Il 3 luglio del 1985, nelle sale cinematografiche, usciva il film cult con Michael J. Fox
Come spesso accade in questi casi, molti non pensano mai che a ciò che si sta lavorando o comunque a ciò che si sta per realizzare non possa rimanere nel tempo, ma possa essere riconosciuto, all’unanimità, come una qualcosa di sacro, qualcosa da cui non si può prescindere; qualcosa che ancora oggi rimane lì non come la colonna portante, ma come lo spartiacque non solo dei generi fusi nella trama, ma della stessa storia del cinema. ‘Ritorno al futuro’ non è anche questo, è questo. Un cult, un evergreen, un’opera cinematografica senza tempo. Dicevamo dei generi. Nella sceneggiatura di Gale e di Zemeckis se ne contano non uno ma bensì tre: commedia, fantascienza ed avventura.
Qualcuno, a questo punto, cercherebbe anche di trovare il pelo nell’uovo. Ovvero scoprire quale tipologia cinematografica si eleva rispetto all’altra. Sarà tutta fatica sprecata. L’ironia si sposa bene con la fantascienza e la stessa confluisce in modo del tutto naturale con l’avventura. Una miscela perfetta, con dialoghi veloci e battute ironiche, naturali, sorretto da una colonna sonora che in questi lunghi quaranta lunghi anni ha fatto praticamente scuola.
Uno spartiacque, dicevamo e anche per un semplice motivo. In fondo lo abbiamo sottolineato fin dall’inaugurazione di questo reportage: Ritorno al futuro, al momento, è l’unico franchise che non ha ancora stato oggetto di reboot o, a distanza di trentacinque lunghi anni, di reboot. Si avete letto bene, cari lettori, trentacinque lunghi anni.
Il primo film uscito il 3 luglio del 1985 ebbe due seguiti, girati in contemporanea nel 1989, ma usciti uno proprio nell’ultimo anno del decennio 1980 e l’altro nel 1990 con i rispettivi titoli: Ritorno al Futuro – Parte II e Ritorno al Futuro – Parte III. Ecco perché, a partire dal primo capitolo, questa è una trilogia senza tempo e si spera che lo rimanga per molto tempo ancora.
È anche vero un’altra cosa: in queste quattro parti non ci siamo potuti soffermare sull’aspetto musicale del film, poco o male, proprio oggi stiamo cercando di rimediare, alla buona, se così si può dire condividendo, proprio da Youtube, alcune delle canzoni più celebri facenti parti della soundtrack, senza però, entrare in merito nello sviluppo degli stessi brani.
Brani a loro volta congeniali, usati con parsimonia e soprattutto anche con quella giusta dose d’ironia in cui si determina anche dei paradossi temporali. Si pensi a Johnny B. Goode, di Chuck Berry, anticipata da Marty McFly il quale avrebbe addirittura il merito di aver ispirato l’autore originale della canzone.
È un capolavoro, dunque, per la capacità di miscelare diverse anime del grande schermo, un capolavoro arrivato nella metà degli anni ’80, caratterizzandoli ancor di più, con quella leggerezza e con quel tocco di follia e spensieratezza che al giorno d’oggi ci manca davvero un bel po’.
Un film che consacrò agli occhi del mondo lo stesso Michael J. Fox, un film che ha posto l’accento sul sogno americano in punta di piedi. Chi si ricorda bene la trama il padre del protagonista non aveva mai avuto fiducia in sé stesso, nascondeva la propria vera passione, ovvero quella di scrivere libri di fantascienza e sognando un autore di successo, cosa che, almeno nella prima parte della trama non è mai avvenuta.
Sarà proprio la folle ed involontaria intraprendenza del figlio, Marty McFly appunto, a modificare, in bene, il corso degli eventi e ritornare in un 1985 dove suo padre è totalmente lontano dall’essere ciò che era prima del viaggio nel tempo. Nella sua essenza, il film ideato da Bob Gale, ha una sottotrama da non sottovalutare: quella del coraggio, quella della fiducia in sé stessi.
Proprio su questo dettaglio, da non sottovalutare, andando oltre i tre generi indicati si potrebbe anche sottolineare che ‘Back to the future’ appartenga al genere, tipicamente letterario, della favola? Perché no, se si pensa a come è stato strutturato il film e con quegli ostacoli goliardici che fanno si ridere, che strappano una risata, ma che lasciano tutto il tempo della riflessione e non alla fine del film ma soprattutto durante.
Ostacoli rappresentati dalla madre del protagonista che si innamora, inconsapevolmente del figlio, rischiando di essere cancellato dall’universo e tutto questo viene descritto da una sola parola: ‘pesante’. Frase pronunciata dal protagonista nella scena ambientata nell’atrio della scuola dei propri genitori in compagnia di Doc, il quale risponde: Pesante… ancora questa parola, ma voi ragazzi del futuro avrebbe qualche problema con la gravità.
Ma sicuramente l’altro dialogo leggendario è questo e non ha bisogno di ulteriori approfondimenti: ‘E allora dimmi, ragazzo del futuro: chi sarà il Presidente degli Stati Uniti nel 1985?’, ‘Ronald Reagan’, Ronald Reagan, l’attore? Immagini che Marilyn Monroe sia la First Lady e John Wayne il Ministro della Guerra.
Ecco, definire Ritorno al Futuro in un solo modo non avrebbe senso, neanche a distanza di quaranta anni esatti. Non è possibile cristallizzarlo in nessun genere ed è entrato nell’immaginario collettivo fin da subito. Apparirebbe a dir poco pleonastico anche ricordare quanto all’epoca il film incassò: ben 389 milioni di dollari, superando titoli mostruosi come ‘Cocoon’, I Goonies, Rambo 2 e Rocky IV e ammettiamolo, superare, in un colpo solo due film di Sylvester Stallone, non è che capita tutti i santi giorni.
Sull’onda di quel travolgente successo era chiaro a tutti, soprattutto per la scena finale, che dopo qualche anno sarebbero arrivati i sequel. Si, al plurale, i quali, come già ricordato, vennero realizzati in contemporanea e distribuiti nella sale cinematografiche tra il 1989 ed il 1990. Appare anche inutile cercare di stabilire quali dei tre capitoli sia più bello. La risposta ve la possiamo tranquillamente dare già da adesso e siamo ben consapevoli che quello riportato è il sentimento comune di tutti: il primo film, quello uscito il 3 luglio del 1985 e che ci ha insegnato che per raggiungere il futuro, qualsiasi cosa vogliamo fare, non solo il destino lo dobbiamo scrivere noi, ma che per raggiungerlo basta anche ricordarsi di questa battuta: strade? Dove andiamo noi non abbiamo bisogno di strade…