45 anni fa usciva il musical più improbabile della storia del cinema, tanto criticato quanto osannato successivamente
Da quell’esordio esplosivo del 22 aprile del 1978 trascorsero solamente un biennio esatto. Il tempo di infiammare l’America con un’irresistibile carica blues, composta da cover e da canzoni inedite. La leggenda vuole, anche come ricordato nella prima parte di ieri, che fu Dan ad iniziare John al suddetto genere musicale e non al contrario; eppure, era lo stesso Belushi, in apparenza, a mostrare al contrario.
L’attore di origine albanese sembrava, in tutto e per tutto, di aver trovato la sua personale scarica di adrenalina per scaricarsi definitivamente; purtroppo sappiamo che non sarà così. Il talento naturale di John Belushi si spegnerà il giorno 5 marzo del 1982, terminando un’epoca unica dell’intrattenimento americano e non solo.
Con lui, come già commentammo ed analizzammo in un speciale dedicato appositamente per lui, se ne andò non tanto uno dei talenti più interessanti del panorama di quell’epoca, ma il talento più immenso, più cristallino, più geniale che sia mai apparso sulla scena televisiva e cinematografica; ma troppo ribelle con sé stesso.
Con la sua scomparsa pose fine, da un lato, il proseguo effettivo del gruppo musicale che accompagnava i Blues Brothers, ma dall’altro lato, alimentò, in via del tutto generale la leggenda di quanto si realizzò in quei quattro lunghi anni, esaltando, allo stesso tempo, anche i rimorsi per quello che poteva essere. Comunque, per non apparire troppo prolissi in questo racconto ritorniamo alle quattro date indicate ieri.
Quattro date suddivise equamente in due molto ma molto particolari. Attenzione però: è vero abbiamo detto quattro, anche se per essere precisi, gli eventi ad esse collegate si suddividono non proprio equamente. Ma ve le ricordiamo di nuovo per una migliore chiarezza: 22 aprile e 28 novembre del 1978 e il 20 giugno del 1980.
E sempre per ricapitolare: il 22 aprile rappresenta l’esordio ufficiale dei due personaggi, il 28 novembre l’esordio discografico e per quanto riguarda il ventesimo giorno del mese di giugno del 1980? L’uscita del loro terzo disco, in cui venne incisa l’intera colonna sonora di quello che sarebbe stato uno dei musical più folli della storia del cinema, propriamente intitolato: Blues Brothers.
Fin dalla fase embrionale di questo lungo reportage ci siamo chiesti se fosse giusto miscelare entrambi gli argomenti, rischiando così, di togliere il giusto spazio alla leggendaria pellicola o all’altrettanto leggendaria soundtrack. Alla fine, abbiamo optato per il film, d’altronde essendo un musical non c’è alcun bisogno di caricare ancor di più questo reportage.
Canzoni e scene o viceversa saranno ampiamente celebrate in questo lungo racconto, specificando che la maggior parte dei brani che hanno composto la soundtrack rappresentano, delle vere e proprie cover, e riproposizioni di vecchi successi che hanno fatto la storia non solo del genere, ma anche della musica in generale.
Prima di addentrarci nelle origini dello script e cosa ha determinato la creazione della storia poniamo la nostra attenzione sulla trama in generale. Nella sua essenza non ci sarebbe neanche tanto da dire o da aggiungere, almeno in apparenza. Si, perché la storia di fondo, dei due bluesman per antonomasia, e che sono due fratelli orfani cresciuti in un orfanotrofio gestito dalle suore.
Diventati maggiorenni intraprendono la strada del peccato e finiscono in carcere. Una volta usciti vanno a trovare chi li aveva cresciuti e durante la visita scoprono che il luogo che gli aveva ospitati per diversi anni sta per chiudere a causa per il mancato pagamento delle tasse. A quel punto pensano ad una idea totalmente folle ma che porta i suoi frutti.
In un passato non molto lontano, i due fratelli non sono mai stati dei delinquenti incalliti. No, al contrario: si erano fatti un nome nell’ambiente musicale proprio come i ‘Blues Brothers’ con una band tutta loro. Quindi, dopo aver trovato l’ispirazione per risolvere racimolare i soldi che servono, Jake ed Elwood si mettono in viaggio per tutto lo Stato dell’Illinois per ricomporre il gruppo storico e con questo dettaglio ci fermiamo per raccontarvi come è nata l’idea stessa del film.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la pellicola uscita 45 anni fa non era solamente il frutto del successo televisivo di Dan e di John. No, c’era altro che bolliva in pentola. L’intenzione di portare questa particolare storia al cinema esisteva già dai tempi del Saturday Night Live e, per essere ancor più precisi, ancor prima di quel famoso 22 aprile del 1978.
Dan Aykroyd è il vero artefice di tutto ciò. La trama in generale, la storia personale dei due personaggi e alcuni dettagli inspiegabile sulla loro vettura era tutta farina del suo sacco. Le cronache dell’epoca, quelle che vanno del 1977 in poi, raccontano di Dan che realizzò un trattamento di ben 324 pagine, il più del doppio rispetto al normale.
Venne ridimensionato da un regista che proprio quegli anni era in grande ascesa, soprattutto, sempre in quel periodo, per aver diretto proprio il suo migliore amico, John Belushi, un regista che qualche anno più tardi dirigerà un film horror che ispirerà il futuro Re del Pop, per il video più leggendario di sempre, Thriller di Michael Jackson, tra il 1981 ed il 1982. Ma questa è tutta un’altra storia.
Dunque, stiamo parlando di John Landis, il quale fece arrabbiare e non poco Dan in merito ad alcune scene. Precisamente per un dettaglio che più avanti vi sveleremo. Tra tutti gli altri dettagli che lo stesso Aykroyd aveva inserito non erano stati ideati al momento. La creazione dei due personaggi risaliva a molto tempo prima; ancor prima di quel 1978.
Dan ci stava lavorando da molto e per quanto riguarda l’elemento dell’orfanotrofio venne inserito o quantomeno venne reso ufficiale nel loro primo disco, dal titolo: Briefcase full of blues. La verità è che a John Landis quei troppi dettagli non piacevano e per un semplice motivo: toglievano il gusto del mistero che serviva per attirare il pubblico e lo stesso Aykroyd, futuro autore di ‘Ghostbusters’ non lo aveva ancora intuito…