In occasione degli ottantacinque anni che il leader dei Beatles avrebbe compiuto il prossimo 9 ottobre, da oggi il primo speciale interamente dedicato alla sua figura ed alla sua storia

Dunque, gli anni che vanno dal 1953 al 1958, per il filosofo della musica, furono i più duri e i più drammatici. All’età di tredici anni, a Lennon, gli muore lo Zio George, marito della Zia Mimì. Ma la sfortuna più grande avvenne cinque anni più tardi, nonostante in base ad alcune sue dichiarazioni il trauma più grande lo ebbe intorno ai diciassette anni.

Dopo un periodo positivo, in cui riprese i contatti e dialogo proprio con l’unico genitore che gli era rimasto, ovvero sua madre Julia, purtroppo fu vittima di un tremendo incidente. Un ubriaco al volante la investì e per lei non ci fu più nulla da fare. Questa seconda tragedia rappresentò il vero e proprio colpo di grazia per lo stesso Lennon ed avvenne nell’anno 1958.

Proprio in merito a questa disgrazia lo stesso cantante, durante una delle tante interviste a cui si concesse, rilasciò questa dichiarazione: Ho perso mia madre due volte. Una volta da bambino a cinque anni e poi ancora a diciassette. Mi diede molta, molta amarezza. Avevo appena iniziato a ristabilire una relazione con lei quando fu uccisa. Dunque, da queste parole si evince che John Lennon perse sua madre, sempre nel 1958, ma qualche mese prima di compiere 18 anni.

Giunti a questo punto del racconto apparirebbe pleonastico rimarcare quanto abbia inciso tale lutto nella vita del ragazzo. Eppure, non riguarda solo ed esclusivamente tale sottigliezza. No, c’è dell’altro: la perdita fu talmente devastante che portò lo stesso Lennon, anni più tardi, a pubblicare non una ma ben due brani dedicati a sua madre.

Due canzoni che si differenziano per forma e per contenuto. La prima è intitolata semplicemente ‘Julia’; la seconda, ben più disperata e resa celebre nel famoso concerto al Madison Square Garden di New York, nel 1971, intitolata ‘Mother’. Anche su questo possiamo ritrovare delle dichiarazioni in merito: Il dolore più grande è non essere desiderati, renderti conto che i tuoi genitori non hanno bisogno di te quando tu hai bisogno di loro.

Quando ero un bambino ho vissuto momenti in cui non volevo vedere la bruttezza, non volevo vedere di non essere voluto. Questa mancanza di amore è entrata nei miei occhi e nella mia mente. Non sono mai stato veramente desiderato. L’unico motivo per cui sono diventato una star è la mia repressione. Nulla mi avrebbe portato a questo se fossi ‘normale’. In queste parole, in maniera chiara e limpida, Lennon non fa solamente riferimento alla madre ma a suo padre.

Almeno questo nel 1971, mentre sette anni più tardi, nel 1978: A volte mi sento sollevato per il fatto di non avere genitori. La maggior parte dei parenti dei miei amici assomigliava poco a degli umani. Avevano la testa piena di timori piccolo borghesi e invece la mia era piena di idee mie! Vivevo divertendomi, aspettando segretamente qualcuno con cui comunicare. La maggior parte della gente era morta; alcuni erano morti per metà e non ci voleva molto a divertirli.

Abbiamo volutamente riportato queste due dichiarazioni diverse per forma e contenuto e c’è un motivo ben specifico che non scoprirete subito durante il proseguo di questo reportage. Di sicuro, alcuni dettagli saranno rilasciati, pian piano, nei successivi appuntamenti che si susseguiranno in queste lunghe settimane che ci separano dal tragico 8 dicembre del 1980. Per il momento riprendiamo la storia di John Lennon soffermandoci ancora sui suoi anni adolescenziali.

Esattamente tra quei due anni, ovvero il 1953 ed il 1958, in quei cinque lunghi anni, come si svolse la sua vita? In parte ve lo abbiamo raccontato all’inizio della seconda parte di questo reportage, ma sappiamo che non basta e non può bastare. I singoli dettagli, gli aneddoti non sono pochi, anzi sono un’infinità nella vita di John Lennon. Anche il più non deve essere sottovalutato.

Il nostro compito, infatti, è anche quello non tanto di stabilire, in maniera vincolante, ciò che è rilavante o meno; semmai lasciarsi guidare dallo sviluppo di questo reportage dedicato e lui, selezionando naturalmente ciò che è importante oppure no. Per esempio, nell’incontro che avvenne tra lui e il mondo della musica, come avete ben notato, non è dipeso solo ed esclusivamente dai filmetti del Re del Rock, ma anche dalle sue stesse canzoni e quelle di altri interpreti che giungevano da oltre oceano.

Una volta che il giovane Lennon decise di buttarsi a capofitto nella musica, sua Zia Mimì pronunciò una delle frasi rimaste nella storia. volendo ironizzare e non ce ne voglia la povera donna, si potrebbe dire che la stessa rimase vittima della sua stessa gufata che non era destinata a lei. Ma come sempre andiamo con ordine.

Nella storia di qualsiasi musicista che si rispetti c’è sussiste sempre la presenza di uno strumento musicale che si frappone come punto di rottura tra quello che la società impone, ad ogni futuro cittadino, e quello che il giovane singolo e futuro cittadino sogna di essere. Anche per Lennon la chitarra, semmai ci concede questa espressione, fu galeotta.

Uno strumento musicale che gli venne proprio regalato dalla stessa Julia, la quale lo iniziò ai primi accordi dopo che John rimase folgorati dai brani citati in precedenza. Leggenda vuole che sempre Julia regalò, a suo figlio, anche lo strumento musicale conosciuto come il banjo e su cui, senza mai dimenticare la chitarra, Lennon stava ore ed ore ad esercitarsi prendendo sempre più dimestichezza.

Furono proprio in quegli anni che nel ragazzo alimentava sempre più la passione per la musica; una passione che qualcuno in particolare non vedeva di buon occhio e quella persona era proprio la Zia Mimì la quale, nel vederlo ore ed ore, secondo lei, ‘a perdere tempo con quello strumento musicale’ esternò questa famosa frase e noi immaginiamo che gliela disse così al piccolo John tutto intento ad iniziare a suonarla, tralasciando i libri da studiare: La chitarra va bene, John, ma non ti darà certo da vivere.

Peccato che quella frase e quella chitarra, la povera Zia Mimì, se la rivide recapitare nuovamente anni dopo con tanto delle stesse sue parole dette in quell’occasione grazie a suo nipote diventato una leggenda della musica…

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