45 anni fa usciva il musical più improbabile della storia del cinema, tanto criticato quanto osannato successivamente
E siamo giunti alla parte finale di questo lungo reportage e come spesso accade in queste occasioni affermare la tipica frase ‘non abbiamo detto su questo argomento’ non è pura retorica; perché è l’assoluta verità. Molti passaggi, molti dettagli riguardanti il set, come i litigi furiosi tra i due John, Belushi e Landis, per i vari atteggiamenti assunti dall’attore che nel giro di due scomparirà prematuramente ed in maniera tragica, possono essere solamente ricordati in questo modo.
Non basterebbe neanche un secondo reportage per riportarli tutti e allora abbiamo deciso di aprire con una delle tante scene musicali. una di quelle scene che hanno contraddistinto il film, che lo hanno fatto apprezzare in quella sobria presentazione di metà giugno del 1980 a causa della recessione. Di lì a poco arriverà l’epoca di Reagan.
Performances che hanno stravolto, in tutti i sensi, anche e se vogliamo i canoni classici del musical. In alcuni momenti, in alcuni punti sembra che gli stessi cantanti non solo si stessero per divertire, ma forse vennero anche lasciati liberi di esibirsi come meglio credevano nel riproporre i loro ‘cavalli di battaglia’.
Fu così per Ray Charles, come abbiamo appena visto. Fu così per Aretha Franklinn, per John Lee Hooker, per Cab Calloway. C’è da precisare che all’epoca ognuno di questi artisti, come già avevamo sottolineato in precedenza, al momento di prendere parte alla lavorazione del film, venivano da periodi, per non dire anni o decenni, in cui il pubblico si era quasi dimenticato di loro. I generi musicali come il rock ed il pop, dopo una buonissima ondata di discomusic, aveva fatto il resto.
Dopo l’uscita del film, nonostante le recensioni disastrose, le ignobili accuse di razzismo, per il solo fatto che erano due bianchi a risollevare le sorti della musica tipicamente black, ognuno di loro riuscì a far decollare la propria carriera. tant’è vero che sia James Brown che la Franklin furono addirittura ospitati in una punta del Saturday Night Live.
Insomma, ‘Blues Brothers’ rappresentò una porta spalancata per le nuove generazioni su quel tipo di musica, su quel tipo di canzoni anche sapientemente scelte e selezionate. Pensate, se Landis con Belushi e Aykroyd, insieme alle stelle musicali, ovviamente, avessero optato per brani sbagliati? Fu il caso della Regina del Soul, Aretha Franklin, la quale si era decisa a cantare ‘Respect’.
Una canzone di tutto rispetto, appunto. Ma in quel contesto, in quella scena, quella della tavola calda per intenderci, avrebbe fatto lo stesso presa se non avesse intonato ‘Think’? Giudicate voi stessi.
Certo, con questa scena siamo andati troppi in avanti con la pellicola. Cosa dire della l’iconica battuta di James Brown rivolta a Belushi ‘Tu hai visto la luce?’. Quella sequenza di inquadrature, tra canti e balli, doveva essere prima registrata in audio e poi girata in playback, ma non si poteva chiedere di imbrigliare il Padrino del Soul in quella performance che sembra il frutto più che di una scena studiata a tavolino, semmai sembra la piacevole conseguenza di una mera improvvisazione.
In questo lungo reportage ci siamo anche soffermati, in maniera celere, sul budget, affermando quanto i giornali riuscirono a scoprire in un primo momento: ovvero che fosse di sedici milioni di dollari. Già così si sentenziò che fosse leggermente altino, stiamo usando un eufemismo. Il punto, però, fu quando il film venne diffuso nelle varie sale cinematografiche e i vari quotidiani, come il New York Times e il Washigton Post, vennero informati della vera cifra reale spesa: 20 milioni di dollari, per il film, più dieci milioni di dollari per merchandising. Totale effettivo: ben 32 milioni di dollari.
Il film venne letteralmente massacrato e fu strano, visto che durante la premiere si parlò, addirittura, di mera acclamazione. La verità è che ‘Blues Brothers’ non venne subito capito, non venne subito interiorizzato da una certa critica che, senza cattiveria, era ancora rimasta ad un modo e tipologia di musical molto più classico, senza il bisogno o l’ausilio di scene così irriverenti, fracassone e persino inutili.
Con quest’ultima parola al plurale si fece riferimento alla scena dell’inseguimento, quello finale per intenderci. Molti criticarono le enormi spese affrontate per utilizzare veri poliziotti e veri militari. Per la critica in generale Belushi e Aykroyd fecero ridere solamente tre volte in tutte le due ore un quarto del film.
Nonostante tutto, nonostante questi giudizi, nonostante il film che venne accostato a ‘I Cancelli del cielo’ dello stesso anno, di Michael Cimino, e che andò incontro ad un flop colossale, i produttori avevano comunque tutte le intenzioni di realizzare un sequel, che non arriverà mai con John Belushi in sella al progetto. John, come sappiamo tutti, morirà il 5 marzo del 1982 dopo una serie infinita di eccessi con la droga e se vogliamo dire anche con sé stesso.
Il sequel venne comunque prodotto e fatto approdare sul grande schermo diciotto anni più tardi, ma la magia era già finita, anche se il titolo recitava: ‘Blues Brothers 2000 – Il mito continua’. Di fatto, ancora oggi, e a distanza di lunghi quarantacinque anni il mito continua e molto probabilmente non tramonterà mai. Certo, forse la storia dei due fratelli in blues potrebbe anche essere riprese per il classico dei remake o, perché no, dei reboot. Ma i tempi sono cambiati. Ciò che rimane, a cinque anni dal cinquantesimo anniversario dell’uscita di questo film, è la sensazione di una vera e propria occasione sprecata.
Sprecata dallo stesso Belushi per non aver placato i propri demoni e chissà come sarebbe stata la sua carriera e il sequel di questo folle musical; sprecata anche dalla parte della critica che, come già specificato in precedenza, ha demolito direttamente il film senza effettivamente capire lo spirito che voleva in realtà instillare.
Era anche vero che quel tipo di comicità proveniva dal Saturday Night Live e forse per quei tempi quel tipo di commedia era considerata un po’ sopra le righe, ovviamente ipotizzando. Sta di fatto che a distanza di 45 anni i fratelli in blues sono più vivi che mai come la loro leggenda.