IL 17 maggio del 1985 uscì il miglior disco mai realizzato dai Dire Straits
Nella prima parte di ieri abbiamo sfiorato solamente un particolare, non entrando in profondità nell’aspetto che riguarda i tempi di registrazione del disco, indicando celermente l’anno precedente alla pubblicazione, ovvero il 1984 senza aggiungere nulla di più. Ma non basta. Ci vuole di più, soprattutto in uno speciale interamente dedicato ai quaranta anni dall’uscita di uno dei dischi che hanno ottenuto maggior successo di vendita nella storia della musica.
‘Brothers in arms’ venne registrato a partire dal novembre di quello stesso anno. Le varie sessioni in studio sono si sono protratte fino al marzo dell’anno successivo; si, proprio così: fino a quel leggendario 1985. È anche normale, però, pensare che dopo il primo assaggio musicale sempre di ieri, per un antipasto veramente ghiotto, dovremmo riprendere, specialmente in questa seconda parte, l’analisi delle singole otto canzoni rimanenti?
La risposta, da parte nostra, non può che essere positiva, specificando, però, che non ci baseremo sull’ordine prestabilito da parte della pubblicazione originale, voluta dai componenti della band, ma che il tutto sarà sviluppato mediante una sorta sia di analisi e di un lungo discorso evocativo di quell’epoca per lo stesso gruppo britannico.
Per entrare sempre di più in merito del successo di ‘Brothers in Arms’ l’elemento caratterizzante dello stesso disco, e se vogliamo anche, sorprendente proprio per il successo che riuscì ad ottenere è che tra le nove tracce che via abbiamo ricordato, sempre ieri, cinque non erano neanche semplici da diffondere nelle radio.
Nel senso che superavano i canonici tre o quattro minuti. Fra questa cinquina fra sempre parte Money for nothing che, come ricordato proprio ieri, la durata effettiva del brano era di 8 minuti e 26 secondi. Era chiaro che doveva essere, per forza di cose, accorciata per renderla più appetibile a chi fruiva, all’epoca, dello stesso mezzo di comunicazione per ascoltare i brani più gettonati del momento, come si diceva un tempo.
Gli altri quattro singoli che sforano il tempo previsto dalle radio sono ‘Why Worry’, otto minuti e trentuno secondi, Ride Across the river, sette minuti, e la stessa ‘Brothers in arms’, sempre di sette minuti. La prima canzone ad essere diffusa come singolo fu So far away, l’8 aprile del 1985; la stessa ‘money for nothing’, come ricordato ieri il 21 aprile dello stesso anno; Brothers in arms, del 14 ottobre del 1985; Walk of life del 29 novembre del 1985 e Your Latest trick del 21 aprile dell’anno successivo.
Al di là di questi aspetti tecnici, relativi alla durata delle canzoni, con tanto di data di pubblicazione, ciò che maggiormente interessa, nonostante non stiamo mantenendo l’ordine stabilito, è quello di scoprire oltre che come sono nati alcuni brani, ciò che ha ispirato la stessa band, ma anche di scoprire il significato, soprattutto dei testi medesimi.
A questo punto la domanda sorgerebbe spontanea: da quale brano partire? beh forse proprio in questo sarebbe giusto seguire l’ordine previsto dalla pubblicazione, mantenendo la casualità, da parte nostra, della condivisione delle singole hit da youtube.
Partiamo, dunque, con ‘Your latest trick’ il cui titolo, tradotto in italiano, significa letteralmente: il tuo ultimo trucco. Il testo stesso del brano, scritto dallo stesso chitarrista e cantante Mark Knopler che, come potrete tranquillamente ascoltare, si è ispirato al classico sound reso immortale da Bob Dylan. Lo stesso singolo, oltre ad esser diventato celebre per la linea iniziale di sax tenore, eseguita dal grande sassonofonista Michael Brecker, racconta di un appuntamento con una donna finito male, riportanto un dialogo immaginario tra due personaggi. Caratterizzata da ripetizioni e dalla presenza di un ritornello, con rima.
Ritornando, invece, sul brano con cui abbiamo terminato la prima parte di ieri, ‘Money for NOthing’, presenta un testo del tutto particolare; un testo anche in questo caso sviluppato sempre da Mark Knopler ma in collaborazione con Sting, che all’epoca faceva ancora parte dei Police, che però accettò, secondo le cronache di quel periodo, di non comparire fra gli autori.
Dicevamo del testo molto particolare e per un semplice motivo: gli autori condannano gli eccessi delle stesse rockstar, per il loro stile di vita svagato rispetto a quello dei veri lavoratori.
Ciò che portò all’ispirazione? Delle vere e proprie lamentele di alcuni corrieri di un grande magazzino di New York, mentre guardavano Mtv. Chi ascoltò queste lamentele? Mark Knopler.
Per quanto concerne Why Worry, le origini di questo pezzo devono essere ricercate addirittura nell’originale sound anni ’50 per merito di un gruppo musicale conosciuto come gli Everly Brothers. Questi ultimi, a distanza di anni, reinterpretarono questo stesso singolo con la partecipazione dello stesso Knoler alla chitarra. Inoltre, sempre questo stesso singolo venne anche inserito, in occasione del disco live che sarebbe uscito di lì a poco nel 33 giri del concerto che si tenne proprio in quell’anno, dal titolo 85/6.
Stile atipico o comunque totalmente avulso dal classico sound dei Dire Straits per il singolo dal titolo Ride across the river, la cui traduzione nella nostra lingua è molto semplice: corsa intorno al fiume. Il testo della canzone è incentrato, anche in questo caso, su una denuncia specifica: quello degli orrori della guerra. Possiamo anche tranquillamente affermare, visti i tempi in cui ci troviamo, che a distanza di quaranta anni esatti, questo brano, appare ancora molto attuale. Fino, poi, ad arrivare alla canzone che chiuderà questa seconda parte dello speciale interamente dedicato allo storico album della band britannica.
Un titolo che è tutto un programma ‘Walk of life’. Un brano in pieno stile rock and roll e ha come punto di riferimento nel testo i cantanstorie che intraprendono viaggi, spostandosi da una parte all’altra, per promuovere la loro musica o comunque far conoscere il loro nome.
Leggenda vuole che il classico riff di chitarra ripetuto più volte sarebbe stato ispirato dall’altrettanto celebre e leggendaria ‘Johnny B. Goode’ di Chuck Berry. Ma esattamente il titolo stesso è l’espressione usata frequentemente dagli stessi giramondo e, lo ammettiamo, farebbe comodo anche alla nostra rubrica ‘La canzone del lunedì’, anche se ve la proponiamo di martedì…