primo appuntamento su quale altro aspetto potremmo puntare? Su un aneddotto in particolare che, un po’ volutamente, abbiamo tralasciato proprio per finire in bellezza questo primo speciale, anche se sarebbe meglio dire reportage interamente dedicato a lui.
Torniamo leggermente indietro di qualche anno, ancor prima della storica frase della Zia Mimì; quasi sicuramente nei primi anni dell’adolescenza o quantomeno al periodo che corrisponde alle nostre scuole medie. La leggenda vuole che un professore assegnò un compito in classe, un tema con un titolo molto, ma molto semplice: come vuoi essere da grande.
Si narra che il futuro leader dei Beatles, invece di raccontare e quindi di far scoprire i propri sogni scrisse, sul foglio di carta, una sola parola: felice. Quando il professore, durante la correzione, arrivò a quello che doveva essere l’elaborato scritto dell’alunno John Lennon gli rivolse queste parole: le non ha capito il compito. Lennon, dal canto suo rispose: ‘E lei non ha capito la vita’.
Un aneddoto, questo, insieme a quello della Zia Mimì che ormai si sono trasformati, nel corso dei decenni, in esempi di vita, perle di saggezza o comunque piccoli momenti da tener presente come punto di riferimento. È chiaro che lo stesso Lennon non poteva sapere che sarebbe passato alla storia. certo, sognava, come tutti gli adolescenti di qualsiasi epoca si tratti, la celebrità, desiderava essere famoso e, nonostante tutto, i suoi difetti, le sue ansie, le sue paure, i suoi traumi, voleva di sicuro lasciare una traccia di lui, come ognuno di noi.
Solo che non immaginava che avrebbe lasciato un segno così tangibile non nel corso di un decennio o comunque di qualche anno, ma per l’eternità. E questa eternità continueremo a scoprirla e a celebrarla nel prossimo speciale dedicato interamente su di lui.