Ci sono storie dure da ricordare e da raccontare. Eventi, che nella loro tragicità, hanno rappresentato un tutto e per tutto un vero e proprio spartiacque; un prima e un dopo, dal quale non si può prescindere e dal quale non si potrà mai più tornare indietro per sistemare le cose. Tristi anniversari legati allo sport e in cui lo sport medesimo viene oscurato dalla violenza e dalla follia collettiva; inspiegabile, nella sua essenza. Completamente distaccata da ogni logica. Ciò che lascia perplessi è anche la modalità in cui tutto avvenne, in cui tutto si manifestò e che, sicuramente, prese le dovute precauzioni e le solite accortezze per tempo, forse, non sarebbe mai e poi mai dovuto accadere e che invece accadde.

Tecnicamente, proprio in quello che è di fatto un reportage, ci dovremmo concentrare su quello che dovrebbe essere, oggettivamente parlando, la celebrazione del trionfo di una nostra squadra nelle coppe europee e, per essere precisi, in quella che all’epoca veniva identificata, chiamata e conosciuta come la vecchia Coppa dei Campioni.

Era l’edizione numero 30 ed ebbe inizio nel giorno di San Gennaro del 1984 per poi terminare il 29 maggio dell’anno seguente. Insomma, era la stagione calcistica post Euro Francia 1984 e sempre all’epoca, come dagli anni ’50 in poi, per prendere parte a tale torneo si doveva aver conquistato il titolo nazionale nella stagione precedente, quella 1983-84 tanto per intenderci.

Lo svolgimento del torneo, come per le edizioni precedenti, non prevedeva come per gli anni successivi non solo la fase a gironi e nemmeno, quella dell’attuale edizione che si sta per concludere, una sorta di campionato. C’era subito la fase ad eliminazione diretta, rappresentata dai Sedicesimi di finale, dagli ottavi di finale, dai quarti di finale, dalle semifinali e, ovviamente, dalla finale.

Come vuole la logica, all’ultimo atto di quella serata di fine maggio che tendeva ad essere un vero e proprio anticipo di estate in fatto di temperature, giunsero due squadre. Un’italiana ed una inglese. Quest’ultima aveva alzato ben quattro volte la coppa dalle grandi orecchie, così come viene definita ancora oggi. Mentre, la squadra nostrana ci aveva già provato per ben due volte senza riuscirci. Ma come sempre e anche in questo caso andiamo con ordine.

Il club di oltre manica conquistò la prima Coppa Campioni nella stagione 1976/77 e ripetendosi anche l’annata successiva, quella 1977/78. Battendo rispettivamente il Borussia Monchegladbch e il Club Bruges. La terza vittoria giunse a discapito proprio di un’altra squadra italiana, la Roma nella stagione 1983/84.

Mentre la squadra finalista della futura Champions League, 1984/85, giunse in finale per ben due volte perdendo in entrambi i confronti. La prima volta, nel 1972/73, contro i lancieri dell’Ajax, e proprio all’inizio di quel decennio, proprio all’inizio degli anni ’80; nella stagione 1982/83.

Nel primo caso stiamo parlando del Liverpool e nel secondo caso della Juventus. Lo sappiamo, cari lettori. È difficile anche per noi ricordare le ore di quella serata drammatica, in cui la cronaca sconfinò nel mondo del calcio invadendo il rito e la liturgia della visione della partita davanti al televisore. Affinché, comunque, non possa essere evitata un po’ di cronaca sportiva ci atteniamo ancora al percorso di entrambe le squadre durante quel torneo.

Partiamo prima dalla squadra inglese, in ordine di turno i giocatori del Liverpool affrontarono i polacchi del Lech Poznan, i portoghesi del Benfica, gli austriaci dell’Austria Vienna e i greci del Panathinaikos. La Juventus invece? I finlandesi dell’Ilves, gli svizzeri del Grasshoppers, all’epoca i cecoslovacchi dello Slavia Praga e i francesi del Bordeaux.

Quindi i due club si ritrovarono l’appuntamento tanto atteso era mercoledì 29 maggio a Bruxelles, in Belgio, e precisamente allo stadio Heysel, alle ore 20.15. tutte le televisioni del continente europeo, soprattutto quella italiana rappresentata dalla Rai e quella inglese, non vedevano l’ora di riprendere e di non far perdere nessun momento, nessuna azione e, come logico che fosse, nessun festeggiamento, se il match fosse terminato come doveva in maniera positiva per l’una o l’altra squadra.

Ma andiamo sempre con ordine, senza andare di fretta nel racconto o, purtroppo, nel ricordo di chi ha memoria per diversi motivi. Prima di iniziare ad addentrarci in quello che accadde in quella maledetta sera di fine maggio, è opportuno tener a mente ulteriori due date; sempre relative a quel quinto mese del quinto anno degli anni ’80.

Date che fungono, sia direttamente che indirettamente, da antefatti a ciò che accadde prima della sfida di Coppa Campioni tra la Juventus ed il Liverpool. E anche in questa occasione, ripetiamo sempre il concetto: andiamo con ordine. I giorni precedenti al 29 sono rappresentati dal periodo che va dall’11 al 14 maggio e il secondo sempre datato 11 maggio dello stesso anno.

Due sliding doors, le cosiddette porte girevoli di un famosissimo film di fine anni ’90 con una giovanissima Gwyneth Paltrow, da non sottovalutare e da tenere altamente presente ai fini non tanto di una chiara esposizione dei fatti; quanto a completamento dei medesimi per la ricostruzione degli stessi eventi accaduti prima della finale della Coppa Campioni.

Ulteriori eventi che si verificarono sia nella nazione ospitante l’evento sportivo e sia in un altro paese in cui, proprio per quello che si vedrà la sera del 29, c’erano stati già dei segnali davvero inquietanti e persino del tutto inascoltati o comunque presi irrimediabilmente sottogamba.

E per un paradosso gli eventi stessi si verificarono tra l’11 ed il 14 maggio del 1985, furono, in qualche modo a sua volta, influenzati dal 13 maggio del 1981, un giorno non proprio anonimo e non perché, nel calendario, è riconosciuto come il giorno in cui apparve la Madonna di Fatima, precisamente il 13 maggio del 1917, ma per l’attentato al Papa polacco, Karol Woityla, eletto nel 1978, conosciuto anche come Giovanni Paolo II, in onore al suo predecessore, morto dopo trentatré giorni dalla sua elezioni in circostanza misteriose, Giovanni Paolo I.

Papa Woytila, in quei giorni della prima meta di maggio si recò proprio in Belgio per una visita particolare ed era chiaro che, nel suo caso, dopo quanto accadde, che le misure di sicurezza furono molto, ma molto stringenti…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *