Il 3 luglio del 1985, nelle sale cinematografiche, usciva il film cult con Michael J. Fox
In merito alla possibilità che la macchina del tempo potesse apparire, sul grande schermo, come un frigorifero lo stesso futuro regista della saga rilasciò questa dichiarazione qualche anno più tardi: ero preoccupato che i ragazzi si potessero accidentalmente chiudere all’interno dei frigoriferi. In effetti, il pericolo di emulazione è sempre stato dietro l’angolo, soprattutto quando il film ottiene enorme successo tra i giovani. Dunque, si optò quasi nell’immediato per una quattro ruote e non una macchina qualsiasi.
Venendo dal futuro, per coloro che vivevano nella dimensione temporale degli anni ’50, era chiaro che l’adolescente dovesse viaggiare con una vettura dalla carrozzeria futuristica. Fu così che l’attenzione si spostò sul modello di auto conosciuto con la sigla di DeLorean DMC-12, il motivo era semplice: per il suo design futuristico e che permise, durante la visione del film, di rendere credibile la gag compresa nella scena in cui il protagonista, approdato negli anni ’50, si ritrova nel fienile di alcuni contadini che lo scambiano, persino, per un alieno e la vettura per un disco volante.
Ma torniamo sullo sviluppo della sceneggiatura, la quale venne completata, come prima versione ufficiale, nel febbraio del 1981. La Columbia Pictures, dopo che aveva accettato in un primo momento la prima bozza, tornò suoi sui passi bollando il progetto troppo leggero. Per certi versi non aveva tutti i torti, nonostante Gale e Zemeckis tentarono con altre majors cinematografiche, la risposta che ottenevano era sempre la stessa; anzi, vennero invitati più volte, a proporre il progetto alla Disney.
D’altronde, sempre in quello stesso periodo, sul grande schermo stavano ottenendo successo commedie ‘Fuori di testa’ e Porky’s – Questi pazzi pazzi porcelloni. Commedie più o meno spinte che avrebbero, indipendentemente dalle intenzioni sia del regista che del produttore, messo in un angolo Ritorno al futuro, per non dire che lo avrebbero fatto passare inosservato. Quindi, serviva rivedere la sceneggiatura. Ma nemmeno questo bastò.
Il tira e molla tra i due e le singole case di produzione cinematografica andò avanti per diverso tempo, diciamo per un paio d’anni pieni, ovvero tra il 1982 ed il 1983. La svolta arrivò l’anno successivo, quando lo stesso Zemeckis piazzò uno di quei colpi al cinema che difficilmente vengono dimenticati: All’inseguimento della pietra verde, con Michael Douglas e Kathleen Turner.
Fino a quel momento la sceneggiatura, secondo le cronache dell’epoca, venne bocciata per ben 40 volte. Non sappiamo se sia una cifra record di bocciature che riguardano un copione in particolare, però fortuna che non ci fu una quarantunesima volta. Il successo del film di avventura riuscì ad attirare, in un colpo solo, agli occhi dello stesso regista non solo l’intero mondo di Hollywood ma, in modo particolare, Steven Spielberg con la sua Amblin Entertaiment, con la quale veniva dal successo, leggendario di ‘E.T. – L’Extraterrestre’.
Spielberg accettò di realizzare ‘Ritorno al Futuro’, come produttore, ma insieme alla Universal Pictures e da qui inizia tutta un’altra storia. Se le cronache dell’epoca ci riportano che il set si aprì ufficialmente con un cast apparentemente delineato, la sceneggiatura rischiò di subire pesanti modifiche che avrebbero compromesso, quasi sicuramente, il successo che poi ebbe sul grande schermo.
Per esempio, secondo le idee del Boss della Universal, Sid Sheinberg, il titolo non avrebbe funzionato.
Non solo, caldeggiò l’idea di chiamare il film: Space Man From Pluto, titolo di un fumetto del figlio di uno dei personaggi della storia. ancora, inizialmente il personaggio di Emmett Brown, lo scienziato che avrebbe costruito la macchina del tempo, veniva chiamato con l’appellativo di Professore; e per concludere: lo stesso Emmett Brown aveva un animale da compagnia, una scimmia.
A parte il titolo, che non venne mai e poi mai cambiato, effettivamente alcuni dettagli della trama furono sostituiti in relazione proprio al personaggio di Emmett Brown, che sarà chiamato ‘Doc’, e che sarà affiancato da un cane.
Per questo ruolo furono in lizza non uno ma diversi attori, tutti nomi importanti della Hollywood di quei tempi: Jeff Goldblum, John Candy, Danny De Vito, persino Gene Hackman, Gene Wilder, Robin Williams e James Woods. Ma ad un certo punto la scelta dei produttori sembrò virare su John Lithgow il quale, proprio come lo stesso Goldblum, aveva preso parte ad una pellicola quasi dello stesso genere di Ritorno al Futuro.
Accadde che durante la lavorazione del film, John Lithgow, risultò essere incastrato tra vari impegni e non riuscì a liberarsi, così i produttori virarono proprio su Christopher Lloyd il quale, in un primo momento, non voleva sapere di accettare il ruolo. Fortuna che un suo amico lo invitò a rileggere la sceneggiatura e lui accettò. Meno male, aggiungiamo noi.
Discorso diverso fu per il ruolo del protagonista. Anche per l’adolescente ed iconico Marty McFly si ebbe uno sliding doors in cui il destino ci ha messo davvero lo zampino. All’inizio per il ruolo erano in lizza C. Thomas Howell, Corey Hart ed Eric Stoltz. Quest’ultimo girò quasi gran parte delle scene ma in lui c’era qualcosa che non convinse in pieno il regista.
Come tutti sanno, Stoltz venne ingaggiato per un solo motivo: rappresentava il piano B, nonostante rispetto ai due nomi citati prima di lui fosse il candidato apparentemente più adatto per il ruolo di Marty McFly, appunto: apparentemente più adatto.
Zemeckis, durante la lavorazione delle scene, si rese conto che Eric era troppo serio e addirittura cupo. Gli mancava una caratteristica, tutta naturale, che sono qualcun altro in quel momento poteva garantire al funzionamento della storia. in verità, nel mirino sia dei produttori che del regista c’era l’astro nascente Michael J. Fox il quale, in quello stesso periodo, era alle prese con la sitcom di successo ‘Casa Keaton’, titolo in orginale ‘Without Us’.
Fox voleva essere a tutti i costi Marty McFly, ma vertici della Nbc non avevano alcuna intenzione di liberare la gallina delle uova d’oro. Così lo stesso J. Fox promise ai produttori del telefilm che non avrebbe saltato neanche un episodio dello show tv per lavorare al film della vita. Leggenda vuole che lo stesso attore lavorasse di giorno alla serie tv e di notte a Ritorno al Futuro…