In questo quarto speciale ci soffermiamo su quei due film realizzati tra il 2006 ed il 2013

Se il finale di Superman Returns non convinse più di tanto il pubblico mondiale, portando i vertici della Warner Bros a non proseguire con il sequel e chiudendo per sempre o quasi le porte a Brian Singer e a Brandon James Routh, il personaggio rimase in naftalina per diversi anni. Esattamente sette anni. Dunque, altro attore, altre speranze, altro regista, un’altra visione e una nuova colonna sonora. Questa volta a cimentarsi nell’impresa fu lo stesso Christopher Nolan, in quelità di produttore, e lo stesso David S. Goyer, sempre in qualità di sceneggiatore.

Anche in quel caso la cosiddetta ombra di Christopher Reeve portò l’autore ha creare non tanto una storia, nuova sulle origini su Superman, semmai una trama che, in base ad una prima impressione sembra più una storia di alieni che vengono da altri mondi. Lo stesso Goyer, acclamato quasi un decennio prima per aver rivitalizzato Batman, cercò di ripetere lo stesso schema con un personaggio diametralmente opposto. Infatti, tra il cavaliere oscuro e l’uomo d’acciaio sussistono delle differenze profonde e radicali, non tanto tangibili perché uno proviene da un altro pianeta e l’altro è un essere umano.

Non è solo questo, ma un ulteriore elemento. Un’ulteriore caratteristica che traccia una linea di demarcazione netta fra i due nonostante rappresentano, in un modo o in un altro le forze del bene. ossia la differenza sostanziale del motivo spinge i due a combattere per la giustizia e la libertà.

Se vogliamo essere pignoli: Superman è altamente altruistico, combatte per il pianeta che lo ha allevato, diciamo così; Batman parte da una concezione egoistica e ben più traumatica. In base ad una prima impressione combatte per sé stesso e per combattere il vuoto provocato dall’assenza improvvisa e violenta dei genitori, provocata da una rapina quando aveva solamente un bambino di dieci anni.

Dunque, Batman a differenza di Superman lotta per sfogare la propria rabbia, la propria frustrazione e non ha nulla di spensierato a differenza di colui che provenire da Krypton, eppure Goyer vuole proporre, per certi versi, quasi la stessa oscurità per l’alieno e per metterlo in azione in un mondo reale; ponendo anche un quesito che sembra persino scontato ma che in realtà non lo è: tu che faresti se scopriresti che una persona verrebbe da un altro pianeta?

È chiaro che nella versione di Donner questa domanda non è stata posta neanche lontanamente. In fondo, il personaggio di un fumetto è, nei fatti, un personaggio dei fumetti e, quindi, come si può pretendere che il mondo della fantasia sia come quello della realtà. ma secondo gli autori della trilogia di Batman è possibile e allora anche Superman doveva avere o comunque doveva ripartire con lo stesso approccio e tanto di titolo differente ma già conosciuti per uno degli albi della serie a fumetti, proprio: Man Of Steel.

Man of steel uscì il 14 giugno del 2013, sette anni più tardi a Superman Returns. A prestare il volto al supereroe ci pensò Henry Cavill il quale, ancora oggi da alcuni fans, è ritenuto come il miglior Superman di tutti i tempi. Se comunque Man Of Steel raccontava di nuovo le origini del personaggio iconico, la trama stessa, sia del fumetto, miscelata a quella del film, proporrà delle differenze sostanziali rispetto a quelle volute, dal 1938 in poi, da Siegel che da Shuster e con una miscela tra i primi due film interpretati da Christopher Reeve che non hanno convinto il più del dovuto.

Con Jonathan Kent che muore in modo diverso, ed impersonato da un Kevin Costner troppo fuori forma, sia dai fumetti che dai film; con l’apparizione, fin da subito, con il Generale Zod che è accompagnato, questa volta, non più da altri due complici ma addirittura da un intero esercito, pronto ad invadere l’intero pianeta. Ma la miscela voluta dai nuovi autori non funziona. Anzi a tratti stona e non poco.

Entrambi i tentativi hanno una durata che si aggira intorno alle due ore e mezza. Di certo i fans di Cavill hanno veramente ragione su una cosa: il suo Superman non ha avuto fortuna, come di certo neanche quello di Routh ed appare evidente anche un ulteriore dettaglio. Tutti e due non hanno avuto un seguito. Per molti, quello più bistratto è proprio Henry Cavill.

Infatti, il suo fandom ha sempre sostenuto che ci doveva essere un secondo Man of Steel, perché in sostanza il suo Kal-El è stato sfruttato, in seguito al 2013, più per i film corali che per il proseguo della saga stand alone. Ecco spiegato il malcontento da parte di molti.

E per Brandon James Routh? Beh, la risposta che possiamo esternare è questa: semmai il suo film fosse andato come tutti quanti speravano, sicuramente non avremmo mai e poi mai visto quello di Henry Cavill e in questo caso non è solo una semplice ipotesi e neanche la storia vista attraverso i ‘sé’ ed i ‘ma’. La sensazione, però, è quella che in entrambi i casi sia stata una grandissima occasione sprecata e per un unico motivo.

D’altronde lo abbiamo anche specificato, con l’ulteriore convinzione che per quanto concerne Man of steel, sembra che la trama avesse troppa carne a cuocere e che il tutto poteva essere tranquillamente sviluppata su più episodi cinematografici. Non a caso, Donner e Reeve insegnano e non poco.

Zack Snyder, in cabina di regia, Christopher Nolan, come produttore, e David S. Goyer come sceneggiatore avevano troppe cose da dire, senza intuire, forse, che quella storia, seppur modificata un po’ nella sua essenza, doveva essere sviluppata meglio. L’errore più grande era che nessuno dei tre si era reso conto che avevano, in maniera del tutto involontaria s’intende, snaturato l’essenza stessa del personaggio. Troppo cupo e troppo poco speranzoso.

Dal canto suo Bryan Singer si avvicinato di più sbagliando il finale, con la speranza che neanche James Gunn, a partire dalla prossima settimana non solo non abbia commesso qualche errore in chiusura del nuovo film ma che non abbia messo anche lui troppa carne a cuocere.

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