Ieri ci eravamo soffermati sulle misure, da parte delle autorità belghe, nei confronti di Giovanni Paolo II, le quali, per ovvi motivi, dopo quanto accadde proprio il 13 maggio del 1981, non furono lasciate al caso; proprio in merito a quest’ultima espressione invitiamo i lettori a tenerla bene a mente per il proseguo della lettura, perché c’è un motivo ben preciso.

Dunque, proprio quando ebbe inizio la visita papale in quei quattro giorni di maggio, sempre nella stessa data, ma non nella futura capitale del parlamento europeo, accadde qualcosa di inquietante. Un segnale non colto nell’immediato e che avrebbe dovuto mettere in allarme tutti coloro che fossero invischiati per poter permettere che la finale della Coppa dei Campioni del 1985 si svolgesse in piena sicurezza. Questi secondi antefatti si svolsero in Inghilterra.

Per la precisione nella piccola cittadina di Bradford. La squadra locale, militante nella terza divisione del campionato inglese, il giorno 11 maggio, si stava apprestando a festeggiare la vittoria del campionato contro i Lincoln City nello stadio di casa, conosciuto con il nome di Valley Parade e prima di continuare con il racconto di quella giornata, lasciamo spazio alle immagini inequivocabili condivise da Youtube.

È evidente, cari lettori, che non ci sarebbe bisogno di ulteriore commento. Certo queste immagini, appunto, si commentano davvero da sole. Eppure, un po’ per dovere di cronaca e un po’ per soddisfare la nostra voglia di ricordare anche eventi del genere, in merito a quanto accadde il 29 maggio del 1985, è importante un ulteriore approfondimento.

Come detto la squadra locale, quel giorno si stava apprestando a festeggiare la vittoria del torneo. Il fischio d‘inizio era previsto alle 15.00 di quel pomeriggio di quasi metà maggio. Sugli spalti, nella sua completezza, erano presenti ben 1.076 tifosi, quasi il doppio della media stagionale, che si aggirava sempre sui 6.610 spettatori. Per quaranta lunghi minuti, della prima frazione di gioco s’intende, le due squadre non offrirono una grande spettacolo, furono poche le occasioni da rete, ma non è questo sul quale dobbiamo focalizzare la nostra attenzione e per un semplice motivo.

Intorno alle 15.40 accade, come avete visto molto bene attraverso le immagini dell’epoca, qualcosa che non era minimamente pensabile. In soli quattro minuti la tribuna prende letteralmente fuoco. Tutto questo a causa di una sigaretta accesa gettata sotto le assi del settore G dell’impianto sportivo. In quel punto ben preciso alcuni testimoni, qualche attimo prima della tragedia, affermarono di aver notato dei rifiuti mai rimossi e, sopra di essi, delle carte molto probabilmente lasciate da pochissimo tempo chissà da chi.

Dunque, come specificato in precedenza, in quattro minuti si scatenò l’inferno, nel senso letterale del termine. Tutta quella parte di struttura venne avvolta completamente dalle fiamme e alcuni tifosi, per potersi salvare, diedero vita ad un fuggi fuggi generale verso il campo; altri purtroppo non furono così fortunati trasformando un giorno di festa in una vera e propria tragedia nazionale. Le vittime accertate, in tutto, furono ben 56; senza dimenticare i ben 256, i quali certificavano che la tragedia poteva essere di ben più ampia portata rispetto a quello che accadde.

Gli autori di questo scempio calcistico, coloro che si distinguevano per quelle che erano considerate molto di più di semplici bravate erano conosciuti con l’appellativo di Hooligans. E gli hooligans non erano nuovi per macchiarsi di tali episodi e all’epoca era un fenomeno molto pericoloso in continua ascesa. Prima di quel maledetto 11 maggio c’erano stati già altri episodi che avevano portato sempre a conseguenze peggiori o drammatiche, in cui determinavano l’interruzione della partita stessa.

Soffermiamoci su quest’ennesimo aspetto di questo lungo antefatto, ponendo l’attenzione sull’origine della parola medesima. Partendo dal presupposto che con tale vocabolo si intende un tifoso o gruppo di tifosi altamente violenti, ebbene, però, comprendere, da un punto di vista etimologico come mai si usufruisce di tale denominazione ben precisa.

Benché si tratta di una parola altamente negativa associata al calcio, la prima volta che apparve nel linguaggio comune, per non dire nel vocabolario, con il termine Hooligan, inizialmente, si faceva prettamente riferimento ad una denuncia, presentata nel lontanissimo 1898, da parte della stessa polizia della capitale inglese.

Addirittura, venti anni più tardi, sempre nel lontano 1918, la stessa parola apparve anche in un articolo di un giornale in lingua tedesca di Bolzano, ‘Der Tiroler’, datato 8 novembre di quello stesso anno, in cui si faceva riferimento a gruppi d sbandati, ungheresi e slavi, che si davano ai saccheggi dopo la fine della Prima guerra mondiale.

Non solo, prima di diventare un vocabolo di uso comune intorno agli anni Sessanta si dice che la parola Hooligan traesse la sua origine dal cognome di origine irlandese, ovvero un certo Patrick Hooligan che viveva proprio nella capitale britannica. Ancora, altri sostengono, invece, che la parola derivi dall’espressione: ‘Hooley’s gang’.

In tale contesto si faceva prettamente riferimento ad una banda di giovani delinquenti che provenivano dal quartiere, sempre londinese, di Islington. Altra possibile origine era quella in cui il tutto sarebbe collegato al termine ‘Holley’, che significa festa sregolata. Eppure, la cosiddetta etimologia irlandese continua ancora a tenere banco con un’altra parola.

Stiamo parlando del termine Houlihan, il quale era semplicemente nome di una famiglia, irlandese appunto, dalla pessima reputazione. Ma al giorno d’oggi e proprio a partire dal decennio 1960 la parola Hooligan è sinonimo, inequivocabile, di tifoso o tifoseria violenta; anche se sarebbe più giusto dire: teppista.

Certo, non abbiamo detto ancora tutto e neanche sulle origini di questi scalmanati. Ma non è questo il punto, prima di arrivare a quella maledetta sera del 29 maggio del 1985 ci sarebbe un ulteriore dettaglio che non abbiamo specificato e che lo abbiamo lasciato per ultimo proprio per far comprendere, bene, il senso di mera superficialità che le autorità belghe ebbero quella sera.

Dunque, eravamo rimasti dall’11 al 14 maggio Giovanni Paolo II venne in visita in Belgio e il servizio di sicurezza fu talmente impeccabile che i superiori pensarono bene di attribuire un bel periodo di vacanza oltre la data del 29 maggio del 1985…

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