Quarto appuntamento con il nuovo editoriale settimanale e dalla forma totalmente imprevedibile

E si ritorna, mantenendo l’ordine prestabilito, dalla fine di agosto, per quanto riguarda il nuovo ordine di pubblicazione dell’editoriale. Ogni settimana un nuovo giorno, senza essere troppo statico e garantendo una certa dinamicità nell’affrontare, in senso lato, alcune tematiche. Come tutti ben sanno, il venerdì è il turno degli anni ’80, con l’apposita rubrica, ‘Forever 80s’. Una rubrica ripartita dal principio due settimane fa, una rubrica che doveva avere il suo seguito anche la scorsa settimana, come il suddetto appuntamento, ma a causa della scomparsa di Robert Redford, all’ultimo minuto avevamo deciso di dedicare tutta la pubblicazione del weekend su di lui.

Purtroppo, anche in questi sette giorni che stanno volgendo verso la fine abbiamo dovuto incassare la dipartita di un’altra stella del cinema, questa volta nostrana; la quale ha preso parte a grandi capolavori firmati, tra gli altri, da Luchino Visconti e Sergio Leone. Stiamo parlando rispettivamente delle opere cinematografiche come ‘Il Gattopardo’, del 1963, e C’era una volta il west’ del 1968.

È vero, ci siamo fermati solo ed essenzialmente a questi due titoli, molto lontani nel tempo, ma che ancora oggi, per un motivo ed un altro, riescono ancora non solo ad attirare nuovi amanti del cinema ma, oltremodo, a conquistarli in maniera definitiva. Dunque, il mondo della settima arte continua a perdere pezzi senza avere una certa continuità.

Lo sappiamo, questo è un discorso vecchio come il mondo. Mancano gli eredi in diversi settori del mondo dello spettacolo e del grande schermo. Ma c’è anche da dire che i tempi, rispetto a quando alcuni dei nomi più altisonanti muovevano i primi passi, sono radicalmente cambiati. Oggi i talenti, per mettersi in mostra, oltre ai talent, che non sempre riescono a far emergere quelli più cristallini, ci sono anche i social, parecchio denigrati, perché una certa e notevole qualità stenta, poi, a farsi notare, come dovrebbe.

Nonostante tutto, oggi, non volevamo soffermarci su questo argomento o quantomeno non volevamo affrontarlo in questo modo. D’altronde, come ben sapete, da questo lunedì sono ripartiti i nostri podcast: In campo con FreeTopix e Free Podcast Variety.

Proprio con quest’ultima serie di appuntamenti, lunedì prossimo, ritorneremo su questa riflessione, senza svelarvi cosa vi aspetta nella puntata numero 2, la numero 27 in ordine cronologico, della seconda edizione della nostra trasmissione internettiana nata e inaugurata verso la fine del 2024.

Allora, dunque, su cosa avrebbe dovuto incentrarsi l’editoriale numero 6 di questa settimana? Sulla crisi internazionale? Anzi sulle crisi internazionali, visto che i terreni di scontro, nonostante non sono gli unici, due si stanno rivelando ardui da risolvere. Tre anni per la guerra in Ucraina e due anni, ormai, quella tra Israele e la Palestina. Non necessariamente e non perché non abbiamo intenzione di non affrontare l’argomento, anzi al contrario. Riteniamo che quello dell’editoriale non sia la sede giusta per intraprendere e sviluppare un’analisi molto complessa e che non può essere affrontata in un solo o mezzo articolo pubblicato.

D’altronde, se vi ricordate bene, l’argomento lo avevamo persino affrontato quasi un anno e mezzo fa in un modo diretto e senza troppi giri di parole, come qualsiasi altro argomento spinoso si rispetti. E dunque? Lo ammettiamo: dovevano essere in tutta la loro spensieratezza in anni ’80, proprio per mantenere fede a ‘Forever80s’.

Quindi si tratta di un modo per evadere dalla triste realtà che ci attanaglia da molto tempo? No, semmai era quello di tentare di realizzare, alla buona molto probabilmente, una sorta di parallelismo del vento di guerra fredda che soffiava in quegli anni, per poi smettere di soffiare agli sgoccioli dello stesso decennio, e di come, nonostante la preoccupazione che qualcosa potesse capitare c’era sempre la speranza che tutto poteva risolversi per il meglio.

Ecco, era questo l’elemento preponderante di questa sorta di analisi che tanto analisi, nella sua essenza, non è. Neanche approfondimento. Solo un sottolineare particolare di cui, quasi sicuramente anche voi cari lettori in questo lungo periodo avrete notato: i continui account social che celebrano il passato. Quelli dedicati anni ’70, degli anni ’80 e degli anni ’90. In modo particolar modo il decennio di mezzo è quello che, in questi ultimi anni, viene maggiormente ricordato.

Ogni occasione e buona per passare in rassegna immagini immortalate da qualche cameraman distratto, non consapevole di riprendere e conservare dei rari momenti di vita che forse non torneranno più. Il punto, però è un altro ed è ben più profondo di quello che si possa pensare.

Questa tipologia di account, non solo solamente celebrativi ma affondano, sempre più, nella più profonda nostalgia. Come se ci fosse la piena consapevolezza che, al di là che ogni epoca porta con sé speranze e momenti spensierati, gli stessi non possano più ritornare. È proprio così?

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