In occasione degli ottantacinque anni che il leader dei Beatles avrebbe compiuto il prossimo 9 ottobre, da oggi il primo speciale interamente dedicato alla sua figura ed alla sua storia
Julia Stanley, questo il nome della futura madre, presso il Maternity Hospital di Oxford Street, in quel di Liverpool, durante un terribile raid tedesco sulla città, diede alla luce un bambino il quale, in primo momento, verrà chiamato solamente John, un nome che piaceva tanto a suo marito, Alfred; una sorta scavezzacollo o comunque non tanto raccomandabile.
Al di là di ciò, Alfred Lennon optò per tale nome e per due semplici motivi: il primo perché era un omaggio a suo nonno paterno e, secondo, John era il tipico nome, in quegli anni, appartenente ai cittadini della middle class inglese.
A questo punto, vi chiederete voi cari lettori, il secondo nome come venne fuori? Semplice, lo stesso Alfred era anche un grande estimatore dell’allora primo ministro inglese Wiston Chrurchill. Ma lo stesso Alfred, per suo figlio John, non fu mai e poi mai presente. Tant’è che ad un certo punto il bambino venne addirittura abbandonato definitivamente da quest’ultimo diversi anni più tardi.
Diciamo che situazioni del genere, tra la rubrica ‘Storie di cinema’ e ‘Retrospettiva in musica’ ne abbiamo raccontate diverse volte. Dallo stesso Steve McQueen a Gene Hackman e tantissimi altri che non stiamo qui ad elencare. Situazioni di vita che hanno condizionato non poco l’esistenza di questi straordinari personaggi e che nonostante tutto non ha vietato loro, volontariamente o involontariamente, di diventare ed essere delle leggende viventi nel loro ambito, per poi andarsene, il più delle volte, in maniera tragica.
Stesso discorso vale anche per John Lennon; soprattutto vale come una sorta di triste ed amaro ritornello che puntualmente ‘riascoltiamo’ sempre e chissà cosa sarebbe accaduto se non ci fosse stata tanta sofferenza? O anche cosa sarebbe accaduto al mondo della musica semmai non si fosse mai e poi mai verificata la tragedia dell’8 dicembre del 1980?
Domande non apparentemente retoriche. Domande, però, che nella loro essenza mettono in risalto una sorta di dubbio esistenziale relativo a come sarebbe andata se un certo avvenimento non si fosse mai e poi mai verificato. Una serie di quesiti che sembrano inseriti tanto per allungare il brodo, il testo, il succo o come meglio preferite; ma con le quali, in tutto e per tutto, si cerca veramente di trovare, semmai fosse possibile, delle chiare risposte altrettanto definitive e, allo stesso tempo, convincenti. Si, perché: tutti coloro che arrivano ad un certo punto della loro esistenza, in un punto in cui sono osannati, idolatrati, celebrati si scopre che sono sempre quelli che hanno attraversato davvero periodi duri, durissimi.
Questa maledetta regola non scritta, della vita o del destino, come meglio preferite, purtroppo è stata applicata anche nei confronti del leader dei Beatles. Una regola che lo portò, come già ricordato in precedenza, ad essere abbandonato dal padre ma, secondo le cronache dell’epoca, solo cinque anni dopo la sua nascita, sempre suo padre, mostrò l’intenzione di portarlo con sé in Nuova Zelanda.
Il piccolo John, già traumatizzato per la separazione dei suoi genitori, avvenuto un triennio prima, non volle allontanarsi da sua madre e così, Alfred trovò un primo imbarcò per il nuovo continente e sparì dalla circolazione, per non tornare mai più nella vita del figlio. Almeno così sembra che andò. Il dramma, però, per il futuro cantore della pace non finì qui; come non bastasse, sua madre non riuscì a mantenerlo o comunque a prendersi cura di lui come avrebbe fatto qualsiasi genitore verso il figlio che aveva messo al mondo.
Ad intervenire in soccorso del bambino fu la figura della Zia Mimì la quale, non potendo avere, purtroppo, figli propri con il marito, fece di tutto per adottare John. Siamo nell’anno 1946. La stessa zia Mimì considerava sua sorella, la madre di John, ingenua e troppo superficiale per questo tipo di compito e portando il bambino con sé, lo fece vivere nella sua casa del numero 251 di Menlove Avenue. Vi dice qualcosa questo indirizzo? Più avanti ci ritorneremo.
In quello stesso 1946, Julia ed Alfred sia allontanarono l’uno dall’altro divorziando definitivamente e la donna, intenta a riprendersi il figlio, riuscì a trovare un nuovo compagno, il quale purtroppo non migliorò la situazione; anzi, la peggiorò: trasformando la futura stella della musica come una sorta di pacco postale tra Julia e Mimì.
In tale contesto familiare, John Lennon non ci mise molto a crescere con una tale rabbia e con la paura che tutti lo potessero abbandonare. Non solo, le sue prime esperienze scolastiche furono disastrose, nonostante ciò, mostrò notevoli capacità artistiche. Proprio su questo, in una delle tante interviste, lo stesso Lennon rispose in questo modo:
“Ho sempre avuto questo sogno di fare l’artista in un piccolo cottage in una stradina. Il mio vero desiderio è scrivere versi e fare qualche quadro a olio. Era così un bel sogno, vivere in un cottage e andarsene in giro nei boschi’. Diciamo che in parte c’è quasi riuscito, ma di certo non immaginava cosa sarebbe diventato per il mondo.
Non è mai stato chiaro se, durante gli anni dell’adolescenza, Lennon aspirava ad essere più un pittore o un cantante? Di certo, sempre qualche anno più tardi, lo stesso futuro leader dei Beatles, durante una delle tante interviste a cui dette disponibilità, dichiarò di aver deciso di essere un cantante o quantomeno famoso, dopo aver assistito alla visione di uno dei tanti film realizzati dal suo divo per eccellenza: Elvis Presley, il Re del Rock.
Fu proprio in quel preciso momento che decise di avvicinarsi alla musica, grazie anche alle stesse canzoni del ragazzo nato a Tupelo, nello Stato del Mississippi. Canzoni come ‘Heartbreak hotel’ e non solo Elvis. Ad attirarlo sempre di più furono anche gente come Bill Haley, con la sua leggendaria Rock Around the Clock e Rock Island Line di Lonnie Donegan. Nonostante tutte queste positività intorno a lui i problemi o, peggio ancora, fecero capolinea nella sua esistenza persino i lutti, che per due anni in particolare continuarono a non lasciarlo in pace, alimentando ancor di più quei traumi che lo accompagneranno fino agli ultimi anni della sua vita…